AL
VESCOVO DI VERONA S. E.MONS. ZENTI
p.c. AI VESCOVI DEL TRIVENETO E ALLA SPETT. CEI
A
S.E.R. MONS. ZENTI,
ECCELLENZE REV.me DEL TRIVENETO,
vengo a farmi portavoce di molti fedeli
veronesi che sono rimasti amareggiati dal decreto rilasciato dai Vescovi del
Triveneto, tra cui appare ben chiara la firma del Vescovo di Verona, oltre che
dai Vescovi della Lombardia e dal comunicato della CEI che, nel proibire
tassativamente le sacre celebrazioni liturgiche per il virus, minacciano
addirittura sanzioni penali contro quei sacerdoti “colpevoli” di celebrare la
Santa Messa, anche privatamente. Tanto che, alcuni di questi diciamo pure
fedeli sacerdoti, hanno dovuto chiedere scusa pubblicamente per aver adempiuto
a un loro preciso dovere, parte intrinseca della loro Sacra Ordinazione
conferita loro dal Vescovo. E’ come se un medico dovesse chiedere scusa per il
fatto di essere stato sorpreso a curare i malati! Sono entrambi pubblici
ufficiali con dei diritti che sono anche doveri vincolanti nei confronti del
prossimo.
Mi
riferisco soprattutto al caso del parroco di Trevenzuolo, don Alberto
Antonioli,
denunciato dai carabinieri per aver celebrato la Messa domenicale sull’altare
della sua chiesa, in forma privata, cioè senza il suono delle campane, senza
aver nulla annunciato ai fedeli, ma senza per questo sentirsi obbligato a
chiudersi a chiave dentro la chiesa come un ladro, o a celebrare da solo nello
scantinato come un perseguitato politico per sfuggire ai controlli dei soliti
zelanti delatori che voi, Vescovi, avete suscitato con questi assurdi provvedimenti
da KGB. Il fatto che alcuni parrocchiani
di Trevenzuolo si siano poi infilati in silenzio sparpagliandosi qua e là nello
spazio enorme della bella chiesa romanica di S. Maria Maddalena a tre ampie
navate, perché si rendono conto del valore immenso della Santa Messa, crediamo
rientri perfettamente nei loro diritti e anche nei parametri previsti sia dalla
Cei che dal Prefetto, laddove parlano del dovere di “mantenere le giuste distanze tra l’una e l’altra persona” sia che si
trovino per motivi diversi al supermercato, o al bar, o in chiesa, o sul treno,
o sull’autobus, o in banca tra colleghi e clienti ecc.
Dal
momento che in base all’art. 838 del codice diritto canonico all’interno delle
chiese non può assolutamente interferire il Prefetto, ma solo l’autorità
ecclesiastica, in pratica il Vescovo nominato, (a meno che non si torni
all’infausto tempo delle investiture quando c’era la lotta per decidere a chi
spettano queste competenze), noi fedeli laici vorremmo augurarci che i
provvedimenti presi dai rispettivi Vescovi o dalle varie Conferenze episcopali,
non siano ancora più restrittivi, se non addirittura intimidatori o