mercoledì 28 marzo 2018

Pensierini della sera


“PENSIERINO DELLA SERA”
di don Ferdinando Rancan
Prima raccolta

Raccolta di brevi riflessioni dal libro “Il senso del vivere”

PREMESSA: CHI È L’AUTORE

Don Ferdinando Rancan, sacerdote della diocesi di Verona, noto nella sua città ma anche fuori per la sua zelante attività ministeriale soprattutto come confessore e direttore spirituale, è nato a Tregnago di Verona il 14 giugno 1926 ed è passato alla gloria del cielo il 10 gennaio 2017, all’età di novant’anni.
            Ha scritto alcuni libri su vari argomenti quasi tutti di vita ascetica rivolti per lo più al cristiano cosiddetto “laico”, cioè a quello che vive nel mondo in mezzo alle varie realtà e preoccupazioni quotidiane di lavoro, famiglia, figli, mutui, ecc. dentro le quali anch’egli ha il dovere di santificarsi, come sono tenuti a fare i consacrati nella vita sacerdotale o religiosa, ciascuno a seconda del proprio stato di vita vocazionale.
            Questa spiritualità ascetica come prerogativa dei laici non era molto capita e ancor meno accettata qualche decennio fa, allorquando don Ferdinando ebbe l’occasione provvidenziale per intervento divino, (ormai più di mezzo secolo fa) di conoscere
personalmente a Roma il Fondatore dell’Opus Dei, Josemaria Escrivà de Balaguer, (dichiarato santo nel 2002 da San Giovanni Paolo II), e di assimilarne pienamente lo spirito, a tal punto che chiese l’ammissione all’Opus Dei come sacerdote diocesano, il primo in Italia. Questo non comportava nessun cambiamento dal punto di vista del suo ministero in diocesi perché rimaneva sempre a disposizione del suo Vescovo di appartenenza, ma lo impegnava a seguire la specifica formazione spirituale propria del carisma dell’Opus Dei voluta dal Fondatore facendosi nel contempo apostolo nei vari ambiti dove si trovava ad operare.
            Ebbe una vita che si potrebbe definire avventurosa, ma sempre all’insegna della “massima fedeltà”, anche davanti a grandi prove che dovette subire e che don Ferdinando pensò di riassumere nel suo ultimo scritto autobiografico “STORIA DI UN SOMARELLO”, titolo da lui voluto perché tale si riteneva davanti a Dio e anche davanti agli uomini, senza tener conto invece della sua profonda cultura che, al di là delle due lauree, in Scienze biologiche e in Teologia, grazie alle quali potè insegnare per molti anni nei Licei e in Seminario, si manifestava anche attraverso quel dono soprannaturale della “Sapienza” che Dio concede ai suoi servi fedeli.

“Storia di un somarello” il cui sottotitolo “Sacerdote cattolico fino all’ultimo respiro” fu aggiunto in seguito dai curatori del libro, è stato boicottato, o per lo meno “bloccato”, come è ormai risaputo, per motivi non ancora chiari che pongono inevitabilmente una domanda fondamentale: “Come mai tanti ostacoli per la pubblicazione di un libro autobiografico pronto da anni, positivo e perfino edificante perché mette in risalto anche le virtù delle persone che sono tuttora vivi testimoni, libro che ha la prefazione di due Vescovi e di un teologo e che molti si aspettano visto che lui ha lasciato detto di pubblicarlo subito dopo la sua morte?” Tralasciamo le varie motivazioni dal sapore pretestuoso che sono state date, tali però da poterlo bloccare a norma di legge, nonostante l’approvazione soprattutto del Vescovo di Verona, Mons. Giusppe Zenti, dal quale dipende comunque l’eventuale causa di beatificazione.
La risposta che balza alla mente di molti si potrebbe riassumere così: in questo momento di grande confusione dottrinale, anche all’interno della Chiesa, la figura e l’opera di don Ferdinando potrebbe non risultare in linea con un pensiero corrente dominante che rovinosamente si sta facendo strada. Don Ferdinando, infatti, non è stato un prete battagliero o un confutatore di eresie, ma neppure si è lasciato incantare dalle sirene del “politicamente corretto”. È stato semplicemente un autentico e vero sacerdote, dotto, saggio, umile, provato nel corpo e nell’anima, di grandi virtù e di una intensa vita spirituale e di preghiera che, illuminato dallo Spirito Santo, ha saputo cogliere “i segni dei tempi”, mantenendosi sempre coerentemente ancorato alle verità della Fede che non mutano con le mode del mondo.
Don Ferdinando Rancan non amava compromessi e neppure era suo stile mettere sotto accusa qualcuno, ma agiva solo per Dio, in spirito di verità e di carità, spesso non capito e perfino emarginato nel suo operato sacerdotale. La prima carità don Ferdinando la esercitava nei confronti di Dio, nella contemplazione silenziosa, nell’affermazione della verità sempre dentro la “carità”, che poi riversava sulle anime che quotidianamente affollavano la sua chiesa e ultimamente la sua casa, fino agli ultimi giorni della sua vita.
La sua profonda umiltà, non quella falsa che cede a tutti i venti di tempesta, ma quella ben solida perché ancorata alla Parola di Dio e ai Sacramenti, è manifestata perfino dal titolo che lui stesso ha voluto dare al libro: “Storia di un somarello”, quel somarello che San Josemaria Escrivà, il Fondatore dell’Opus Dei, aveva preso come “modello” di virtù per tutti i suoi figli: esempio di umiltà ma anche di laboriosità, di tenacia ma anche di docilità alla volontà di Dio in mezzo alle prove della vita.
Dio ha sempre inviato in mezzo al suo popolo speciali testimoni della fede: profeti, santi, martiri, ma anche persone umili e semplici, come madri di famiglia, sacerdoti, catechisti, ecc. e li ha inviati per noi, per il nostro bene, perchè possiamo attingere dal loro esempio la fede e l'amore di Dio per non smarrirci davanti all’avanzare di tanto male, soprattutto quando è presentato come un bene, come rimedio al male. Dobbiamo tenerci ben ancorati a loro e tra di noi come in una cordata di montagna verso le più alte cime della santità. Questi personaggi che il popolo di Dio sa individuare bene perchè sono come "punti luminosi in mezzo al buio”, sono spesso messi alla prova da Dio stesso per saggiarne la fedeltà "come oro nel crogiolo". Da parte nostra abbiamo il dovere di tenere viva la loro memoria, anche attraverso i loro scritti, lettere, libri, testimonianze ecc. chiedendo il loro aiuto, osando chiedere anche grazie e miracoli a Dio per loro intercessione, perché grande è la nostra responsabilità se perdiamo di vista questi nostri “compagni di viaggio”. Ancor più grave se si vogliono emarginare con pretesti perché non più in sintonia con le mode dei tempi.

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Con la pubblicazione di questa rubrica intitolata “Pensierino della sera” vogliamo offrire qualche breve spunto di vita spirituale e ascetica, che abbiamo pensato di numerare per praticità, estratto dal suo primo libro “IL SENSO DEL VIVERE”, piccolo compendio di antropologia, filosofia, teologia, ascetica ecc. che, a detta di molti lettori, dovrebbe essere fatto leggere ai ragazzi liceali prima di iniziare i vari corsi di filosofia nelle scuole. Questo libro, infatti, potrebbe fornire ai giovani quella importante, sia pure semplice base filosofica fondata per lo più sul “senso comune” che l’autore aveva abbondantemente attinto dalla filosofia di uno dei più grandi interpreti di San Tommaso di questo secolo, il prof. mons. Antonio Livi. Se i ragazzi studiassero la sana filosofia, quella appunto che parte dalla realtà che è davanti a noi, detta del “senso comune”, quante deviazioni culturali-psicologiche e quante depressioni o sbandamenti si eviterebbero! Perché quando la verità illumina l’intelletto, anche il cuore gioisce perché si rende conto di essere sul giusto cammino. E se il cuore gioisce, non lo fermi più, perché parte in quarta per imprese apostoliche audaci fatte per amore di Gesù, sull’esempio di molti santi.


🐤 1)   Pensierino della sera. Di don Ferdinando Rancan
L’UNICO VERO DIO.
Dio non ha lasciato gli uomini nell'ignoranza e nemmeno nella confusione e nell'incertezza riguardo alla verità primaria e fondamentale della nostra vita. Non ci ha lasciati in balia di un Dio vago e generico che appaghi i desideri di tutti.
Dio ha voluto andare oltre la natura e con la Rivelazione ci ha aperto gli orizzonti sconfinati della sua realtà divina e le meraviglie compiute dal suo amore. Questa Rivelazione ci fa conoscere le due Verità fondamentali della nostra fede: l'Unità e Trinità di Dio; l'Incarnazione, la Passione, la Morte e la Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. È questa la fede cristiana. Una fede che non solo illumina il nostro intelletto, ma stabilisce tra noi e l'unico vero Dio un rapporto nuovo, soprannaturale, divino e anche umano nella Persona del Figlio di Dio: Gesù.
Da "il senso del vivere".

🐤  2)  Pensierino della sera. Di don Ferdinando Rancan
IL DESTINO ETERNO DELL’UOMO.
"Gloria di Dio è l'uomo vivente" dice S. Ireneo di Lione, ciò vuol dire che l'uomo non può essere sufficientemente definito e compreso, se non si tiene conto del suo destino di eternità, del suo fine ultimo.
In altre parole l'uomo non è definibile e nemmeno intelligibile se non si tiene conto del fine al quale è stato chiamato: la visione di Dio e l'intima Comunione con Lui".
Da "il senso del vivere"

🐤 3)   Pensierino della sera. Di don Ferdinando Rancan
SIGNIFICATO DEL DOLORE.
Quando il dolore ci sembra ingiusto e crudele, disumano e ingiustificabile, l'unica risposta è la preghiera di abbandono; cioè l'atteggiamento di una creatura che non comprende ma che si consegna nelle braccia di suo Padre. È questo l'atteggiamento degli umili e dei semplici, di chi è convinto che Dio non è un Signore lontano, che assiste indifferente e impassibile al dolore degli uomini, ma un Padre ricco di misericordia che, come racconta la parabola del buon samaritano, ha inviato suo Figlio Gesù a raccoglierci "percossi e feriti" su questo nostro cammino terreno, a fasciare le nostre ferite versandovi l'olio della sua pietà e della sua consolazione.
Da "Il senso del vivere".

🐤 4)   Pensierino della sera. Di d. Ferdinando Rancan.
LA QUARESIMA: LA GIOIA DEL RESTAURO.
È vero, gli anni ci tolgono energie fisiche, ma ci danno la sapienza del cuore; affievoliscono gli occhi del corpo, ma affinano gli occhi dell'anima; ci offrono quella che possiamo chiamare " la gioia del restauro".
Chiamiamo cosi la possibilità di riparare gli errori della nostra vita. Riparare il male commesso è uno dei gesti più nobili e degni di rispetto: possiamo riparare accettando innanzitutto con lealtà e umiltà le conseguenze spiacevoli o dannose causate dai nostri comportamenti; possiamo riparare il danno materiale e morale arrecato con le nostre azioni o tutto ciò che di sbagliato c'è stato nelle nostre scelte e convinzioni.
Proprio con la penitenza possiamo compiere l'opera di "restauro" della nostra anima e della nostra vita. La consapevolezza di aver rettificato i nostri errori, i nostri sbagli, anche col sigillo di una buona confessione generale di tutta la vita, riparando il male commesso, è fonte di pace e di gioia, del "gaudium cum pace" che Dio concede alle anime umili.
Da "Il senso del vivere".

🐤 5)   Pensierino della sera. Di don Ferdinando Rancan.
LA SPERANZA.
Nella vita non possiamo camminare senza il "pane" della speranza. Per noi cristiani questo pane è la fiducia in Dio e la meta è la perfetta Comunione con Lui in cielo. Il pane della speranza è forza e sostegno per la nostra anima perché genera in noi la certezza che Dio non inganna.
Esiste un pane mondano di coloro che mettono la loro fiducia non in Dio ma solo nella efficienza, nel successo, in quella "società perfetta" che è l'utopia di tutte le ideologie moderne. E a forza di puntare solo sulle nostre forze escludendo l'aiuto di Dio come inutile o come intralcio ai nostri progetti, Dio si fa da parte e ci lascia campo libero. "Speriamo che tutto vada bene" si dice allora comunemente ma senza alcun riferimento all'intervento di Dio nella nostra vita. Noi cristiani siamo chiamati a percorrere il tempo della nostra vita sostenuti dalla "speranza" come virtù umana che ci fa puntare sull'aiuto di Dio nei vari problemi della vita, ma soprattutto siamo chiamati a vivere la SPERANZA come VIRTÙ TEOLOGALE che ha come oggetto Dio stesso o meglio, la Comunione perfetta con Lui nel cielo. La meta della Speranza cristiana, la Speranza dei figli di Dio, è dunque altissima: è il Sommo Bene, conosciuto, desiderato e amato da noi come l'unico BENE veramente prezioso e importante.
Da "Il senso del vivere"

🐤 6)   Pensierino della sera. Di don Ferdinando Rancan.
SPERANZA E SANTITÀ.
Dire che l'oggetto ultimo della speranza è Dio stesso in una perfetta ed eterna Comunione con lui, è come dire che siamo chiamati alla santità. È una meta che va oltre ogni possibilità umana e nessuno potrebbe aspirare a tanto se non sapesse che ciò corrisponde a una precisa volontà di Dio. Questo infatti è il suo progetto su di noi dall'eternità: "Lui (Gesù) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto". (Ef. 1,4).
La meta è tanto alta che pochi cristiani sono veramente convinti di essere chiamati alla santità. Sono invece molti che giudicano perfino poco praticabili i Comandamenti di Dio e vogliono adattarsi a una vita cristiana piu "normale". La loro speranza non va oltre le esigenze della mediocrità, si accomodano su un livello di vita onesto, da galantuomini, limitandosi a non fare del male a nessuno e a rispettare tutti. Tarpano così le ali della speranza cristiana che in tal modo non conosce più le divine audacie della santità evangelica, le pazzie di un amore che non si appaga di mediocri desideri.
                                                                  Da "Il senso del vivere".


🐤 7)   Pensierino della sera. Di don Ferdinando Rancan.
PREGHIERA A SAN GIUSEPPE PER L’ITALIA.
Percependo da anni la situazione difficile in cui versa la nostra patria (non dobbiamo temere di chiamarla così) d. Ferdinando aveva invitato i fedeli a recitare una bella e antica preghiera a S. Giuseppe, patrono della Chiesa universale e quindi anche dell’Italia, sede per volontà di Dio, della Chiesa di Cristo e del suo Vicario, il Papa.

Glorioso San Giuseppe,
sposo della Vergine Maria, Madre di Gesù,
tu che sei patrono della Chiesa universale,
ascolta le suppliche che ti rivolgiamo
in quest'ora di confusione e di decadimento:
proteggi l'Italia e tutte le nostre famiglie.
Quell'Italia scelta con predilezione da Cristo
per collocarvi la sede del suo Vicario il Papa;
quell'Italia disseminata dei santuari della Vergine Maria
 e forgiata dai Santi.
Ottienici con la tua potente intercessione,
unita a quella della tua Santissima Sposa,
uomini nuovi,
che abbiano il coraggio di abrogare le inique leggi
contro Dio e contro l'uomo.
Fa' che la nostra patria possa continuare ad essere
centro vivo di civiltà cristiana,
faro di luce in tutto il mondo,
terra di Santi per la gloria di Dio
e per la salvezza di tutti gli uomini.
GESÙ GIUSEPPE E MARIA,
SALVATE CHIESA E ITALIA.
COSÌ SIA.


🐤 8)   Pensierino della sera. Di don Ferdinando Rancan.
L'INTELLETTO NELL'ATTO DI FEDE.
Non c'è dubbio che nella nostra cultura occidentale la grande malata è l'intelligenza. In tutte le epoche storiche l'oscurarsi dell'intelligenza è sintomo di decadenza. Perciò una rinascita della cultura occidentale non può cominciare che dalla rinascita dell'intelligenza recuperandola alla verità e restituendola al suo ruolo primario nella vita della persona e della società.
Nel pensiero di San Giovanni ciò che si contrappone alla verità non è l'errore ma la menzogna. Il non uso dell'intelligenza porta all'ignoranza colpevole della verità col rischio non solo di cadere nell'errore ma nella menzogna e di essere più facilmente manipolabili dai nemici di Cristo.  Nell'uomo la conoscenza non è infusa, né intuitiva, ma è acquisita. Abbiamo perciò bisogno dello studio e dell'istruzione anche per approfondire le verità della nostra fede. Molti cristiani sono rimasti con una conoscenza elementare, incompleta, ricevuta da bambini e mai approfondita della Rivelazione che Dio ci ha dato.
Una formazione superficiale circa la dottrina della Fede porta a vivere una vita cristiana mediocre, facile al compromesso e soprattutto povera di amore. Infatti si ama poco ciò che si conosce poco. E nel caso della nostra Fede cattolica, se non si conosce, anche attraverso lo studio della dottrina, chi è Dio e quanto grande è il suo amore per ognuno di noi, come potremo a nostra volta pronunciare quelle preghiere del cristiano tutte impostate sul rapporto di amore tra la creatura e il suo Creatore? "Ti adoro, mio Dio e ti amo con tutto il cuore, ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno...". Quanto è meraviglioso il nostro Dio-Amore e quanto grande è la nostra responsabilità se non ci impegniamo per conoscerlo, attraverso la preghiera e lo studio della Sua Parola e della dottrina cattolica che la Chiesa lungo i secoli ci ha tramandato.


🐤 9)   Pensierino della sera. Di don Ferdinando Rancan.
FIGLI DI DIO O CREATURE DI DIO.
La vita umana non è riducibile solo al suo ciclo biologico perché ha come filo conduttore il pensiero e l'esperienza interiore.  Il nostro essere persona conserva la sua identità e la sua unicità pur attraversando le fasi del ciclo vitale: infanzia, adolescenza, giovinezza, maturità, vecchiaia, perché le singole età della vita sono fasi di un'unica esperienza vissuta da un unico soggetto: l'io.
Tutta la vita è un dono, è tutta data e ricevuta. Quando non la sappiamo vedere come dono, non ci resta che subirla come una fatalità. Se sapremo risalire dalla nostra vita a Colui che ce l'ha donata, a Dio, fonte dell'essere e della nostra esistenza, arriveremo a una delle esperienze interiori più affascinanti: la consapevolezza della nostra "creaturalità". Il pensiero moderno l'ha da tempo rifiutata, tuttavia riscoprire questa verità è un'autentica rivoluzione culturale.
Nel cristianesimo tutta l'esperienza religiosa si fonda essenzialmente sul senso vivo della nostra Filiazione divina che ci unisce a Cristo e che discende da quella verità stupenda e consolante che è la paternità di Dio. Ma questa esperienza non è immediata e diretta, perché è del tutto soprannaturale ed esige la fede.
L'esperienza creaturale invece, può essere immediata e diretta perché si tratta di una realtà costitutiva del nostro essere e senza di essa non è possibile nemmeno una vera religiosità puramente naturale. Per questo è importante far capire anche ai non cristiani la consapevolezza di essere creature per arrivare a Dio Creatore innanzitutto, e solo successivamente a Dio Padre, concetto cristiano per eccellenza.   Se io mi spingo oltre il momento iniziale della mia esistenza, mi incontro con Dio, puro Atto di essere, dalla cui Onnipotenza io emergo come creatura che ormai non si staccherà più da lui perché Egli la tiene nelle sue mani: mani grandi di Creatore onnipotente e fedele.
Sgorgano come un grido le parole del Salmo: "In manibus tuis tempora mea". Nelle tue mani sono i miei giorni. Tu sei la mia Sorgente, la mia Onnipotenza; sei per me l'Essere e l'esistere, il mio vivere, il mio tutto. Noi non assaporiamo mai abbastanza la bellezza di questa esperienza creaturale, esperienza esaltante e indicibile, primo passo indispensabile per comprendere meglio quello successivo: la paternità di Dio.
(Da "Il senso del vivere)

A cura di Patrizia Stella

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