mercoledì 9 marzo 2016

“Spotlight” e “God’s not dead” (Dio non è morto)

A chi mai poteva essere assegnato l’oscar se non al film “Spotlight” che tratta il solito argomento trito e ritrito della pedofilia nel Clero cattolico? E quale scrittore è stato osannato da vivo e ancor di più da morto come Umberto Eco, talento mediocre a detta di qualche esperto, se non perché ha saputo rinnegare con i suoi scritti il cristianesimo presentandolo come brutalità, superstizione, violenza, sullo stile dell’altrettanto acclamato Dan Brown?  E’ risaputo che, se si vuole fare carriera di qualunque tipo e
qualità, compresa quella ecclesiastica, non occorrono talenti speciali, ma basta presentare qualche progetto contro la Chiesa cattolica, Gesù Cristo e la cultura cristiana in genere.

Infatti dopo che il card. Ravasi ha “riabilitato” in una dichiarazione la massoneria, sull’Osservatore Romano è apparso uno scritto a firma di Lucietta Scaraffia, dove si dichiarava che il film in questione non è affatto anticattolico e anticlericale - come invece sosteneva l’ateo-devoto Giuliano Ferrara dalle pagine del Foglio o l’esperto Camillo Langone - ma profondamente realistico di una situazione dentro la Chiesa che deve essere in un certo senso continuamente monitorata.

Sulla stessa linea anche altre dichiarazioni di ecclesiastici, come il card. Seam O’Malley, presidente della Pontificia Commissione per la tutela dei minori che, nella rubrica Zenit, afferma: “Spotlight è un film importante perché permette a tutti di avere un impatto con la tragedia degli abusi sessuali da parte del clero (…) oltre che del danno arrecato alle vittime e alle loro famiglie ecc.“ Meraviglioso! Perfino commovente! Ormai è di moda sputare nel piatto dove si mangia facendo dei plateali “mea culpa” a senso unico, senza contraddittorio, dove la Chiesa appare come unica colpevole da detestare e distruggere.

Non vogliamo minimizzare la gravità del problema che comunque riguarda una piccolissima percentuale di sacerdoti nel mondo, pare meno dello 0,1%, molti dei quali falsamente accusati con calunnie disgustose, tanto che alcuni hanno preferito togliersi la vita. Chi risarcirà la memoria di questi martiri? E poi certe strane presunte “vittime”, spuntate misteriosamente per accusare sacerdoti già defunti e quindi nell’impossibilità di difendersi. Eppure considerate dalle autorità ecclesiastiche come fonte di verità e risarcite tutte indistintamente dalla Chiesa cattolica ufficiale alla cieca, anzi quasi con tono trionfalistico, con dei proclami che suonavano pressapoco così: “C’è qualcuno che, da minore, nell’arco della sua vita ha avuto esperienza di abusi sessuali con qualche sacerdote? Si faccia avanti che provvederemo a risarcire tutti”. E quelle accuse ai Vescovi di complicità per aver taciuto di certi loro sacerdoti! Ma un Vescovo non è un PM come vorrebbero le solite lobby e nemmeno un pubblico delatore. Un Vescovo deve cercare di aiutare i suoi preti, anche con severe punizioni se occorre, ma senza metterli sulla pubblica gogna. Questo non è mai stato lo stile della Chiesa di Cristo ma delle peggiori dittature. E come se questo non fosse già abbastanza penoso, mancava solo che ne facessero un film disgustoso di cui gloriarsi.

Dopo che per decenni i noti poteri occulti massonici hanno presentato pornografia, omosessualità, pedofilia, gender, a recentemente anche mercato di bambini ecc, come grandi conquiste dell’umanità di cui gloriarsi, tanto che vengono insegnate perfino nelle scuole come materia d’obbligo, ci si meraviglia che non solo la categoria dei “preti cattolici”, ma anche protestanti, sposati, docenti, medici ecc. cadano in questi orribili peccati che “fanno venire il voltastomaco al diavolo”, come diceva Santa Caterina da Siena? Ma adesso guai a parlare di peccato, si tratta di giuste tendenze che vanno soddisfatte sempre e comunque da tutti meno che… dai preti cattolici per i quali vale sempre la gogna pubblica e la riduzione allo stato laicale!  Questo è il vero trionfo di quella massoneria riabilitata e decantata dal card. Ravasi: la riduzione di un sacerdote allo stato laicale anche se pentito e desideroso di cambiare vita. Un prete in meno che non celebra più la Santa Messa è una grande vittoria per Satana.


Meno male che stanno avanzando altri film, di tutt’altro tenore, quasi una boccata di ossigeno puro in mezzo a tanto fetore immondo.  Dopo il capolavoro del film “Cristiada” che narra la resistenza eroica per la difesa della propria fede cattolica del popolo messicano intorno agli anni 1925/29, sta avendo enorme successo nelle sale americane il film “God’s not dead” , Dio non è morto.  E’ la forza della fede di un semplice studente il quale, da solo, contro il professore ateo che lo provoca assieme a tutta la scolaresca, si rifiuta di sottoscrivere che “Dio è morto”. Film avvincente, positivo, ricco di risvolti umani e sociali, esempio di coraggio e di fedeltà. Film da vedere anche se non riscuoterà mai né l’oscar e nemmeno il premio dei cinema parrocchiali.

1 commento:

  1. Sono un cristiano. Cattolico. Da vari mesi leggo gli articoli (tra i quali questo) pubblicati sul sito UNAVOX (ed ho provato anche, con risultati sconfortanti, ad intavolare un dialogo via mail con i responsabili del sito stesso). Ho 51 anni, sono quindi, nella vostra dizione, un "postconciliare". E riprovo ora a dialogare, difficile ma se non si dialoga fra credenti, cosa ci resta?
    Mi permetto: un Sacerdote, cioè un uiomo con il carisma sacerdotale, con la vocazione a consacrare l'Eucaristia, a render epresente in mezzo anoi Gesù morto e risorto, a donarci la grazia dello Spirito Santo nei Sacramenti, a spezzare la Parola, non è un extraterrestre "extra ordinem". E' un uomo, fratello tra i fratelli. E quindi: perché mai dovremmo dare la controtestimonianza immonda di "coprire" reati abominevoli chiudendoli in porocedimenti disciplinari intetrni alla Chiesa? Ho conosciuto una tragazza poi morta suicida per essere stata pesantemente molestata ina dolescenza da un sacerdote. Impunito. Quella morte grida vendetta al cielo, chi scandalizza un piccolo, mi pare di ricordare, meriterebbe una macina da mulino al collo. Non l'ho detto io. E quindi: perché un vescono (Pastore!)non dovrebbe denunciare? Perché deve diventare complice e favoreggiatore? E' careità cristiana questa? O è omertà mafiosa? Se commetto io un reato del genere, nessun Vescovo, giustamente, mi copre. Perché un sacerdote sì, quando in lui il reato (ed il peccato) diventano ancor più aspri e scandalisi? Perché questa posizione che fa il paio con quella (identica su identica materia) dei Testimoni di Geova (basta documentarsi per scoprirlo)? Cosa dobbiamo salvaguardare o coprire? Quste le domande che con tristezza mi nascono leggendo l'articolo. Queste, da credente, da cristiano, da catotlico, da laico che nella Chiesa spende una parte non piccola del suo tempo perché a questo il Signpore, pe rgrazia, lo ha chioamato. E a quelòla Chjiesa (cioè in primis a se stesso) chiede coerenza con il Vangelo. Cioè con Nostro Signore. Certo che esiste l'odio contro la Chiesa. Esisterà sempre. Ma non diamo noi benzina a quell'odio, ve ne prego.
    In Cristo, Lorenzo

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