domenica 21 dicembre 2025

LE CROCI NASCOSTE DI DON FERDINANDO RANCAN



TESTIMONIANZA IN FAVORE 
DEL SACERDOTE DIOCESANO VERONESE
DON FERDINANDO RANCAN

Per il quale è stata presentata al Vescovo di Verona
la documentazione necessaria il 29 settembre 2025
per la causa di beatificazione.


LE  CROCI  NASCOSTE  DI  DON  FERDINANDO

PREMESSA: Una delle croci più lancinanti e nascoste, senza timore di esagerare, che ha dovuto portare don Ferdinando per oltre un decennio tra gli anni 1980/1993… quando era parroco alla Pieve dei Santi Apostoli, era dovuta alla situazione di suo nipote Gianni (figlio di sua sorella Assunta) che era stato raggirato, durante la sua prima giovinezza, da un gruppo di spacciatori di droga che, in quegli anni del dopoguerra era dilagata a macchia d’olio e aveva contagiato molti ragazzi e giovani, i quali si vantavano di fare queste esperienze all’insaputa dei loro genitori, come se fossero “bravate di gioventù” senza rendersi conto delle loro gravissime conseguenze.

Inutili risultarono i numerosi tentativi da parte dei due bravissimi genitori, la mamma Assunta e il padre Danilo, di recuperare il loro figlio anche attraverso strutture preposte a tale scopo. Anche se il desiderio di questo ragazzino di volerne uscire sembrava essere sincero, perché in realtà era sempre stato bravo e giudizioso, purtroppo finiva col cadere nelle reti di ragazzotti furbi più vecchi di lui, o ricattato da adulti scafati e protetti dalla malavita cittadina che mirava soprattutto a luridi guadagni sulla pelle di ragazzini ingenui.

La situazione era diventata sempre più insostenibile per tutta la famiglia, compreso d. Ferdinando che ne era pure coinvolto nel tentativo di porvi rimedio, tanto che il padre di Gianni, che lavorava presso la Nato e doveva presentare credenziali impeccabili per lui e la sua famiglia, dopo anni di questa tensione logorante, ebbe un arresto cardiaco fortissimo che lo portò alla morte (1981) lasciando la vedova in uno stato di grave depressione psico-fisica davanti a un problema più grosso di lei che sembrava irrisolvibile.

In questo frangente veramente drammatico, don Ferdinando, essendo il fratello della madre del ragazzo e quindi il parente più vicino al ragazzo in “cura”, si vide investito all’improvviso di un compito che esulava totalmente dai suoi doveri di sacerdote, che però dovette accettare per forza, cioè quello di sostituire il padre del ragazzo come “tutore” delle sue vicende sempre più disastrose, con l’obbligo di partecipare agli incontri di formazione per genitori e parenti dei drogati in cura, da parte delle strutture di recupero allora preposte, seguire i loro corsi interni, consigli, indicazioni ecc. presentando umilmente il resoconto della settimana come un povero scolaretto inesperto in mezzo a persone e situazioni di ogni “tipo e qualità”. Quante umiliazioni ha dovuto sopportare il nostro don Ferdinando sempre in silenzio offrendo tutto a Dio perché suo nipote uscisse da questa situazione drammatica! Come se non bastasse, era spesso pedinato e minacciato dagli spacciatori che lo tormentavano per avere quel denaro che non riuscivano più a farsi dare dal nipote, tenuto ormai alle strette, e ancor meno dalla madre, rimasta vedova con difficoltà economiche.

CIRCOSTANZA TRAUMATICA. In queste terribili circostanze la signora Anna Stella e la figlia Patrizia, due signore che conobbero don Ferdinando anni addietro quando fu inviato dal Vescovo come novello sacerdote nella loro parrocchia di Porto San Pancrazio (1955/56), come accennato altrove, avendo già instaurato con lui e la sorella Assunta un rapporto di sincera amicizia, furono di grande aiuto e sostegno per entrambi.

Fu proprio in una di queste circostanze che Patrizia assistette a una scena sconvolgente, non l’unica ma la più traumatica, scena che, a quanto pare, era di ordinaria amministrazione per d. Ferdinando. Mentre Patrizia si trovava nel cortile interno della parrocchia, all’ingresso della sala giochi che aveva riordinato dopo l’uscita dei ragazzi del catechismo, vide in fondo, davanti al cancello del cortile, due personaggi un po’ sospetti che aspettavano “qualcuno” che scendesse dalle scale della canonica prospiciente l’ingresso della chiesa parrocchiale. Rimase nascosta ad osservare e infatti come scese don Ferdinando per la Messa vespertina delle 17,30, i due tipi si avvicinarono a lui ed estraendo da sotto le loro giacche due coltelli dalla lama corta ma ben visibile, rivolsero qualche parola minacciosa al parroco, il quale rispose con la sua solita calma disarmante. Ci fu una breve e per fortuna pacifica discussione, dopo la quale d. Ferdinando fece dietrofront risalendo i gradini della canonica, mentre i due tipi, nascosto il coltello, scomparvero dal cancello d’ingresso. Pensai che forse avevano preso accordi, come accade in questi tristi casi, per estorcere con le solite minacce e ricatti, il denaro per la droga che il nipote non aveva ancora pagato agli spacciatori.

Poco dopo d. Ferdi tornò giù in silenzio per celebrare la Messa, visibilmente turbato, con le mani tremanti, ma come se nulla fosse accaduto e, nonostante le mie domande forse impertinenti nel tentativo di aiutarlo, rimase in silenzio tenendo solo per sé e il suo Dio queste vicende dolorose che sembrava non finissero mai.

Mentre sua sorella Assunta si sfogava spesso con Patrizia e la sua mamma Anna di tutte le “malefatte” di suo figlio, trovando in queste due signore molto conforto, accoglienza e anche aiuto concreto nelle varie difficoltà, senza timore di dimostrarsi preoccupata per non vedere, anche dopo anni di suppliche al Signore, nessuna prospettiva di recupero per suo figlio e la sua famiglia così provata (era parzialmente coinvolta anche l’unica sorella di Gianni, Agnese, che per sua fortuna lavorava a Roma nel campo della cinematografia dopo aver conseguito un diploma per questa particolare professione).

Ebbene, d. Ferdinando sapeva portare questa nuova croce nascosta ma lancinante (oltre a quella della sua salute precaria sin da piccolo) con vera padronanza di sé e con coraggio, senza mai un gesto di impazienza, ma con vera umiltà e fiducia nel Signore, in un abbandono incondizionato, e se cercava di tenerlo nascosto il più possibile agli occhi altrui, era solo per rispetto verso suo nipote che era caduto in questa trappola da povero ingenuo, ma anche per non scalfire la grande dignità del suo sacerdozio, oltretutto come parroco della Chiesa dei Santi Apostoli sul Corso Cavour, in pieno centro storico, i cui eventi, pettegolezzi e curiosità erano spesso sotto i riflettori della città.

Lo si vedeva sempre più magro e sofferente ma nessuno, tranne i più intimi, erano a conoscenza di questa sua sofferenza interiore, che molti attribuivano alle solite difficoltà respiratorie che sapeva nascondere molto bene dietro il solito sorriso accogliente verso tutti coloro che gli chiedevano consiglio, confessione, ascolto, aiuto o quant’altro. In effetti queste sofferenze interiori tenute riservate, incidevano fortemente sulla sua situazione respiratoria già precaria, tanto che fu ricoverato più volte in quel lungo periodo nel Pronto Soccorso o nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Borgo Trento.

Nonostante questo silenzio prolungato di Dio davanti alle sue accorate suppliche e invocazioni, anno dopo anno, tragedia dopo tragedia, anche nel vedere molti giovani come suo nipote ormai perduti per sempre o deceduti per overdose, mai una volta lo si vide cadere nello sconforto, ma col suo esempio esortava tutti a perseverare nella preghiera fiduciosa, nella fede eroica in Dio che sa quando e come intervenire per il bene di ciascuno, soprattutto per quello dell’anima prima ancora che per il bene del corpo.

PER GRAZIA RICEVUTA. In effetti arrivò anche per don Ferdinando e la sua famiglia, il giorno della grazia tanto invocata e sospirata da oltre un decennio, in questo modo: i responsabili del C.E.I.S. centro recupero drogati, in parole povere e non letterali, che seguivano con molta determinazione e merito i ragazzi loro affidati dalle varie famiglie con assistenti, medici, psicologi, psichiatri ecc., ai quali va il nostro “grazie” per aver salvato dalla “perdizione” molti giovani, pensarono che, dopo tante cure ben superate, era arrivato il momento di sottoporre Gianni a una cura “strong” per purificare il sangue liberandolo dalle conseguenze della droga attraverso un ricovero ospedaliero ben mirato di qualche giorno e notte in una struttura ospedaliera piccola ma ben attrezzata che si trovava a Isola della Scala, provincia di Verona. Erano cure forti che comunque non offrivano una garanzia assoluta perché dipendevano molto anche dalla volontà del paziente di rispettare in seguito determinate e pesanti condizioni non sempre tollerate dagli interessati, nonostante la disintossicazione.

Durante questo periodo di cure particolari, il paziente doveva essere assistito giorno e notte dai famigliari per evitare reazioni impreviste. Ci organizzammo noi quattro di “famiglia” diciamo così, essendo divenuti i nostri rapporti non solo di amicizia ma anche di collaborazione e di aiuto così forte e sincero da poter essere considerati, in un certo senso, come parte di una sola famiglia, cioè: d. Ferdinando, la sorella Assunta, la signora Anna e sua figlia Patrizia.

Patrizia si candidò per fare le notti, comunque senza presumere di tanto eroismo perché ben accomodata su una poltrona vicino al letto del paziente, mentre gli altri tre si organizzarono per essere presenti nelle varie ore del giorno, a seconda delle loro disponibilità e forze, contando anche saltuariamente sulla presenza di un parente stretto di d. Ferdinando. Inutile dire quanto si pregasse durante queste ore di assistenza, soprattutto il Fondatore dell’Opus Dei, Josemaria Escrivà, nominato recentemente beato nel 1992.

L’ultima sera prevista prima delle dimissioni dall’ospedale, mentre stavo accanto al letto del paziente, vidi arrivare Assunta tutta agitata che mi chiamò fuori della stanza da letto di Gianni e mi consegnò un’immaginetta di Josemaria Escrivà, tutta stropicciata come se fosse stata accarezzata da mani tese dicendomi così, più o meno: “don Ferdinando mi ha detto di venire a consegnarti questa immaginetta che lui ha invocato, di nasconderla sotto il guanciale o il materasso del letto di Gianni chiedendo “la grazia della sua guarigione totale e definitiva” per opera del nostro santo Fondatore Escrivà.

Assunta stessa cercò di collocare l’immaginetta nel “posticino” più indicato, spostando delicatamente i fili delle varie flebo come nel gesto di assestare i cuscini a Gianni perché non se ne accorgesse, poi invocammo la preghiera di intercessione del santino. Prima di andarsene, dopo aver esclamato con un sospiro profondo di rassegnazione “Davvero non ne possiamo piu!”... mi disse di aspettare l’arrivo di don Ferdinando per l’indomani mattina che sarebbe venuto di persona per parlare coi medici e, dietro loro permesso, portarlo a casa con la sua macchina. Io potevo tornare con la mia; tante grazie e arrivederci a Verona.

Ricordo che passai la notte fra sonno e preghiera invocando san Josemaria e anche gli Angeli Custodi non solo per la guarigione di Gianni, ma anche perché dessero a don Ferdinando, che in quegli anni era molto dimagrito e sofferente ma costituiva per noi il “motore portante” di tutto, la forza di continuare ad affrontare queste difficoltà secondo la volontà di Dio.

Alzatami di buon mattino, notai come il viso e soprattutto gli occhi di Gianni fossero più vispi e come si mise a sedere nel letto con velocità inaspettata mentre prima i suoi movimenti erano lenti e quasi da anziano. Quando passò l’inserviente per la colazione, uscì con una battuta incoraggiante come per dire “ma guarda questo ragazzo quale cambiamento ha fatto. Bravo” o frase del genere molto gratificante che, lì per lì, mi fece scoppiare il cuore dalla gioia pensando che forse erano gli inizi visibili della grazia della immaginetta nascosta di Padre Escrivà.

Ricordo solo vagamente la reazione compiaciuta dei medici perché mi fecero uscire dalla stanza durante la loro visita, ma quello che ricordo bene era la figura di d. Ferdinando che stava entrando dal lungo corridoio dell’ospedale verso la stanza di Gianni con passo deciso e con la sua veste talare sempre più larga e svolazzante, sfoderando il suo sorriso ma stavolta diverso, sereno, quasi luminoso. Mi apostrofò dicendo “Andiamo meglio vero?” Quasi fosse stato informato misteriosamente della grazia ricevuta dal Fondatore. Io gli risposi cautamente con un “Pare di si. Speriamo”.

Col senno di poi, ho avuto la chiara impressione che non fosse stato solo il beato o comunque santo Josemaria a fare questa grazia enorme, ma con la compartecipazione di d. Ferdinando in vita, dal momento che non era la prima volta che Gianni affermò che, ogni volta che andava “in delirio” diciamo così, a motivo della droga e invocava l’aiuto di suo zio Ferdinando dalle varie panchine su cui era sdraiato nei luoghi più disparati della città, di lì a poco se lo trovava misteriosamente accanto che lo confortava e lo caricava in macchina per portarselo a casa a “smaltire” l’effetto droga. Sembrava che d. Ferdinando ricevesse la forza e la guida dal suo santo Fondatore Escrivà, sempre da lui invocato, per ispirazione del Signore Gesù.

Per farla breve e chiudere in bellezza, da quel giorno memorabile di cui non ricordo proprio la data e me ne rammarico molto, iniziò per Gianni un vero cammino di cambiamento e di conversione forte, deciso, irreversibile, perfino edificante. Diventò assistente del centro CEIS e perfino Direttore centrale aiutando con una dedizione ammirevole tantissimi giovani che sapevano di poter contare su di lui giorno e notte.

NUOVO LAVORO PER GIANNI GUARITO E RINVIGORITO. Dopo la chiusura del Ceis che fu conglobato in un altro istituto più grande per le stesse finalità di recupero giovani in difficoltà, Gianni troncò del tutto con questa realtà lavorativa, sia pure encomiabile, ma che cominciava a pesare ormai troppo sulle sue spalle anche come brutti ricordi, e trovò lavoro come geometra presso un’azienda prestigiosa di Verona, conobbe quella che divenne poi sua moglie e dopo alcuni anni in cui desideravano un bambino senza alcun successo, dietro suggerimento di d. Ferdinando di chiedere la grazia a San Escrivà (allora beato), finalmente la moglie rimase incinta e il bambino che chiamarono Giacomo nacque proprio il giorno 26 giugno, data della morte e in seguito canonizzazione di San Josemaria Escrivà.

Tutta la famiglia era comunque d’accordo nell’affermare che quella e altre grazie erano state ottenute sicuramente per intervento di un grande Beato già canonizzato nel 2002, Josemaria Escrivà, ma anche per l’intervento del “santo di famiglia” che era don Ferdinando, se non altro come “mediatore orante” in terra, fra San Josemaria e la Madonna, Regina di tutte le Grazie.

                            a cura di Patrizia Stella




venerdì 19 dicembre 2025

ELENCO DEI LIBRI PIU' BELLI DI DON FERDINANDO RANCAN


ELENCO SINTETICO DEI LIBRI PIU’ BELLI DI

DON FERDINANDO RANCAN


I libri di d. Ferdinando che hanno riscosso maggior consenso tra i lettori sono i seguenti:


1) DOVE CIELO E TERRA SI INCONTRANO
La preghiera e la Messa nella vita del cristiano

E’ la raccolta di alcune lettere rivolte ai parrocchiani dell’autore in un libro molto chiaro sul Sacramento più importante in assoluto del cattolico e del mondo intero:
                              la Santa Eucaristia

ed. Solfanelli pag. 140 euro 12.00
si può richiedere alla casa editrice Solfanelli che lo invia a domicilio   tel- 0871.561808 335.6499393
edizionisolfanelli@yahoo.it

2) RICEVI QUESTO ANELLO
Il matrimonio via privilegiata per la santità.
Pag. 135 euro 14.00


3) IN QUELLA CASA C’ERO ANCH’IO

C’è un posto anche per te nella vita di Gesù.
E’ la narrazione della vita di Gesù dallo sposalizio di Maria e Giuseppe alla Assunzione della Madonna, narrata da un “bambino” (l’autore) che ha immaginato di intrufolarsi nella casa di Nazareth ed ha vissuto accanto alla Sacra Famiglia dal vivo, come “un personaggio in più” .

In piena fedeltà al Vangelo, ha la prefazione di mons. Flavio Roberto Carraro, allora Vescovo di Verona
                             Pag. 420 euro 17.


4) LA MADONNA RACCONTA
Confidenze della Vergine Maria ai suoi figli.

Una lettura del Vangelo narrata da “Colei” che le ha vissute sin dal momento dell’Annunciazione fino alla sua Assunzione al Cielo. Un modo semplice ma molto efficace di conoscere bene e con gioia il Vangelo.

Con prefazione di mons. Luigi Negri già Vescovo di Ferrara Comacchio
                       pag. 202 euro 15,00

I libri di cui sopra sono stati tutti passati al vaglio di esperti sacerdoti o Vescovi e hanno ottenuto il cosiddetto “Imprimatur”, vista anche la delicatezza degli argomenti che riguardano vicende del Vangelo e dei Sacramenti più importanti istituiti da Gesù Cristo.


Il libro di cui al n. 1) è reperibile presso la casa editrice Solfanelli (tel- 0871.561808 335.6499393) che li invia a domicilio.

I libri di cui al n. 2, 3, 4 e altri non elencati di don Rancan sono reperibili presso la Casa Editrice “Fede E Cultura” che li invia a domicilio (tel. 045/941851)
                 edizioni@fedecultura.com

La lettura di buoni libri è stata sempre fonte di grandi conversioni e di gioia profonda. Leggi e regala libri buoni e diffondi per favore questo messaggio. 
         Il Signore ti ricompenserà. Grazie

                     
Gli amici di don Ferdinando Rancan

mercoledì 26 novembre 2025

DIRITTI DEI FEDELI CATTOLICI


Verona, 23 novembre 2025

Festa di Cristo Re dell’universo


LETTERA APERTA AL VESCOVO DI VERONA MONS. POMPILI

ALL’ ABATE DELLA BASILICA DI SAN ZENO

ALLA CITTADINANZA VERONESE

AL GIORNALE L’ARENA DI VERONA. LETTERE DEI LETTORI


DIRITTI DEI FEDELI CATTOLICI




Come fedeli della diocesi di Verona, ci rivolgiamo a Lei, Eccellenza mons. Pompili, quale Vescovo della nostra diocesi di Verona, nonchè al Rev. Abate di San Zeno mons. Ballardini, per avere una risposta alle nostre perplessità circa l’opportunità di organizzare un pranzo per i poveri dentro la basilica di San Zeno, come realizzato qualche tempo fa.




Tenendo nella massima considerazione qualunque iniziativa in favore dei poveri, speravamo in cuor nostro che, finito il tempo di papa Francesco con le sue “novità stravaganti”, nessun Vescovo o Prelato volesse continuare sullo stesso esempio di utilizzo dei luoghi sacri per iniziative profane, dal momento che nella storia della Chiesa abbiamo avuto Papi santi e altri meno virtuosi, senza dire dei 40 antipapi denunciati dal Magistero della Chiesa in duemila anni dalla sua fondazione, vale a dire un Papa falso ogni sei o sette Papi della vera successione apostolica, tristi occasioni nelle quali comunque sono state gettate al macero tutte le loro opere orali e scritte non sempre per motivi di eresia ma perché, mancando il “Munus”, cioè l’investitura divina per una chiamata così speciale, non esistevano i presupposti per rendere vincolanti per la coscienza questi documenti.




E di questo nessuno si è mai stupito perché il “nemico” si è sempre infilato dentro la Chiesa fatta di santi ma anche di peccatori, i quali comunque sono tenuti a far tesoro di eventuali errori dei loro predecessori per discernere, mediante lo Spirito Santo, la Verità dall’errore, avendo come punto di riferimento la dottrina perenne della Chiesa, alla luce della filosofia patristica e scolastica di veneranda e benefica memoria, basata sull’evidenza del “senso comune” del grande San Tommaso, che sarebbe urgente e doveroso ripristinare nel piano di studi soprattutto dei Seminari diocesani, dove purtroppo si insegna di tutto e di peggio lasciando scriteriatamente la libera scelta a ogni individuo, con conseguenze gravissime non solo per la ortodossia della Fede, ma anche per il sano equilibrio psico-fisico degli studenti, ai quali non si può somministrare qualunque tipo di “alimento”, ingozzandoli di porcherie perché possano scegliere liberamente, ma come un buon padre di famiglia, selezionare quel “cibo” che risulta essere sano perché possa sanificare tutta la loro persona e dare gloria a Dio.




È risaputo che in tutte le diocesi esistono luoghi spaziosi e confortevoli per iniziative benefiche, culturali, assistenziali, ricreative ecc. senza essere costretti ad occupare chiese o luoghi sacri riservati al culto. Ad esempio biblioteche e scuole per lo studio, campi da calcio o da tennis per lo sport, teatri o sale da cinema per spettacoli vari, ristoranti e sale da pranzo per i pasti, saloni di ogni grandezza per convegni o incontri conviviali, piscine per il nuoto, camere da letto per dormire, servizi igienici per determinati bisogni fisiologici...




Al di là del fatto che i beni immobili della Chiesa non sono mai di proprietà del Vescovo o del parroco di turno e neppure della diocesi in molti casi, ma di tutta la comunità cattolica, per cui nessun sacerdote o Vescovo può abusare di questo potere per deciderne arbitrariamente l’utilizzo scriteriato, o la vendita, o quant’altro secondo le proprie idee personali come se lui, o la diocesi, fossero i proprietari, al di là di questo aspetto non secondario, sta di fatto che Dio stesso, Giusto Giudice, chiederà conto ad ognuno di noi di come abbiamo amministrato i beni spirituali e materiali che Lui stesso ci ha affidato, “Rendimi conto della tua amministrazione” (Lc.16,2) e il suo giudizio sarà terribilmente severo contro quei suoi Ministri che addirittura osassero alienare per riti non cattolici le Chiese cattoliche consacrate e unte all’unico vero DIO, Padre, Figlio e Spirito Santo.




Purtroppo al giorno d’oggi in cui ci si vanta con sfilate oscene applaudite anche da certi Prelati di spicco, di aver perso la coscienza di sé, della propria identità, delle proprie radici, dello scopo della nostra vita sulla terra, compresi i rapporti famigliari e interpersonali per tuffarsi ciecamente nel nebuloso mondo “Alias, woke, trans, bis, plus ...”, cioè il Nirvana del nulla, del mutevole, del delirio, dell’idiozia, senza tempo, senza volto, senza radici, senza relazioni, in pratica un mondo glaciale senza Amore, per abbracciare teorie distopiche, allucinanti, folli e devianti, neppure ci si meraviglia del fatto che si possa usare un cesso come sala da studio o da ricevimento, o che si possa girare nudi affermando di essere vestiti di mantelli preziosi, in barba all’evidenza dei fatti.




C’è da sperare, tuttavia che, almeno per quei pochi eroi che credono nel valore dell’intelletto, della ragione, della volontà, della realtà, della natura..., come riferimento per non cadere nell’inganno diabolico della schizofrenia, dell’intelligenza artificiale o del suicidio, c’è da sperare che almeno costoro mantengano integra la loro intelligenza, come faro luminoso per quelle folle disorientate che cercano la luce della Via, Verità e Vita, unica fonte di quella gioia che solo Gesù Cristo può dare a chi lo cerca con sincerità di cuore.




In fede ringrazio mentre, in ginocchio, chiedo al mio Vescovo mons. Domenico Pompili la Sua Santa benedizione.




Patrizia Stella

patriziastella.com

lunedì 17 novembre 2025

QUESTA E' UNA LECTIO MAGISTRALIS. PARERE DI ALCUNI STUDIOSI

 

Cari amici,

mi permetto di evidenziare, tra le omelie dell'Anno Liturgico di don Ferdinando Rancan esposte in questo blog, in particolare la presente che riguarda il fine ultimo e anche primo della nostra vita, lo scopo del nostro vivere sulla terra per questi pochi decenni che ci sono concessi. Tenendo presente le condizioni e le necessità sia del nostro corpo che della nostra anima, in un "connubio" inscindibile tra Vita Naturale e Vita Soprannaturale per chi vuole vivere da figlio di Dio.

Riportando una frase di Sant'Agostino, d. Ferdinando ci ricordava che "la nostra vita sulla terra è da paragonare a una moneta che il buon Dio ci consegna per spenderla nel migliore dei modi e guadagnarci la Vita Eterna."  Da questa frase don Ferdinando ha ottenuto lo spunto per un libro interessante intitolato precisamente "LA MONETA DEL TEMPO" 

A parere di molti, sia il libro che questa omelia sarebbe da diffondere soprattutto nei seminari dove si studia di tutto e di peggio molte volte con grande rischio di perdere quel "filo conduttore" che Gesù Cristo ci ha tracciato per vivere da figli di Dio sulla terra e godere poi della Comunione con Lui in Paradiso, altrimenti rischiamo di fallire tutto, come spesso ci ricordava il nostro don Ferdinando.


Anno C – 33^ Dom. T.O. - La fine del mondo

https://www.youtube.com/watch?v=wx8rRNZ9kZY



Ricordo che tutti i libri di don Ferdinando Rancan sono reperibili 

presso la libreria della casa editrice Fede E Cultura, Via Marconi, 60, Verona,  che li invia 

anche a domicilio dietro richiesta.  (tel. 045/941851)

          

                                         patriziastella.com


domenica 16 novembre 2025

CONOSCERE IL DIRITTO PER DIFENDERSI

 


DIRITTI INVIOLABILI DELLA PERSONA

da far valere nel caso di obbligo o coercizione


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ORDINANZA

DEL TRIBUNALE DI FIRENZE

12 LUGLIO 2022


SENTENZA N. 1805/2022



UNA PERSONA NON PUO’ ESSERE COSTRETTA

PER SOSTENTARSI,

A SOTTOPORSI A TRATTAMENTI

INIETTIVI SPERIMENTALI

TALMENTE INVASIVI

DA INSINUARSI NEL SUO DNA

ALTERANDOLO IN UN MODO

CHE POTREBBE ESSERE IRREVERSIBILE,

CON EFFETTI AD OGGI IMPREVEDIBILI

SULLA SUA VITA E SALUTE,



Giudice Susanna Zanda

della seconda sezione civile

del tribunale di Firenze




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Prof. Beniamino Deidda, direttore della

Scuola Superiore di Magistratura:


IN QUESTO PAESE TUTTI IGNORANO IL DIRITTO


O TI VACCINI O TI LICENZIO”

è reato di estorsione all’articolo 629 cp

IL CORPO UMANO: IL PROPRIO CORPO È INVIOLABILE

E LA SALUTE PERSONALE NON E’ SACRIFICABILE

A TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA


Esiste una sentenza al riguardo:

CORTE COSTITUZIONALE SENTENZA N. 308/1990

Non è permesso il sacrificio della salute individuale

a vantaggio di quella collettiva.

Ciò significa che è sempre fatto salvo 

il diritto individuale alla salute

anche di fronte al generico interesse collettivo”.


NORIMBERGA 1945:

la somministrazione di farmaci (i vaccini lo sono)

contro la volontà del soggetto è un crimine contro l’umanità”.


OVIEDO 2000:

Un trattamento sanitario (quale è il vaccino)

può essere praticato solo se la persona interessata

abbia prestato il proprio consenso libero e informato”.


Art. 32 DELLA COSTITUZIONE:

...Nessuno può essere obbligato ad un determinato

trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

La legge non può in nessun caso violare

i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.


TRIBUNALE DI ROMA SEZIONE 6° CIVILE,

nella ordinanza n. 45986/2020 R.G. del 16 dicembre 2020.

DICHIARA ILLEGITTIMI TUTTI I DPCM 

A PARTIRE DAL 31.01.2020.

DICHIARA ILLEGITTIMO TALE STATO DI EMERGENZA

NEL METODO E NEL MERITO

E DICHIARA DUNQUE NULLIFICABILI

TUTTI GLI ATTI DA ESSI SCATURITI”.



venerdì 14 novembre 2025

CHIESTA AL VESCOVO DI VERONA L'APERTURA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI DON FERDINANDO

Carissime Associate e Associati,


Vi trasmettiamo di seguito il contenuto del post che don Ermanno ha pubblicato sul suo profilo di Facebook  per dare notizia della richiesta di apertura della Causa.
Vi suggeriamo di fare qualcosa di simile attraverso i social a cui avete accesso o attraverso la comunicazione personale per mail o lettera.

Vi preghiamo inoltre di diffondere la preghiera per la devozione privata. Potete chiederci di inviarvi copie dell’immaginetta.

                                              Il Consiglio Direttivo


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La notizia che vi  diamo oggi è importante e coinvolge ... cielo e terra.

San Tommaso d’Aquino insegna che i beati in cielo possono conoscere gli avvenimenti terreni. Se è così – e lo è – il 29 settembre scorso c’è stato in cielo e in terra, in contemporanea, un momento di grande gioia.

Don Ferdinando Rancan ha seguito dall’alto don Daniele Guasconi, postulatore, mentre consegnava in Curia a Verona gli attestati della fama di santità e chiedeva l’apertura della Causa di beatificazione di don Ferdinando stesso.


E la sua gioia è stata condivisa da noi che abbiamo seguito l’avvenimento ... da qui.
La procedura della beatificazione è iniziata; siamo contenti ed emozionati. Vi possiamo chiedere un aiuto?

Abbiamo bisogno di preghiera perché le valutazioni della Conferenza Episcopale del Triveneto e del Dicastero romano dei Santi siano positive;
•Vorremmo suggerirvi di seguire il Sito www.donferdinandorancan.it, ricco di tante informazioni su don Ferdinando e periodicamente aggiornato. Fatelo conoscere.

Servitevi della preghiera per la devozione privata, che potete scaricare dal Sito, e fateci conoscere i frutti dell’intercessione di don Ferdinando.


Un grazie a tutti voi particolarmente sentito.


                                                       Il Consiglio direttivo