giovedì 9 gennaio 2025

IN MEMORIA DI DON FERDINANDO RANCAN OTTAVO ANNNIVERSARIO DALLA SALITA AL CIELO

 

IN MEMORIA DI DON FERDINANDO RANCAN

10 GENNAIO 2025

 

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Ferdinando Rancan, vero sacerdote di Cristo

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MEDIA E CULTURE  09/01/2025

Ferdinando Rancan, vero sacerdote di Cristo

di Angelica La Rosa

 

IN MEMORIA DI DON FERDINANDO RANCAN

Domani, venerdì 10 gennaio 2025, sarà celebrata una Santa Messa in memoria del sacerdote, morto in concetto di santità, don Ferdinando Rancan, presso la chiesa di Sant’Eufemia (vicino al ponte Vittoria) di Verona. La messa avrà inizio alle ore 19.00.

In occasione dell’ottavo anniversario del passaggio al cielo di don Ferdinando Rancan, pubblichiamo l’omelia pronunciata d don Ermano Tubini il giorno delle sue esequie (è stato suo confessore e direttore spirituale negli ultimi 7 anni e tuttora incaricato di raccogliere testimonianze e seguire l’iter per apertura causa di beatificazione).

 

OMELIA DI DON ERMANNO TUBINI NEL GIORNO DELLE ESEQUIE DI DON FERDINANDO (13 gennaio 2017)

La vita di D. Ferdinando Rancan sta all’interno di due date distanti tra loro: Tregnago il 14 giugno 1926 e Verona il 10 gennaio 2017. Un tempo lungo 90 anni.

Dentro a questo tempo ricco di grazie, ci sono tanti eventi, tante persone, tanti luoghi santificati dal suo ministero sacerdotale. Vi ritroviamo una madre povera che ha vissuto con fede grande la vedovanza per il marito morto tragicamente sul lavoro; il parroco di Tregnago che lo orientò da bambino al seminario minore; una salute malferma che non gli ha impedito, anzi gli ha facilitato l’essere prete con la comprensione del mistero di Cristo crocifisso; vi troviamo le parrocchie e rettorie in cui ha operato e che ha amato: da San Paolo in Campo Marzio ai Santi Apostoli. C’è stato il suo impegno di docente al Seminario e al Liceo Messedaglia; ci sono i suoi libri di spiritualità, che per molto tempo ha resistito a dare alle stampe per umiltà; ci sono le tantissime persone incontrate, amate e aiutate.

E’ la storia di un sacerdote felice di essere sacerdote; uno dei tanti buoni sacerdoti che Dio dona alla sua Chiesa. D. Ferdinando è stato un buon sacerdote, ma aveva qualcosa che rendeva il suo ministero particolarmente efficace. Penso che la sua efficacia dipendesse dal grande amore per Gesù Cristo e per Maria sua madre; dall’aiuto di Dio che invocava sempre; dalla sua umanità: semplice, cordiale, aperta, convincente, credibile… Dipendeva dalla sua santità di vita? Penso che molti che lo hanno conosciuto lo dicano in queste ore: è morto un santo prete della chiesa di Verona …

Come orientava la sua azione pastorale? Promuoveva, in chi lo seguiva, l’incontro personale con Cristo; insegnava a pregare, ad amare l’Eucaristia e il Sacramento della riconciliazione; incoraggiava alla conoscenza della Bibbia, dell’insegnamento della Chiesa; suggeriva di essere aperti agli altri, a tutti, senza paura: sensibili alle necessità spirituali e materiali delle persone. Non aveva timore a indicare mete alte: la santità come obiettivo per tutti i battezzati.

Diceva che a Dio non si doveva dare poco, ma molto. Ha avuto il dono di suscitare attraverso la sua pastorale specifiche vocazioni divine in molte persone. L’ideale della santità vissuta nel mondo, nella vita ordinaria, di famiglia e di lavoro, lo aveva visto incarnato nelle persone dell’Opus Dei conosciute a Roma a metà degli anni Cinquanta. In quella esperienza colse un invito a cercare di vivere il proprio sacerdozio diocesano come un cammino di santità nell’esercizio del proprio ministero, ben unito al suo Vescovo, ai suoi confratelli, alla gente della sua terra.

Aderì alla Società Sacerdotale della Santa Croce, associazione sacerdotale unita all’Opus Dei. Fu il primo tra i sacerdoti diocesani in Italia. Tornato a Verona, fece conoscere l’Opus Dei a tante persone.

Ci ha lasciato serenamente: abbandonato alla volontà di Dio e riconoscente per quanto ricevuto da Dio e dalle persone che lo hanno assistito con gioia e con sacrificio per lunghi anni. E’ entrato nella vita eterna dicendo grazie.

Preghiamo per l’anima di don Ferdinando, pur nella convinzione che Gesù lo ha già accolto in Paradiso. Chiediamogli di pregare per noi affinchè anche noi un giorno possiamo stare presso Dio insieme con lui.

Don Ermanno Tubini

 

Pubblichiamo la testimonianza della signora Marisa Bommartini

Ho conosciuto don Ferdinando avanti negli anni quando ero sposata con figli perchè trasferita con tutta la famiglia da Milano a Verona per il lavoro di mio marito. Una persona mi ha detto “se cerchi un bravo confessore, vai alla chiesa dei Santi Apostoli e troverai il parroco, un certo don Ferdinando Rancan”. Da allora è stato veramente la luce e anche la forza della mia vita, e più tardi una grande guida spirituale anche per mio marito fino al giorno della sua dipartita per il cielo.

Chi ha potuto conoscerlo, capisce di che livello spirituale è stato nella sua umiltà e continua sofferenza portata sempre con un sorriso, ma anche chi non lo ha conosciuto o incontrato solo qualche volta, percepiva in qualche modo la “sua grande umanità” da cui traspariva il suo grande Amore per Dio, la sua gioia di vivere nonostante il suo corpo martoriato, anche a motivo di una vita dura con scarsa salute fin dall’infanzia, oltre che per la mancanza postuma di un polmone che gli era stato asportato a 52 anni per una forma di TBC aggressiva, costringendolo a portare ossigeno e poi ventilatore polmonare.

Da notare la sua accoglienza immediata per qualsiasi persona, anche lontana da Dio, usando parole piene di speranza, il suo sforzo per conciliare gli animi di persone in conflitto, l’attenzione per i bambini del catechismo e le loro famiglie per le quali organizzava incontri di formazione e anche di amicizia festosa nel salone parrocchiale, oltre che colloqui personali orientati alla fiducia in Dio e alle persone della loro famiglia, l’attenzione per la cura dei suoi confratelli nel sacerdozio che seguiva, per chi voleva, come direzione spirituale per la loro anima incoraggiandoli a puntare sull’amore per Dio per ogni difficoltà o incomprensione… sull’esperienza di quella grande prova che egli stesso ha dovuto subire da giovane in seminario ma che ha saputo superare in modo eroico solo grazie al suo amore per Gesù Cristo e per la sua vocazione sacerdotale.

Per tutte le sofferenze che ha dovuto attraversare sia come salute malferma, sia per mantenere sempre viva la sua vocazione fino all’ultimo suo respiro, come era suo desiderio, senza mai adagiarsi a un egoistico “quieto vivere” ma nella piena fedeltà ai suoi doveri sacerdotali, iniziando con la recita del Breviario e con la celebrazione della Messa quotidiana, penso umilmente che varrebbe la pena di proporlo come modello di fedeltà sacerdotale a tutti i sacerdoti anch’essi sottoposti spesso a prove di ogni genere in questo mondo che li deride o li perseguita se cercano di vivere la fedeltà nella sua pienezza.

                                                          Marisa Bommartini Mutinelli

 

domenica 5 gennaio 2025

ANDREA CIONCI ALL' ATTACCO DEL VESCOVO DI VERONA MONS. POMPILI

Breve saggio

Quando l’eccesso di zelo può diventare pericoloso

  

link n. 1    Commento di Cionci sulle parole del vescovo Pompili

https://youtu.be/M0Swnvyvpcs?si=BsI373k7Pe0qdgub

 

link n.2           Apertura Porta Santa a Roma. Intervista al Vescovo Pompili

 

 Link n. 3        Cerimonia di apertura del Giubileo a Verona 29.12.2024 e omelia del Vescovo Pompili.

https://youtu.be/82FDqF1ctXs?si=0VUhBP0OwkKpJqNP

 

link. N. 4 omelia Vescovo mons. Pompili   a chiusura anno civile 31.12.2024

 

   chiedo scusa ma non tutti i link sono stati accettati. Cercate su Internet. Grazie

 

Stimatissimo dott. Cionci,

 vengo innanzitutto a ringraziarla per il coraggioso lavoro che lei sta conducendo allo scopo di far emergere la verità sulla questione intricata in merito ai due cosiddetti “Papi” di questo nostro travagliato periodo storico. Credo di essere stata una delle sue fans più convinte sin dai primi tempi, avendo avuto da lei conferma ai miei dubbi circa la nomina di Bergoglio al soglio pontificio, che io avevo percepito come dubbia sin dal primo momento che l’ho visto sul loggiato di San Pietro la sera di quel fatidico 13 marzo 2013. Dentro di me ho capito che quell’uomo vestito di una specie di camicione bianco con tanto di saluto generico e agghiacciante “Buonasera!” non poteva essere il nuovo Papa per i motivi che ormai tutti conosciamo, anche se non vogliamo ammetterli.  

Ricorda la sua prima conferenza a Verona più di tre anni fa mi pare?  Non c’era molta gente perché lei non era ancora molto conosciuto, eppure come inizio direi che è stato molto significativo grazie al piccolo ma fattivo impegno di tutti col passaparola, anche del mio, modestamente. Ho sempre riposto in lei molta fiducia, sottoscrivendo tutte le petizioni da lei richieste e inviandole ai miei contatti, nonostante le mie diverse vedute sulla Messa “Una cum” e sul suo pericoloso “sodalizio” con don Minutella, dal quale l’ho sempre messo in guardia, finalmente chiuso per sempre grazie a Dio, almeno lo spero.

Forte di questa stima che da sempre ho nutrito nei suoi confronti, ho il dovere altresì di manifestarle tutto il mio sconcerto e amarezza a motivo del suo accanimento mediatico contro il nostro Vescovo di Verona, mons. Domenico Pompili, passato più volte al tritacarne del suo parere personale poco obiettivo, che rasenta talvolta l’offesa e la delazione, come da parere di molti fedeli veronesi interpellati in tale senso. Noi veronesi siamo infatti rimasti più che scandalizzati e disgustati nel vedere come lei, egregio dott. Cionci, che finora si è distinto per il dono del “discernimento” equilibrato e corretto, abbia sfondato ogni limite nel mettere il nostro Vescovo mons. Pompili nello stesso calderone infernale di quei Vescovi, da lei definiti giustamente “gnostici”, che si sono resi indegni per aver promosso nientemeno che mostre profane, perfino sacrileghe e blasfeme contro la stessa “Persona Santissima” di nostro Signore Gesù Cristo, senza alcun pentimento neppure dopo che le autorità civili ne hanno decretato la totale soppressione. Errare humanum est, dice il proverbio, ma perseverare diabolicum.

Pretendere di dare un giudizio negativo sul nostro Vescovo che lei non conosce di persona, solo per il fatto che probabilmente qualche mala lingua veronese glielo ha presentato come erede delle “storture” di Bergoglio, chiamato a Roma per presentare l’apertura del Giubileo, ci sembra francamente azzardato e infondato. Per questo abbiamo voluto porre come anteprima la registrazione di alcune sue omelie che ci sembrano addirittura edificanti, come molte altre che io stessa, confermata da persone competenti, ho avuto l’occasione di ascoltare o durante la Messa o su internet, omelie che iniziano quasi sempre citando una frase del Vangelo e offrendo degli spunti di vita cristiana davvero profondi e sorprendenti, espressi forse in modo nuovo e perciò talvolta difficili da capire al primo approccio. Senza dire ad esempio che, sullo stile peregrinante di un San Carlo Borromeo, anche mons. Pompili ama visitare piccole parrocchie dell’estrema periferia, partecipare a umili processioni di paese, fare visita a malati riservatamente, senza pompa magna, o compiere qualche improvvisata alle sei del mattino nei mercati generali al freddo e al gelo per informarsi, ascoltare, benedire e incoraggiare ecc.

 Ho comunque il dovere di precisare, per amore di verità e per quello che può valere il mio parere, che io non pretendo di dare garanzia per nessuno, nemmeno per me stessa, per ciò che riguarda il comportamento futuro delle persone, perché può accadere di tutto e di peggio finchè stiamo a questo mondo, e dobbiamo sempre guardarci dal diavolo che, come dice la Scrittura “come leone ruggente va in cerca di chi divorare”, tuttavia la mia coscienza di cattolica credente e praticante mi suggerisce di affermare che, almeno fino al momento presente, questa è la mia testimonianza.

 Ciò detto e chiarito, è anche necessario evidenziare per chi ha “orecchi per intendere” che in questa confusione che regna sovrana nel mondo intero, proprio perché ha la sua origine purtroppo in Vaticano, dentro la falsa chiesa bergogliana, non sempre è opportuno che sacerdoti, religiosi e superiori di Istituti si espongano troppo spavaldamente sfidando le “ire funeste del grancapo” e il suo squallido “entourage” col rischio della scomunica o ben di peggio, oltre che la soppressione delle loro benemerite Fondazioni spesso ultra centenarie, perché questo eventuale sconvolgimento priverebbe i fedeli dei sacerdoti e dei sacramenti, senza dire che tutto questo marasma sarà dichiarato invalido non appena la Chiesa di Gesù Cristo farà luce sulla verità di questo periodo storico difficile, come accaduto per i precedenti 40 antipapi della bimillenaria storia della Chiesa.  A Dio non la si fa, e lo Spirito Santo non cessa mai di vegliare, anche nei momenti di buio e di persecuzione.

Per questo io invito umilmente il dott. Cionci e coloro che hanno funzione pubblica a sostenere questi sacerdoti o Vescovi, religiosi o laici perseguitati, mentre preghiamo il Signore Gesù che venga presto a fare chiarezza prima che tutto il popolo cristiano perda le fede nei labirinti nebbiosi dell’indifferenza, della delusione o dell’apostasia. Con tutto il rispetto e l’ammirazione per coloro che, invece, hanno trovato in coscienza l’ispirazione e la forza di rompere gli indugi e uscire allo scoperto denunciando fatti e misfatti così evidenti che ormai nessuno potrà più negare.


 Adesso mi permetto di valutare i particolari negativi da lei evidenziati per essere possibilmente concreta, almeno dal mio punto di vista, con l’avvallo di altri fedeli interpellati:

1)    Cominciamo dal fatto che mons. Pompili è stato ordinato Vescovo con una cerimonia pubblica da Mons. Bagnasco a Rieti il 5 settembre 2015 e non da Bergoglio (come vede, io lo chiamo così perché sono interiormente convinta che lui non è “Papa Francesco” perché l’ultimo vero Papa della successione apostolica rimane solo il Grande Papa Benedetto XVI, e su questo siamo in piena sintonia).  Ovvio che la nomina a Vescovo di Rieti è stata compiuta in precedenza da Bergoglio il 15 maggio 2015, come per tutti i Vescovi e Cardinali da lui nominati in questi 11 anni di falso pontificato, tuttavia la consacrazione episcopale di mons. Pompili ad opera del card. Bagnasco rimane validissima come sacramento e questo è ciò che più conta.

2)    la sua critica alla croce pettorale che non si vede nel primo video, come lei fa notare, si vede invece benissimo nel video del link n. 2 dove viene messa in evidenza la croce pettorale che è in piena regola con le normali croci pettorali previste da sempre per i Vescovi, e non certo bergogliana rosacrociana, come lei ha invece sospettato, domandandosi perché era nascosta sotto la giacca! Perché non sempre, quando si porta il clergeman col collettino da prete, è obbligatoria anche la croce pettorale, mi consta, come quando si usa la veste talare.

3)    Il fatto poi che vengano citati dal Vescovo anche nomi di autori non cattolici, come lei denunciava molto seriamente soprattutto in merito al libretto “Sulla Luce” (che non è prerogativa solo dei Luciferini ma innanzitutto dei cattolici amanti della Verità che è Luce per gli occhi e gioia per il cuore) non è certo segno di resa passiva alle opinioni del “nemico”, ma è segno di quel coraggio che fa emergere la Verità che è Gesù Cristo in mezzo a tanti pareri contraddittori! Se veramente vogliamo cominciare ad aprirci alla novità, rischiosa ma necessaria, di un dialogo interreligioso, come era anche nell’intento dei nostri Grandi Papi Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, per questo molto criticati dai super blindati “tradizional-sedevacantisti”, dialogo reso ormai indispensabile anche a motivo di un cambiamento epocale delle comunicazioni che ci costringe a vivere in mezzo alle culture e religioni più disparate cercando di “dare ragione della Speranza che è in noi”, come afferma San Pietro, dobbiamo avere altresì il coraggio di ascoltare e conoscere anche le argomentazioni di altri studiosi non cattolici, senza buttarli subito al rogo con disprezzo quasi per paura di “contaminarsi”, ma sapendo far emergere la Verità di Gesù Cristo da tutte le altre proposte attraverso la sua sicura dottrina bimillenaria, nella consapevolezza che, comunque, la conversione dei cuori è sempre e solo frutto della Grazia di Dio e della nostra vita di preghiera e di santità personale.

4)    Su questo argomento delicatissimo e impossibile da affrontare solo con le nostre povere forze, ci era venuta in aiuto sin dal 28 ottobre 1965 quella famosa dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane “NOSTRA AETATE” di San Paolo VI, sbandierata come pericolosa ed eretica dai sedicenti tradizionalisti mentre invece, se letta con occhio puro e illuminato dallo Spirito Santo è di una chiarezza e bellezza incredibile, laddove afferma ad esempio che “La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare il Cristo che è “Via, Verità e Vita” (Gv.14,6) in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con sé stesso tutte le cose (Corinti, 5,18-19)

Dichiarazione confermata dalla successiva detta “Dignitatis humanae” promulgata dai Vescovi del Vaticano II con l’approvazione di Papa Paolo VI il 7 dicembre 1965, che inizia con questa chiara prefazione “L’unica vera religione crediamo che sussista nella Chiesa cattolica e apostolica, alla quale il Signore ha affidato la missione di comunicarla a tutti gli uomini. (D.H. 1,c)

5)    Siccome non è facile questo compito di intermediazione con i rappresentanti di altre religioni, si preferisce “glissare” su questo aspetto pastorale o rifiutarlo categoricamente senza mai avere il coraggio di affrontarlo perché è necessario trovare una specie di “equilibrio soprannaturale” che sappia muoversi in mezzo a due opposti, cioè da una parte la presunzione per i cattolici di possedere tutta la verità in tasca in modo da annientare l’interlocutore come sul ring mettendolo ignominiosamente K.O con evidente umiliazione per la sua disfatta; e dall’altra il pericolo per gli stessi cattolici di cadere in quel complesso di inferiorità che porta al mutismo e al dubbio davanti all’incalzare prepotente dell’avversario, come se fossimo stati ingannati dalla Chiesa per oltre duemila anni e dovessimo fare su tutto il nostro meraviglioso operato, continui, infondati, assurdi e scandalosi “mea culpa”.

6)    Chi prega, studia e si mantiene umile non può correre il rischio di rimanere “confuso in eterno”, perchè lo Spirito Santo lo illumina con la sua Grazia, come sosteneva un sacerdote veronese in concetto di santità don Ferdinando Rancan con quelle frasi famose scritte nei suoi libri “Se io ho Fede e Princìpi, ho sempre la risposta a problemi anche se sembrano nuovi, perché i Princìpi che vengono dalla Fede illuminano la Ragione e pertanto la Ragione non ha più bisogno delle risposte degli uomini, ma di quelle di Dio.”. E ancora mettendoci in guardia contro il pericolo di omologare tutte le religioni in un unico calderone indefinito, affermava “Le religioni fanno da piedistallo a “colui” che è il padre della menzogna. E’ solo la Fede in Gesù Cristo che fa la differenza”.  E dove sta il segreto per far accettare questi discorsi così categorici, quasi impossibili da vivere per la loro sublimità? Ce lo ha insegnato lo stesso sacerdote con la sua vita eroica, umiliata e tribolata: L’AMORE! Solo guardando all’altro con amore e comprensione e non come un antagonista da sconfiggere a fil di spada, solo pregando per lui offrendo a Dio le nostre tribolazioni, possiamo sperare di riuscire ad avvicinarlo alla Fede cattolica, la sola che ha il potere di illuminare la mente e far gioire il cuore, perché il nostro vero punto di riferimento non è una dottrina, per quanto elevata, ma una “Figura” eccezionale, umana e divina: Gesù Cristo, per il quale hanno dato la vita milioni di cristiani.

7)    Lei inoltre si è scandalizzato perché mons. Pompili ha citato il filosofo greco Protagora con la sua teoria dell’uomo come centro dell’universo, mentre per il cristiano solo Gesù Cristo è al centro dell’universo, ovviamente. Ma allora dovremmo tutti scandalizzarci perché lo stesso San Tommaso D’Aquino, non solo ha citato, ma ha attinto pienamente alla filosofia cosiddetta greco-ellenistica, soprattutto a quella ispirata dai tre grandi filosofi Socrate, Platone e Aristotele, privilegiando l’aspetto del realismo filosofico, basato sull’osservazione della realtà concreta, proveniente dalla Legge naturale voluta da Dio stesso, piuttosto che sulle fantomatiche elucubrazioni provenienti da una intelligenza umana malata e bacata dal peccato e dalla superbia.  E questi illustri filosofi greci non conoscevano Gesù Cristo, essendo nati intorno al 400/300 a.C. tuttavia, essendo l’uomo stato creato a immagine e somiglianza di Dio, è stato pure dotato di una tale intelligenza che può arrivare a conoscere la profondità dell’Essere e del Cosmo quando si mantiene integro e retto, perché anche il cattivo comportamento morale e le false ideologie possono arrivare a offuscare l’intelligenza e farci cadere nelle trappole di teorie immaginarie e pericolose. Come ci hanno proposto i due Grandi Papi del Concilio, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, con quella enciclica stupenda “Fides et Ratio” tanto osteggiata dai tradizionalisti i quali, a forza di rinnegare tutto il Concilio e i veri Papi della successione apostolica, sono finiti negli “artigli” di un antipapa escludendosi dalla Comunione con la vera Chiesa, la quale offre una Fede basata certamente sulla Rivelazione, ma che deve andare di pari passo anche con la Retta Ragione, perché entrambe provengono da Dio e non possono contraddirsi.

 SEMINARI. Purtroppo bisogna ammettere che anche nei Seminari vengono proposti piani di studio stile protestante ecumenico-interreligioso che poco o nulla hanno ormai di veramente cattolico perché non si insegna più, ad esempio, la storia della Filosofia con i dovuti “distinguo” rispetto alla filosofia cristiana, ma si offre solo una carrellata di opinioni vaghe, opinabili e indefinite, spesso demenziali, fra cui viene presentato anche il parere di un certo Maestro detto “Gesù Cristo” posto talvolta sullo stesso piano di miserabili millantatori, altro che studiosi, e che ognuno scelga ciò che più gli aggrada in nome di un falso concetto di libertà religiosa. Qui sta l’errore fondamentale: l’omologazione di tutto, in ossequio a un falso concetto di “globalismo” che ormai viene spacciato per verità assoluta e indiscutibile.

Questo è il grande problema di oggi “IL SEMINARIO” da dove vengono sfornati purtroppo, questi giovani sacerdoti dalle menti bacate e contorte (non tutti per fortuna), i quali, non essendo più illuminati dalla bellezza della “Verità” che proviene dalla Grazia di Gesù Cristo, l’unica che conferisce anche la forza interiore per vivere le virtù umane e soprannaturali, in primis la castità e la fedeltà, finiscono poi con l’abbandonarsi alle miserie più basse e meschine per cui non valeva la pena di consacrarsi sacerdote per dare simili esempi di immoralità e schifezza, gettando fango su tutta la Chiesa di Gesù Cristo sulla quale le Porte degli Inferi non prevarranno perché è sempre:

“UNA, SANTA, CATTOLICA E APOSTOLICA”.

 

Ringrazio dell’attenzione mentre segnalo in calce le due mail, quella del dott. Cionci e anche del Vescovo Mons. Pompili per chi volesse contattarli per un eventuale costruttivo dialogo o consultazione        

codiceratzinger@libero.it           vescovado@diocesivr.it

          

In fede

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