giovedì 9 febbraio 2012

La verità vi farà liberi e felici!

LA VERITÀ VI FARÀ LIBERI… E FELICI!

In questa nostra epoca storica caratterizzata nel campo sociale da una forma di buonismo incondizionato all’insegna della massima tolleranza, e nel campo religioso da una massiccia dose di qualunquismo che si vuol nobilitare col nome di ‘ecumenismo’, si rischia in realtà di mettere sullo stesso piano sia le azioni buone con quelle malvagie, sia la religione vera, quella rivelata da Cristo, con altre forme di “fede religiosa”, a tal punto che in alcune città, tra cui Verona, è stata sostituita in
alcuni luoghi pubblici, ad esempio nella stazione, la caratteristica chiesetta o cappella con un luogo di culto più moderno denominato ‘casa di Dio’ per non scontentare nessuno.
In questa ‘Casa di Dio’ o per meglio dire “Casa degli dei” ciascun passante può entrare e tramite spazio multimediale, “frugare” tra le varie divinità cercando quel Dio che più gli si confà. Su questa passerella delle varie divinità che dovrebbero condurre tutte, dicono, alla stessa meta della pace, fratellanza e giustizia sociale, alcuni esperti si stanno attivando per installare anche l’ultima divinità di moda, cioè il “dio dei valori laici”, divinità davanti alla quale riescono ad inchinarsi anche atei convinti come Margherita Hag, Adriano Sofri, Michele Santoro ecc.
Infatti sia il biblista Ravasi, che si occupa della cattedra dei non credenti, nel suo libro “Il breviario laico”, sia Sofri nel suo scritto di 240 pagine “Il miscredente. Adriano Sofri e la fede di un ateo”, dichiarano di aver finalmente raggiunto la stessa conclusione, la cui tesi di fondo è: “fra un non-credente perbene e un credente perbene c’è poca differenza, anzi, se si mettono d’impegno, può esserci invece molta vicinanza”.  E per avallare questa teoria, un’altra famosa miscredente, Rita Levi Montalcini, che il buon Dio (quello della fede cristiana) ha deciso di lasciare ancora al mondo nella speranza che si ravveda, ha dichiarato in un’intervista a Barbara Palombelli: “Mi ritengo profondamente credente, se per religione si intende credere nel bene e nel comportamento etico”. Non solo, ma la scienziata ha perfino aggiunto che la fede nei valori laici di un miscredente è molto più pura e perfetta della fede di un cattolico perché il primo cerca il bene solo per il bene, mentre il secondo cerca il bene per averne un premio nell’aldilà o per fuggire un ipotetico castigo!  È incredibile constatare come viene stravolta la verità da un’intelligenza umana, sia pure elevata, quando però è priva della luce della grazia. Noi ci proponiamo di metterne in luce la contraddizione focalizzando due aspetti: quello umano e quello soprannaturale.

  1. Aspetto umano. Quale sia questo ipotetico bene e quali i conclamati valori laici di cui si vantano i miscredenti è tutto da vedere! Forse per valore laico intendono il fatto di ‘liberare’ una mamma dal peso del bambino che porta in grembo? O quello di ‘liberare’ con la morte la vita di un malato perché improduttiva? Forse intendono quello di equiparare l’uomo all’animale creando una novità assoluta in campo scientifico, un ibrido terrificante tra uomo e scimmia? Oppure intendono per valore laico quello di legalizzare qualsivoglia unione, omo-bis-tris-plus-pedo-animal… perché non è giusto porre dei limiti alla vasta gamma degli orientamenti sessuali?  C’è chi, sempre in nome dei valori laici, vuole annullare la famiglia naturale e i nomi di padre e madre, per lasciare solo un generico ‘figlio di genitore A e genitore B’. A furia di valori laici oggi si soffre atrocemente in nome della presunta libertà di rompere una famiglia, con sofferenze che neppure le guerre o le epidemie hanno mai causato. L’amore umano vissuto come l’ha voluto Dio è di una bellezza inaudita mentre, se vissuto con i ‘valori laici’ è la più grande condanna mai subita. I nuovi valori laici non sono più quelli che fino a pochi anni fa ci accomunavano un po’ tutti e che consistevano essenzialmente nel tentativo di sconfiggere la fame nel mondo, o la disoccupazione, o la malattia ecc. Adesso i “valori laici” di moda sono quelli di sfidare Dio e la legge naturale attraverso manipolazioni scientifiche aberranti all’insegna di un delirio di onnipotenza alla Frankenstein che, prima o poi, avrà delle ripercussioni terribili per tutta l’umanità.  
  1. Aspetto soprannaturale.  La realtà è che tra la fede di un uomo che crede solo in sé stesso e nei suoi presunti valori, e la fede di un uomo che crede in Dio esiste una differenza abissale, incolmabile.  L’inganno più grosso è quello di credere che, sia per vivere onestamente quaggiù, sia per conquistare l’eventuale salvezza lassù, siano sufficienti le nostre sole forze, a prescindere dalla fede in Dio.  La fede in Dio non è un ‘optionall’, almeno la ricerca sincera di Dio, il considerarci creature e non déi, è un dovere per tutti gli uomini. Quand’anche fossimo persone perbene o compissimo autentiche meraviglie, senza Dio siamo nulla: “Se diciamo che siamo senza peccato, inganniamo noi stessi e la Verità non è in noi” (1 Gv.1,8). Quanti santi hanno avuto una vita discutibile, travagliata, addirittura peccaminosa, eppure sono riusciti, prima o poi, a capire il loro rapporto con Dio, a inginocchiarsi, a sentirsi figli di un Padre che li ama!  Proprio qui sta la differenza, altro che convergenze parallele tra un ateo e un credente! “È l’inganno idolatrico che conferisce una dimensione di assoluto a tutto ciò che è penultimo, trasformandolo in idolo”, acuta analisi che il prof. Ugo Borghello espone nel suo best-seller ‘Liberare l’amore’, (la comune idolatria, l’angoscia in agguato, la salvezza cristiana, ed. Ares, 2010/4).

Il credente, senza venir meno ai suoi doveri civili e sociali, si riconosce creatura di Dio che è Padre; l’ateo invece si erge sul podio della sua sicurezza e sfida Dio, lo rifiuta come un nemico che attenta alla sua libertà. E’ la vecchia e insidiosa tentazione dei nostri progenitori che cedettero a quell’invito “diventerete come Dio”, tentazione che adesso assume connotati drammatici davanti alla possibilità di distruggere tutto il pianeta con dei folli gesti perché chi odia Dio finisce per odiare l’uomo e sé stesso. Ci si può anche fare beffe della Vita Eterna, eppure quando ci si è giocato quella, resta poco da ridere!  Che cosa è mai un uomo, quand’anche fosse potente, ricco e perfino virtuoso, se rifiuta di adorare Dio? Meno di nulla! Perché la sua vita non finisce nei palazzi sontuosi dei principi, ma sotto terra, e senza la luce della fede, il buio eterno è terribile!

La vita propria del cristiano, in realtà di tutti gli uomini desiderosi di aprirsi al Dio di Gesù Cristo, non consiste essenzialmente nella buona condotta morale, ma in “qualcosa di divino” che gli viene dato in dono, una “vita nuova, soprannaturale”, che riceve da Dio.  “In verità, ti dico, se uno non nasce di nuovo dall’Alto, da acqua e Spirito Santo, non può entrare nel Regno di Dio”. (Gv. 3,5). I Santi affermano che per il cristiano il “comportarsi bene nella vita” ha un solo nome: santità, che non vuol dire vivere scrupolosamente un “codice di comportamento etico” ma che, assieme allo sforzo di osservare tutti i Comandamenti di Dio, tende essenzialmente alla pienezza dell’amore di Dio e del prossimo fino all’eroismo.
La santità e la salvezza sono opera di Dio. Dio solo infatti è santo, e uno solo è il Signore: Gesù Cristo, come egli ricordava ai suoi discepoli: “Senza di me non potete fare nulla… Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca” (Gv.15,1)  Senza Gesù Cristo, senza un rapporto intimo con Lui, non siamo nulla, a nulla valgono le nostre “opere di giustizia”. San Paolo, pur raccomandando ai primi cristiani di presentarsi come “modelli di buona condotta e zelanti nelle opere buone”, scrive a Tito : “Dio ci ha salvati, non in virtù di opere di giustizia da noi compiute, ma per sua misericordia, mediante un lavacro di rigenerazione nello Spirito Santo, effuso abbondantemente su di noi per mezzo di Gesù Cristo, Salvatore nostro, perché, giustificati dalla sua grazia, diventassimo eredi della vita eterna”. (Tt. 3,4-7)
            L’Apostolo ricorda anche gli elementi essenziali per una vita autenticamente cristiana: la Giustificazione, cioè la remissione dei peccati; la Grazia, cioè la Vita divina dataci dall’Alto e la Carità, cioè la capacità di vivere l’amore di Dio e del prossimo.   Ebbene, tutto questo, assieme alla Gloria, che è la Beatitudine eterna nel Cielo, ce l’ha meritato Gesù con il suo sacrificio sulla croce e lo attua in ciascuno di noi attraverso i Sacramenti che affida alla Chiesa. Questi concetti oggi quasi sconosciuti alle nuove generazioni che intendono la chiesa solo come struttura per la promozione di opere umanitarie sono esposti con molta chiarezza nel libro “Il senso del vivere” ed. Ares, da un autore che varrebbe la pena conoscere, don Ferdinando Rancan.
            Dunque quelle “formalità” di cui si parla adesso, cioè frequentare la chiesa, chiedere il Battesimo e la Cresima per il proprio figlio, accostarsi alla Confessione, partecipare alla Messa, ecc. sono invece fonte e culmine della vita di un cristiano. Le opere buone, le opere di giustizia, il comportarsi bene nel mondo ecc., tutto questo diventa un “agire cristiano” solo se l’essere intimo dell’uomo è stato rigenerato, trasformato nell’essere stesso di Cristo. Il catechismo della Chiesa Cattolica chiama questa trasformazione “Grazia santificante”, un tesoro che divinizza l’anima e la fa vivere come “un altro Cristo”. (Compendio C:C:C: n. 415/428)
            Purtroppo, queste realtà enormi, meravigliose, divine, noi le possiamo avvilire nel formalismo e banalizzare nella routine, e possiamo anche comportarci in modo incoerente, scandaloso, in contrasto con la grande dignità che esse ci conferiscono, ma questo dipende da noi, dalla nostra superficialità, o pigrizia, o anche dalla nostra ignoranza della nostra bella fede cattolica che dona luce all’intelletto e gioia al cuore.  Quale sorte amara se, credendoci persone perbene, scoprissimo un giorno che, in realtà, abbiamo creduto solo in noi stessi e ci sentissimo dire, alla fine della vita: “In verità ti dico, non ti conosco” (Mt. 25,12).

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