lunedì 9 marzo 2020

CHIESE VUOTE E OSPEDALI PIENI


       AL VESCOVO DI VERONA S. E.MONS. ZENTI
p.c. AI VESCOVI DEL TRIVENETO E ALLA SPETT. CEI


A  S.E.R.  MONS. ZENTI,
ECCELLENZE REV.me  DEL TRIVENETO,

vengo a farmi portavoce di molti fedeli veronesi che sono rimasti amareggiati dal decreto rilasciato dai Vescovi del Triveneto, tra cui appare ben chiara la firma del Vescovo di Verona, oltre che dai Vescovi della Lombardia e dal comunicato della CEI che, nel proibire tassativamente le sacre celebrazioni liturgiche per il virus, minacciano addirittura sanzioni penali contro quei sacerdoti “colpevoli” di celebrare la Santa Messa, anche privatamente. Tanto che, alcuni di questi diciamo pure fedeli sacerdoti, hanno dovuto chiedere scusa pubblicamente per aver adempiuto a un loro preciso dovere, parte intrinseca della loro Sacra Ordinazione conferita loro dal Vescovo. E’ come se un medico dovesse chiedere scusa per il fatto di essere stato sorpreso a curare i malati! Sono entrambi pubblici ufficiali con dei diritti che sono anche doveri vincolanti nei confronti del prossimo.

Mi riferisco soprattutto al caso del parroco di Trevenzuolo, don Alberto Antonioli, denunciato dai carabinieri per aver celebrato la Messa domenicale sull’altare della sua chiesa, in forma privata, cioè senza il suono delle campane, senza aver nulla annunciato ai fedeli, ma senza per questo sentirsi obbligato a chiudersi a chiave dentro la chiesa come un ladro, o a celebrare da solo nello scantinato come un perseguitato politico per sfuggire ai controlli dei soliti zelanti delatori che voi, Vescovi, avete suscitato con questi assurdi provvedimenti da KGB.  Il fatto che alcuni parrocchiani di Trevenzuolo si siano poi infilati in silenzio sparpagliandosi qua e là nello spazio enorme della bella chiesa romanica di S. Maria Maddalena a tre ampie navate, perché si rendono conto del valore immenso della Santa Messa, crediamo rientri perfettamente nei loro diritti e anche nei parametri previsti sia dalla Cei che dal Prefetto, laddove parlano del dovere di “mantenere le giuste distanze tra l’una e l’altra persona” sia che si trovino per motivi diversi al supermercato, o al bar, o in chiesa, o sul treno, o sull’autobus, o in banca tra colleghi e clienti ecc.

Dal momento che in base all’art. 838 del codice diritto canonico all’interno delle chiese non può assolutamente interferire il Prefetto, ma solo l’autorità ecclesiastica, in pratica il Vescovo nominato, (a meno che non si torni all’infausto tempo delle investiture quando c’era la lotta per decidere a chi spettano queste competenze), noi fedeli laici vorremmo augurarci che i provvedimenti presi dai rispettivi Vescovi o dalle varie Conferenze episcopali, non siano ancora più restrittivi, se non addirittura intimidatori o
persecutori, nei confronti soprattutto dei loro subalterni, i sacerdoti, di quanto possano essere i provvedimenti del Prefetto per i normali cittadini. Dovrebbe essere scontato che, davanti a una situazione drammatica di emergenza come la presente, nessuno voglia fare il furbetto o l’eroe o il trasgressore per diletto, ma che ognuno, con piena responsabilità personale e secondo il proprio ruolo, si senta almeno libero di poter adempiere al proprio dovere. E invece in questo clima di caccia alle streghe, da coprifuoco in guerra, noi italiani, laici o consacrati, ci sentiamo considerati come dei farabutti, dei mascalzoni, dei trasgressori che vanno puniti con la galera o con multe salate per compiere il proprio dovere. Regime!?

E mentre risulta ovvio che il dovere di un medico, infermiere, portantino, sanitario ecc. è quello di prodigarsi per aiutare gli ammalati a guarire nel corpo, sembra invece normale, anzi meritorio, che il dovere primario di un sacerdote sia quello di “fuggire” dai propri doveri, chiudendo le chiese e trascurando la cura di quelle persone che dovrebbero essere da lui aiutate a guarire nell’anima, nella mente, nel cuore, nella volontà, nell’intelligenza, attraverso il dono meraviglioso della Messa e dei Sacramenti. Il fatto che voi Vescovi abbiate permesso di poter ricevere la Santa Comunione almeno la domenica, non significa che questa concessione, sia pure confortevole, POSSA SOSTITUIRE IL VALORE IMMENSO DELLA SANTA MESSA, sia pure per poche persone e più breve, perchè la Chiesa non è luogo di infezione, ma di salvezza! E se non si ripristinerà la Messa, non ce la caveremo tanto facilmente da questa e da altre calamità che stanno avanzando, anche per lorsignori Vescovi e Cardinali, perché la Messa non è semplicemente un luogo di aggregazione per i cattolici, come si sente dire da qualche ignorante, ma baluardo contro l’avanzata di ogni male, fulcro centrale della vita del cristiano dove il sacerdote ha il privilegio, per volere divino, di trasformare l’ostia di pane nel Sacro Corpo di Cristo al momento della Consacrazione. Tant’è vero che è solo dalla celebrazione della Messa che si possono avere le Sacre Ostie per la Comunione fuori Messa. Senza la Messa avremo solo caos e disgrazie, almeno per quei luoghi dove viene proibita, e questo è quello che vuole il diavolo.

Ciò premesso, vorrei ricordare che, essendo la Santa Messa prerogativa esclusiva e peculiare del sacerdote, a seguito del Sacramento dell’Ordine Sacro, NESSUNA AUTORITA’ ECCLESIASTICA AL MONDO LA PUO’ PROIBIRE, almeno in privato, tranne che in presenza di comportamenti immorali o eretici che prevedono la scomunica, o la sospensione a divinis, o simili proibizioni per il sacerdote mancante. A tale scopo riporto quanto decantato dal c.d.c. n. 904 “Memori che nel mistero del Sacrificio eucaristico viene esercitata ininterrottamente l’opera della redenzione, i sacerdoti celebrino frequentemente; anzi, se ne raccomanda caldamente la celebrazione quotidiana, la quale, anche quando non si possa avere la presenza dei fedeli, è sempre un atto di Cristo e della Chiesa, nel quale i sacerdoti adempiono il loro principale compito.

Se per poter adempiere a questo suo specifico diritto-dovere che è la Santa Messa, sia pure in forma privata, il sacerdote è costretto a rifugiarsi nelle catacombe per non essere visto e denunciato, assieme ai pochi fedeli che di solito lo seguono, questo non vi fa certo onore eccellenze, PERCHÉ SIETE VOI AD IMPEDIRE QUESTE SACRE CELEBRAZIONI E NON IL POTERE CIVILE, a meno che non abbiate delegato i vostri sacri poteri e la vostra responsabilità alla società laica. Questo eventuale gravissimo peccato potrebbe far cadere sulla vostra testa quei fulmini che abbiamo visto sulla cupula di San Pietro.

E’ per questo che tutti noi, laici e sacerdoti, siamo ormai consapevoli di trovarci di fronte ad una persecuzione sottile e subdola da parte di certa chiesa bergogliana che, mentre parla di “Chiesa in uscita” di “ospedale da campo” in realtà se ne sta ben tranquilla e nascosta a leccarsi le piaghe anziché curare quelle degli altri, come invece la vera Chiesa Cattolica ha sempre fatto lungo i secoli, occupandosi di appestati, di lebbrosi, di malati di colera e delle peggiori epidemie, nella certezza che le guarigioni si ottenevano aumentando le preghiere e le Messe, e non impedendole con la scusa dell’epidemia.

 “Povera Italia, di dolore ostello, nave senza nocchiere in gran tempesta, non donna di provincia, ma bordello!” direbbe Dante. Se l’Italia è ridotta così, lo dobbiamo sia all’autorità civile che ecclesiastica che la stanno picconando nel cuore da decenni, con l’indifferenza o la rassegnazione degli Italiani. Preghiamo la Madonna tutti uniti anche con preghiere personali, cari Italiani, che schiacci la testa al diavolo, perché siamo solo all’inizio delle tribolazioni, che salvi l’Italia anche se non ce lo meritiamo. Ma il suo Cuore Immacolato vincerà.         Gesù, Giuseppe e Maria, salvate Chiesa, Italia e l’anima mia.

                                            Patrizia Stella


Verona, 9 marzo 2020








Nessun commento:

Posta un commento