prima parte - 26 maggio 2021
Da quella data famosa del 27 agosto 2018, nella quale è stato pubblicata sul quotidiano “La Verità” una straordinaria testimonianza da parte dell’Arcivescovo mons. Carlo Maria Viganò, già Nunzio apostolico negli Stati Uniti, in merito alla tragica situazione di immoralità in cui versa la Chiesa cattolica, denunciando la responsabilità di papa Francesco e chiedendone addirittura più volte le dimissioni, si sono succeduti a ruota libera molti altri suoi interventi pubblici attraverso lettere, esortazioni, catechesi, video, addirittura lettere personali al presidente Trump per incoraggiarlo nel proseguire la sua battaglia contro il cosiddetto “deep State” ecc. e di questo lo ringraziamo.
Da un po’ di tempo abbiamo
notato invece che mons. Viganò, anziché continuare a focalizzare l’attenzione
sul comportamento sconcertante di Bergoglio e i suoi cardinali che lo hanno
voluto sul soglio pontificio a forza di complotti dichiarati pubblicamente dal
card. Daneels prima di morire allo scopo di detronizzare il vero legittimo papa
Benedetto XVI, sta compiendo una sconcertante “virata di bordo” puntando il suo
dito accusatorio addirittura contro la vittima di tante manovre oscure, cioè lo stesso papa Benedetto, come se le
sue dimissioni fossero una delle cause di questo crollo della Chiesa e non un
martirio impostogli per non aver voluto scendere a loschi compromessi che
sarebbero stati invece molto pericolosi per la fede e la stessa Chiesa di Gesù.
Le dimissioni obbligate di papa Benedetto forse sono state provvidenziali
perché hanno fatto venire alla luce tutto il “mistero di iniquità” che era
sepolto da secoli sotto un falso perbenismo di facciata al fine di combatterlo
e vincerlo nell’attesa del trionfo del Cuore Immacolato di Maria.
Ma per combattere e vincere un nemico così insidioso, profondo e oscuro (“deep church” come viene definito) bisogna anzitutto saperlo individuare bene, e pare che mons. Viganò abbia identificato questo “bersaglio oscuro” da combattere nel Concilio Vaticano II da lui considerato al servizio del Nuovo Ordine mondiale, l’unico responsabile, secondo lui, di tanta iniquità.
E assieme al Concilio, lui demonizza anche i
Papi di quel periodo, contro i quali pure si accanisce, soprattutto il vivente Il
Santo Padre Benedetto XVI. Ma viene da domandarsi “Non avrà forse preso un
forte abbaglio mons. Viganò con queste sue affermazioni che rischiano di
trascinare in altrettanto baratro oscuro molti cattolici in buona fede? Non
sarà che qualcuno sta tramando per creare uno scisma all’interno della Chiesa
cattolica ma non contro Bergoglio e i suoi cardinali del Sangallo, bensì contro
il Concilio Vaticano II e i Grandi, veri Papi? Apriamo gli occhi perché il
diavolo è più furbo di tutti e si serve anche delle buone intenzioni dei puritani
e perfetti per portarci alla rovina.
In realtà è dal lontano 1717
che la massoneria sta tramando per accaparrarsi sempre più spazio dentro la Chiesa
allo scopo di farla sparire entro il 2030, come da loro programmi diabolici e
ha cercato di infilarsi in maniera luciferina, facendo leva anche
sull’ingenuità dei cattolici buonisti e accomodanti, non solo dentro i Concili,
ma dentro i seminari, nelle associazioni cattoliche, nelle varie Curie, in
Vaticano soprattutto, ecc. fino ad occupare il soglio pontificio, come da loro
programma. Non hanno però fatto i conti con Gesù Cristo Risorto e Vivo il quale
al momento opportuno, manifesterà tutta la sua Onnipotenza e la sua Gloria,
perché, come dice il saggio “Dio lascia fare, ma non strafare”. Adesso però
chiede a noi piccolo gregge fedele di vivere di fede eroica.
Viene da chiedersi:” Ma come?
Con tutti i problemi che abbiamo: il virus, i vaccini, le chiusure, l’Italia
che va alla malora, i morti, i feriti, i depressi, i disoccupati, gli
sfrattati, i bambini soli e squilibrati ecc. ecc. senza contare la crisi
terrificante della Chiesa con questo falso papa Bergoglio che pontifica a
vanvera, e l’altro vero Papa che viene zittito ed emarginato, insomma con tutto
questo disastro che ci angoscia e che prelude a qualche intervento divino
terrificante, A CHI PUO’ VENIRE IN MENTE DI TIRARE IN BALLO UNA QUESTIONE GIA’
VECCHIA E RISOLTA CHE E’ QUELLA DEL CONCILIO VATICANO II? A chi giova? Che cosa
ci può essere sotto di losco per accettare una assurdità del genere, proprio
adesso che siamo tutti molto provati e stanchi?
Il Concilio Vaticano Secondo,
come il Vaticano Primo che si è concluso tragicamente, in un certo senso, con
la sconfitta della breccia di Porta Pia e la fuga del Papa Pio IX, hanno rappresentato
per i nemici della Chiesa delle vere “roccaforti da assaltare” nel momento di
maggior debolezza, ma se noi diamo corda al diavolo, non ci accorgiamo che potremmo
creare uno scisma deleterio, non tanto contro Bergoglio e i suoi cardinali fans
che a quanto pare sono la maggioranza, ma contro il vero e unico Papa ancora al
mondo che è Benedetto!! Questi signori che si chiamino Viganò, o Lamendola, o
Curzio Nitoglia, o Roberto de Mattei, o Marco Cosma o tradizionalisti
sedevacantisti del genere, stanno picconando la vera Chiesa di Cristo in nome
di una revisione storica inutile se non addirittura dannosa perché già
realizzata da studiosi, storici e teologi. Per arrivare a quale conclusione
meravigliosa? Che bisogna cancellare tutto il Concilio dalla storia della
Chiesa?
Oltretutto, questa apostasia
dentro la Chiesa non dovrebbe essere una novità assoluta perchè fu predetta da
secoli, vedi Apocalisse e il profeta Daniele, ma più recentemente fu
evidenziata anche da mistici come la Emmerick, San Padre Pio, i pastorelli de
la Salette e di Fatima ecc. e la troviamo scritta anche ufficialmente nel
Catechismo della Chiesa Cattolica al n. 675/77 quasi a volerci preparare a
questi terribili eventi permessi da Dio per purificare la Chiesa, come “mistero
di iniquità”, vale a dire “un’impostura
religiosa che offre agli uomini una soluzione apparente ai loro problemi, al
prezzo dell’apostasia dalla verità. La massima impostura religiosa è quella
dell’Anticristo, cioè di uno pseudo-messianismo in cui l’uomo glorifica sé
stesso al posto di Dio e nel suo Messia venuto nella carne…”. D’altra parte anche la nostra vita sulla
terra non è una continua lotta fra bene e male? La stessa Bibbia è piena di
episodi edificanti ma anche sconcertanti molte volte, dove l’azione spesso
malvagia dell’uomo si intreccia con la bontà di Dio per una libera scelta: o il
bene o il male di cui dovremo tutti rendere conto a Dio subito dopo la nostra
morte, nel giudizio particolare.
Certo, noi cattolici, sia
laici che sacerdoti, non possiamo rimanere passivi e rassegnati ad attendere
che queste profezie si avverino e passino senza il nostro impegno solo perché
confidiamo in quella frase di Gesù “Le porte degli Inferi non prevarranno”, ma
neppure possiamo cadere nell’errore di combattere al seguito di Pastori che,
fosse anche in buona fede, ci propongono soluzioni che contrastano con la piena
accettazione di quello che è il patrimonio storico della Chiesa, nel bene e nel
male, per una intera generazione, vale a dire dal 1962 ad oggi. Perché questa è
verità storica e non si tocca, o vogliamo rifare la storia della Chiesa a
nostro gusto e piacere?
E quel meraviglioso patrimonio
ecclesiastico del Concilio Vaticano II, andrebbe secondo Viganò ignorato, o bruciato,
o sradicato, assieme ai Grandi Papi che lo hanno vissuto e guidato?. E che cosa
ci darebbe mons. Carlo Maria Viganò in cambio di questa assurda e utopistica
sottrazione? Un nuovo Concilio perfetto su misura? Un nuovo Papa? Che sia infallibile
sempre, equilibrato, fedele e magari anche impeccabile? Meno male che certe
scelte tocca a Dio deciderle sotto la sua “responsabilità” e volontà divina, nella
buona e nella cattiva sorte e non certo a noi, poveri uomini ciechi, ottusi e
orgogliosi.
E dei meravigliosi documenti,
encicliche, esortazioni, lettere, omelie ecc. dei tre grandi Papi, a partire da
Paolo VI, con la famosa “Humanae Vitae”, e le altre sei sulla Eucaristia, la
Chiesa e il Celibato sacerdotale che ne facciamo? E i documenti di Giovanni
Paolo II con il Nuovo Catechismo della Chiesa cattolica del 1992, le famose
Redemptor hominis, Veritatis splendor, e poi Fides et ratio fino a un totale di
14 meravigliose encicliche che facciamo? Al macero anche quelle? Assieme alle magnifiche encicliche ed
esortazioni di Papa Ratzinger, Sacramentum caritatis, Spe Salvi, Caritas in
veritate, Verbum Domini e infine il motu proprio del 2012 “la porta della Fede”.
Quelli che non le hanno mai
lette o solo di fretta per tacitare la propria coscienza ma senza gustarne
tutta la ricchezza e profondità, ma continuano a protestare citando sempre e
solo la “Nostra aetate” come scandalo irreparabile, stanno commettendo un grave
peccato di omissione e di ingiustizia, soprattutto gli ecclesiastici, di cui
renderanno conto a Dio. Si arriva a un tale punto di cecità spirituale che alla
fine i due opposti si toccano, cioè progressisti e conservatori si ritrovano
uniti nell’unico scopo di “CONTINUARE A PICCONARE LA VERA CHIESA”, da due
opposti versanti.
Infatti nel video allegato si può notare come mons. Viganò metta in luce l’esempio di un sacerdote come Mons. Lefevbre, da lui considerato il vero martire del Concilio, estromesso secondo lui dai soliti “cattivoni” dei Papi, soprattutto Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, quando invece è tutto il contrario (vedasi mia lettera precedente e documentata sul blog) mentre in realtà, secondo la dottrina cattolica, l’ascetica cristiana e il senso comune, mons. Lefevbre, in quel frangente di crisi generale ingigantito anche dalle proteste dei “figli del ’68), dove tutta l’ala prepotente di sinistra si rivoltava contro i Papi che difendevano il vero Concilio da quello progressista, MONS. LEFEVBRE AVREBBE DOVUTO RIMANERE FEDELE, FEDELE, FEDELE! ACCANTO AL PAPA E DIFENDERLO DAI NEMICI DELLA CHIESA.
Invece anche lui ha preferito abbandonare il Papa, anzi sfidarlo, come narrano le cronache, in nome di santa ortodossia, passando addirittura da povero martire incompreso, quando invece gli avevano sempre tenuto le porte aperte nella speranza di un suo rientro mai avvenuto. Il motivo della Messa “Novus Ordo” era solo un bel pretesto per creare uno scisma, sfidare il Papa e creare così la sua “nuova chiesa” senza macchia, perfetta, piena di incenso, di latino, di inchini reverenziali ma tenuta in piedi da molto orgoglio luciferino di cui ognuno dovrà rendere conto a Dio. Se Lefvbre avesse avuto un po’ più di pazienza e di umiltà, avrebbe ottenuto lo stesso quello che poi Papa Benedetto gli ha concesso, e cioè la possibilità, con un “Motu Proprio” di continuare a celebrare col “Vetus Ordo” anche pubblicamente, ma in cambio si sarebbe rinforzata la vera Chiesa attorno ai veri Grandi Papi e forse, in questo modo, avremmo potuto evitare l’arrivo di un antipapa come Bergoglio che tanto scompiglio ha portato nella Chiesa di Gesù Cristo.
Invece nello stesso video e
in altre lettere mons. Viganò non accenna assolutamente mai a Papa Benedetto né
al suo eroico comportamento, costretto dalla mafia del Sangallo in maniera
umiliante e desolante a dare le dimissioni dietro ignobili ricatti sottili ma
violenti, perché quei Cardinali della mafia del Sangallo avevano già decretato
fin dal 2005, con i loro mezzi potenti e diabolici, l’intronizzazione di
Bergoglio al soglio pontificio, ma gli è andata storta essendo stato eletto a
larga maggioranza papa Benedetto XVI, il quale, ben consapevole di tutte queste
trame losche contro di lui, ne ebbe paura, ma accettò ugualmente il mandato però
ci chiese con grande umiltà nell’omelia dello stesso giorno del suo
insediamento, di pregare per lui “…perché
non fugga davanti ai lupi!”. In
queste poche parole si trova tutto il dramma di Papa Benedetto XVI fino alle
sue dimissioni e arrivare adesso a denigrarlo nuovamente associandosi ai nemici
della Chiesa è di una gravità inaudita, perché vuol dire che siamo a corto di Spirito
Santo.
Quanta umiltà, quanta fede,
quanto coraggio e quanta santa dottrina ha seminato papa Benedetto in quei
pochi anni di pontificato, otto. Le sue encicliche dovremmo leggerle in
ginocchio per quanto toccano il cuore e ti fanno entrare nel mistero
trinitario. E adesso, come ringraziamento, lo accusano perfino di non aver
seguito la teologia tomista, (mons. Livi), di “non aver raggiunto la quadratura
del cerchio e di non aver chiuso la partita”. (prof. S. Fontana) Ma quale cerchio? Quale partita? Se lo hanno imbavagliato
e legato mani e pieni per tutto il tempo del suo pontificato sofferto e
tribolato.
RIPORTIAMO QUALCHE STRALCIO DI ALCUNI SCRITTI DI DUE
AUTORI CHE HANNO COMMENTATO ALCUNE OPERE DI PAPA BENEDETTO XVI, IN OSSEQUIO
ALLA SUA PERSONA E AL SUO ECCELLENTE E PROVATO PONTIFICATO.
IL PROF. MONS. GINO OLIOSI, Teologo della diocesi di Verona, nel difendere il
Concilio Vaticano II, volle in primis valorizzare la figura di Papa Benedetto
XVI che lui lesse e stimò moltissimo, tanto che gli dedicò alcuni volumi dal
titolo “ALLA SCUOLA DI BENEDETTO” dove volle riassumere le lezioni, esortazioni
ecc. più importanti del suo pontificato.
Mons. GINO OLIOSI, nel suo
commento ai libri di papa Ratzinger “IL GESU’ DI NAZARETH” ribadisce che
davanti all’imperialismo del metodo storico-critico che vuole sottrarre la
Bibbia al suo soggetto che è la Chiesa, affermando che la lettura scientifica è
essenziale e sufficiente al significato, anche senza la fede, risponde con le
parole di papa Benedetto: “L’ermeneutica cristologica che vede in Gesù Cristo
la chiave dell’insieme e patendo da Lui, comprende la Bibbia come un’unità,
presuppone un atto di fede, e non può derivare dal puro metodo storico.
Ma questo atto di fede è
intrinsecamente portatore di ragione, di una ragione storica: permette di
vedere l’unità interna della Scrittura e, attraverso questa, di acquisire una
comprensione nuova delle diverse fasi del percorso, senza togliere ad esse la
loro originalità storica.
Pertanto “ragione e fede” sono implicate e reciprocamente
intrecciate, poiché la fede è lo sviluppo radicale della ragione, ciascuna con
i suoi diritti e il proprio statuto, senza confusione né cattiva intensione
dell’una verso l’altra. Egli rifiuta la contrapposizione tra fede e storia,
convinto che il Gesù dei Vangeli sia una figura storica e che la fede della
Chiesa non ossa fare a meno di una certa base, radice storica.
Il libro di Ratzinger è e vuole essere un esempio di
esegesi teologica secondo la quale la Bibbia va interpretata come un unico
testo, che ha al suo interno un significato intelligibile.
In sostanza,
Ratzinger, Benedetto XVI, indica una cosa precisa: l’interpretazione della
Bibbia nel suo vero significato non è affidata solo agli storici o agli
accademici, tanto meno al sentimento privato, ma ai cristiani credenti, alla
Chiesa, sia pure con l’aiuto anche dell’esegesi scientifica.
IL PROFESSOR STEFANO FONTANA, Docente di filosofia ai Licei, esperto in dottrina sociale della Chiesa per la cui diffusione fondò “L’Osservatorio Van Thuan”, autore autore di vari libri su questi temi particolari, che potete richiedere alla casa editrice Fede & Cultura.
Mi è sembrato opportuno
riportare, anziché qualche brano del suo libro sul Vaticano II ormai ben noto
“Il Concilio restituito alla Chiesa”, alcuni brani del suo ultimo libro molto
interessante “CAPIRE BENEDETTO XVI” Tradizione e modernità all’ultimo
appuntamento, ed. Cantagalli, soprattutto in relazione alla questione sempre
dibattuta del “dialogo interreligioso”
Benedetto XVI impostò in modo nuovo il tema del dialogo sia con il mondo laico sia con le altre religioni. Era questo un appuntamento per lui obbligato dopo il Concilio. Riabilitando il concetto di “verità” e criticando il processo di autolimitazione della ragione che conduce al relativismo, egli meritò le attenzioni di molti intellettuali non credenti, disposti anche a condivider la sua dottrina dei “principi non negoziabili” intesi come frutto oggettivo di conoscenza razionale e diga al degrado delle libertà moderne.
Ci sono stati anni nel suo pontificato in cui sembrava
che qualcosa di veramente nuovo nascesse su questo fronte. Egli propose anche
l’idea del “Cortile dei Gentili” inteso biblicamente come luogo interno del
tempio ove avevano accesso tutti i popoli, ma fori dello spazio riservato a
Israele. Sarebbe stato l’ambito del dialogo fondato sulla ragione, ma una
ragione comunque interna al tempio, e quindi già nella fede. Più avanti, quando nella gestione del Cortile
dei Gentili subentro il card. Ravasi, si perse l’idea originaria all’interno
del tempio nella ricerca della fede e si tornò a un dialogo secolarizzato,
salottiero e fine a sé stesso, ben lontano dallo spirito iniziale voluto da
Ratzinger.
L’altro appuntamento sopra menzionato è quello con il
dialogo interreligioso. Si sa che Ratzinger aveva mosso delle osservazioni
critiche sulla preghiera interreligiosa di Assisi voluta da Giovanni Paolo II
nel 1986. La sua idea era non di “pregare-insieme” ma semmai
“insieme-per-pregare” per non correre il rischio di vanificare il concetto del
vero Dio cristiano. Ma questo del dialogo interreligioso si dimostrava un
terreno infido, facilmente attaccabile tanto che, come risposta, nel 2000
Ratzinger guidò la pubblicazione dell’Istruzione “Dominus Jesus” circa
l’unicità della Salvezza in Cristo e nella Chiesa Cattolica, uno dei documenti
più contestati e più coraggiosi del post-Concilio, nel quale non si escludeva il dialogo interreligioso, ma lo si
collocava dentro il dovere dell’annuncio dell’unico Salvatore.
Benedetto non perse l’appuntamento con il dovere di non illudersi umanamente sul futuro della Chiesa. Pronunciò parole tragiche sulla situazione della Chiesa che il tono sommesso cono cui sono state pronunciate e scritte rese ancor più penetrante. Nella lettera ai vescovi ordinati da mons. Lefebvre del 10 marzo 2009 egli ha usato parole impressionanti: “Nel nostro tempo in cui in vaste zone della terra la fede è nel pericolo di spegnersi come una fiamma che non trova più nutrimento, la priorità che sta al di sopra di tutto è di rendere Dio presente in questo mondo e di aprire agli uomini l’accesso a Dio. Non a un dio qualsiasi ma a quel Dio che ha parlato sul Sinai; a quel Dio il cui volto riconosciamo nell’amore spinto sino alla fine (Gv. 13,1), in Gesù crocifisso e risorto.” (capire Benedetto pag. 12,14,17)
Rimandiamo la lettura completa di questo bel libro, piccolo ma sostanzioso che ci aiuta a capire in profondità la figura unica e grande di questo umilissimo e coltissimo nostro Santo Padre il papa Benedetto XVI. LUNGA VITA AL NOSTRO UNICO VERO PAPA BENEDETTO XVI
(fine prima parte)
Patrizia Stella
VEDI: UNO DEGLI INTERVENTI ATTRAVERSO VIDEO DI MONS. VIGANO’