venerdì 7 settembre 2018

La moneta del tempo

“RIFLESSI DI CIELO”

Raccolta di brani scelti dai libri di don Ferdinando Rancan

Secondo libro

LA MONETA DEL TEMPO
Un calendario per l’anima


INTRODUZIONE  

Come dicevamo nella raccolta precedente dal titolo “Il tempo, l’eternità”, che è il primo libro realizzato dall’autore, questo secondo libro ne rappresenta, in un certo senso, il completamento, in quanto porta a termine il progetto di Dio sull’uomo: creatura composta di anima e di corpo, e pertanto, mentre nella prima parte è stato approfondito l’aspetto

umano dal punto di vista antropologico, filosofico, anche spirituale come attività dell’intelligenza, in questa seconda parte viene messo in rilievo essenzialmente l’aspetto soprannaturale della creatura nei confronti del Creatore, che si concretizza in una vita di preghiera e di ascetica secondo il volere di Gesù che ci ha consegnato attraverso la Chiesa cattolica e i Sacramenti.
Per questo l’autore inizia con l’analizzare il significato del “Tempo” nei sette giorni della settimana, non dal punto di vista lavorativo ma religioso.

LA DOMENICA,     il giorno del Signore per eccellenza, giorno della sua Risurrezione.
LUNEDI’          dedicato alla devozione alla Santissima Trinità.
MARTEDI’        dedicato alla devozione agli Angeli Custodi
MERCOLEDI’    dedicato alla devozione a San Giuseppe, sposo castissimo di Maria
GIOVEDI’        dedicato al Mistero Eucaristico
VENERDI’        dedicato alla Passione del Signore
SABATO        dedicato alla devozione a Maria, la Madre di Gesù e Madre nostra.

L’uomo è creatura e come tale è relativo a Dio; da Lui ha ricevuto l’essere, l’esistenza ed ogni cosa. Tale rapporto con Dio è dunque radicato nell’essere stesso dell’uomo e iscritto nella sua stessa natura; costituisce, perciò, il fondamento di ogni religione. L’uomo è appunto “animal religiosum”. Dalla consapevolezza della propria creaturalità, e dall’accettazione del proprio legame con Dio, nasce nel cuore dell’uomo il sentimento di un dovere morale, quello di esprimere a Dio l’adorazione, la lode, il riconoscimento della sua grandezza e della sua benevolenza.  L’insieme di questi sentimenti e le loro manifestazioni concrete prendono il nome di “culto”, culto verso Dio e verso le persone (i Santi) e le cose che a lui si riferiscono.

Il culto verso Dio ha due dimensioni: una sensibile, con manifestazioni esteriori (culto esterno): preghiere, prostrazioni, inginocchiarsi, segno di croce, canti, celebrazioni ecc. e una dimensione interiore, spirituale (culto interno) spesso non visibile all’occhio nudo. Il culto esterno ha bisogno di quello esterno per non cadere nell’ipocrisia, ma anche il culto interno ha bisogno di quello esterno, altrimenti la sua professione esteriore rischia di spegnersi totalmente. Altre componenti del culto che concorrono ad esprimere la religiosità umana sono: un insieme di conoscenze religiose e la vita morale.

Centro e mediatore di ogni religiosità umana è Gesù Cristo, il Figlio di Dio fatto uomo. Perciò, il vero culto verso Dio è possibile solo attraverso Gesù Cristo. Queste cose l’uomo secolarizzato del nostro tempo le ignora; se gli vengono insegnate non le capisce e quando se le sente proporre le rifiuta come assurde e ridicole, comunque del tutto insignificanti e senza importanza per la propria vita. Eppure se vogliamo recuperare l’uomo, dobbiamo recuperare Dio. Se dobbiamo difendere l’amore verso l’uomo, dobbiamo affermare l’amore verso Dio. Proprio da questo amore umano e divino sta l’impegno fondamentale del cristiano. Il tempo e la vita su questa terra ci sono dati per amare. Solo questo amore può “redimere il tempo” e dare ad esso valore di eternità. Redimere cioè riscattare il tempo dalla precarietà che gli è propria per dargli valore di eternità. In altre parole, redimere il tempo vuol dire per noi santificare la nostra vita e orientare a Dio tutte le realtà umane. Con ragione affermava Sant’Agostino “L’eternità si compra con la moneta del tempo”. Vale a dire che da come noi utilizziamo i nostri talenti (la moneta) in questo lasso di tempo che ci è dato vivere su questa terra : 50, 70. 90 anni… dipende la nostra Vita Eterna in Cielo.

D’altra parte sono ben chiare le parole di Gesù nel Vangelo quando afferma, riferendosi a quelle persone che accumulano tesori sulla terra senza mai pensare al cielo “A che serve all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde la sua anima?” Per noi abituati alle corse frenetiche per accaparrarci i beni di questa terra, sia pure doverosi per vivere, difficilmente possiamo capire il valore di una Vita nell’aldilà che non finisce mai e che potrebbe essere positiva per chi va in Paradiso e terribile per chi va all’Inferno. Ma ci fidiamo di Gesù che ha promesso agli Apostoli: “Là dove sarò io, sarete anche voi!” E dove è presente Gesù sappiamo che è il massimo della felicità. Gesù cambia la vita umana, dà una nuova dimensione, soprannaturale ed eterna, all'uomo e al suo destino facendolo entrare in comunione con Dio. Che cosa poteva fare di più per noi?


******************************************

DAL n. 11  al  21

🐤 11.  GIOVEDÌ SANTO.
Quello che Gesù ha compiuto in quella sera durante la Cena pasquale rimane un gesto fondamentale per la storia dell'umanità. Istituendo Eucaristia e Sacerdozio, Gesù ha voluto che fosse possibile ad ogni uomo incontrare la salvezza. Forse per questo quel giovedì fu il giorno più atteso dal Signore, il più desiderato dal suo cuore. "Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione..." (Lc. 22.15). E l'Eucaristia è precisamente questo: la prova suprema dell'amore di Cristo per noi.
L' Eucaristia è il centro della vita della Chiesa e del cristiano, perciò la devozione all'Eucaristia trova profondamente unite la Liturgia e la Pietà. Infatti ciò che identifica il cristiano non è la preghiera - in tutte le religioni si prega - neppure sono le altre espressioni della religiosità, pellegrinaggi, sacrifici, voti, processioni ecc. Non è nemmeno l'esercizio delle virtù morali. Tutto questo fa di una persona un uomo pio, onesto, ma non ancora un cristiano.
La vita cristiana è la VITA DI CRISTO IN NOI. Ora Gesù è stato esplicito: "Se non mangiate la mia carne e non bevete il mio sangue, non avrete in voi la vita...". Questa è dunque l'identità del cristiano: essere un altro Cristo. E questa identità si esprime, si realizza e si manifesta nella partecipazione al mistero eucaristico, mistero che avviene nella santa Messa al momento della Consacrazione. Il sacerdote compie gli stessi gesti e pronuncia le stesse parole di Gesù. In quel momento le parole del sacerdote hanno la stessa efficacia che hanno avuto sulle labbra di Cristo nell'ultima Cena. È l'Eucaristia come sacrificio. La salvezza infatti si è compiuta mediante il sacrificio della Croce e Gesù ha voluto che il suo sacrificio si perpetuasse nei secoli fino al suo ritorno. Perciò la Santa Messa è chiamata anche il "sacrificio dell'altare".

 🐤12.  VENERDÌ SANTO.
La feria sesta della settimana, il venerdì, era dedicata dai pagani alla dea della bellezza: Venere, ma nella Liturgia della Chiesa il venerdì rivestirà un significato completamente nuovo, desunto dal Venerdì più importante di tutto l'anno: il Venerdì Santo, la feria sexta in Passione Domini.
    L’accostamento può sembrare stridente ma non lo è: "il più bello tra i figli degli uomini" si presenta a noi nella Passione come "un quadro di dolori" ma la sofferenza non toglie bellezza a quel Volto. Il sangue, gli sputi, la polvere hanno velato ma non nascosto la perfezione delle sue fattezze forti e amabilissime. Mai sulla terra un volto umano ha rivestito tanta bellezza, e nessuna bellezza ha suscitato nel mondo tanto amore.
Dolore e Amore: è il binomio della Passione. Le due braccia della Croce. Nel Venerdì santo si è compiuta la Redenzione, in quel giorno l'Amore ha redento il dolore e la croce ha cessato di essere maledizione; l'amore l'ha fatta diventare il sigillo del cristiano.
Dolore e Amore: Gesù crocifisso e il Sacro Cuore. Il Venerdì ci ricorda queste due grandi devozioni che hanno forgiato molti santi e sono un prezioso tesoro nel patrimonio della pietà cristiana. Sappiamo che il racconto evangelico della passione del Signore costituisce il nucleo originario sia dei Vangeli scritti, sia della primitiva catechesi apostolica. Questo ci dice la consapevolezza che avevano gli Apostoli dell'importanza del mistero pasquale del Signore, cioè della sua morte e risurrezione. Mistero pasquale che gli Apostoli avevano compreso in profondità solo nella Pentecoste per opera dello Spirito Santo.
Comunque la Passione del Signore, anche dopo averla compresa nel suo significato restava sempre agli occhi degli Apostoli un fatto traumatico, una ferita insanabile nell'animo e nella sensibilità di quanti avevano assistito al furore di tanto odio e di tanta cattiveria. Per noi la Passione del Signore nei suoi aspetti più drammatici e assurdi ci rivela due verità importanti per la nostra vita interiore: la gravità e la malizia del peccato, l'amore senza limiti che Gesù ha avuto per noi. Gesù crocifisso, davanti al quale i Santi versavano copiose lacrime, rimane la strada maestra per la nostra santità, scuola impareggiabile del dolore e dell'amore: un dolore che ci porta ad aborrire il peccato, e un amore che ci spinge a dare anche noi la vita per servire il Signore.

🐤 13.  SABATO SANTO
Nel Triduo pasquale il sabato rimaneva un giorno liturgicamente "vuoto", un giorno riservato al silenzio e alla riflessione. Veniva perciò spontaneo, dopo aver celebrato nel venerdì la Passione del Signore, ricordare nel sabato, il dolore e la passione della madre di Gesù che, ai piedi della Croce, era stata intimamente unita al sacrificio di Cristo. Tanto più che in quel sabato così vuoto e triste, l'unica persona che seppe conservare la fede in Gesù e la certezza che tutto si stava compiendo secondo il disegno di Dio, fu lei, la Madre del Redentore.
Non sappiamo se queste o altre furono le considerazioni che portarono la pietà cristiana a fare del sabato un giorno mariano. Sta di fatto che fra tutte le devozioni ricordate nei vari giorni della settimana, questa del sabato dedicato alla Madonna è, dopo quella del venerdì dedicato alla passione del Signore, la devozione più diffusa. Inoltre, con la conoscenza sempre più profonda del mistero di Cristo, anche il ruolo di Maria si rivelò sempre più chiaramente nella sua grandezza e importanza. Questo ci aiuta a capire che la devozione alla Madre di Dio non è una devozione facoltativa, puramente devozionale, ma risponde a una precisa volontà di Dio che ha affidato a Maria una missione unica e singolare nella storia della nostra salvezza.
I Vangeli parlano della manifestazione di Gesù dopo la sua Risurrezione a Maria Maddalena e alle donne che andarono con viva trepidazione al sepolcro di buon mattino portando aromi. Non si parla di Maria in mezzo a loro. E perché? Perché Maria sapeva già tutto e se ne stava serena da sola al Cenacolo meditando sugli eventi. Per il fatto che Gesù, appena risorto, andò a manifestarsi subito e innanzitutto a sua Madre, a Maria! Qualunque bravo figlio lo avrebbe fatto in una situazione angosciante come quella: rassicurare la Madre amata e confermarla nella sua incrollabile fede. A maggior ragione lo fece Gesù che aveva di sua madre un altissimo concetto per essere stata scelta da Dio come madre del Salvatore e pertanto preservata dal peccato originale. Solo lo Spirito Santo fu testimone di quell'incontro d'amore tra Figlio e Madre. Tuttavia i padri della Chiesa e anche i Santi sono concordi nel supporre questo gesto di attenzione del Risorto prima di tutti nei confronti di sua Madre, la Vergine Maria e poi verso le altre donne all'alba del giorno seguente

🐤 14    DOMENICA DI PASQUA. CRISTO È VIVO. "Pasqua è luce, Pasqua è gioia, vinta è l’ombra della notte, è risorto il nostro Re, ci riscatta a libertà. Cielo esulta, terra canta". (Dal preconio della messa pasquale). La Liturgia del Triduo pasquale che celebra il mistero di Cristo morto e sepolto, si apre al "trionfo" della risurrezione, alla "vittoria gloriosa" della Pasqua. Perché tanta enfasi? Dicono gli increduli. Per l'uomo della civiltà tecnica che importanza può avere un Giudeo morto più di duemila anni fa? Come possiamo noi cristiani far capire che le verità della nostra fede sono fondamentali per la vita di qualunque uomo? Dopo la morte ci aspetta un destino di eternità, o per la felicità eterna o per la dannazione eterna. Per tutti e non solo per i cristiani. Camminare nella vita senza fede è una grande sventura e rischia di essere una disgrazia irreparabile. Cristo morì per i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto e risuscitò il terzo giorno, secondo le Scritture. Se Cristo non fosse risorto, vana sarebbe la nostra fede, dice S. Paolo, perché ogni discorso sul cristianesimo resterebbe marginale e retorico se non partisse da questo presupposto che è stato fin dall'inizio il fondamento della predicazione degli Apostoli: la risurrezione della carne! Solo Gesù risorto è la risposta definitiva di Dio sul nostro destino di eternità.

🐤15.  LA PASQUA CRISTIANA.
Il tempo pasquale è chiamato dalla Chiesa "tempo forte" perché fondamentali sono le verità che vengono ricordate, ma forte anche per i temi della vita cristiana che vengono riproposti. Il cristiano è Colui che nasce dalla Pasqua di Cristo; è colui che rivive il mistero di morte e risurrezione del Signore.
Gli Ebrei celebravano la Pasqua come un rito "per non dimenticare" un memoriale che ricordava quello che Javhe' aveva compiuto con i loro padri. Era quindi un rito di ringraziamento e di lode al Dio di Israele per i grandi benefici che egli aveva concesso al suo popolo. La Pasqua di Cristo non fu un rito ma un "mistero" cioè un reale intervento di Dio nell'umanità di Cristo. Dio volle rinnovare tutta l'umanità e l'intera creazione secondo il suo disegno di salvezza attraverso l'offerta sacrificale di suo Figlio fatto uomo. La Pasqua di Cristo ha dunque un valore ben diverso dalla Pasqua ebraica, non solo perché questa era la "figura" e Cristo la "realtà", ma anche perché Cristo nella sua Pasqua, unisce intimamente l'aspetto salvifico all'aspetto sacrificale: Cristo è Redentore e insieme Sacerdote eterno. Proprio perché fu un sacrificio di adorazione al Padre, la Pasqua di Gesù Cristo ebbe un valore salvifico per tutta l'umanità.

🐤16      DUE ATTRIBUTI DELLA PASQUA CRISTIANA.
Abbiamo detto che la Pasqua cristiana è rito ed è mistero; è rito perché richiama i segni salvifici della Pasqua ebraica, ed è mistero perché contiene la realtà del Sacrificio di Cristo. La Chiesa perciò chiama la Pasqua cristiana: Sacramenta paschalia: i Sacramenti pasquali. I Sacramenti che hanno significato Pasquale sono il Battesimo e l'Eucaristia. Il Battesimo ci ricorda e attua in noi l'aspetto salvifico della Pasqua, aspetto prefigurato nella liberazione degli Ebrei dall'Egitto attraverso le acque del Mar Rosso; l'Eucaristia ci ricorda e attua in noi il sacrificio di Cristo nella sua Pasqua di morte e risurrezione. Tutta la Liturgia pasquale è insieme Liturgia battesimale e Liturgia eucaristica. Gesù stesso chiama la sua morte un "Battesimo".
Nel richiamare queste realtà è necessario da parte nostra uno sforzo di riflessione. C'è pericolo infatti che noi ascoltiamo queste cose e le sentiamo lontane nel tempo ed estranee alla nostra situazione attuale, alla nostra realtà quotidiana. Queste sono certamente cose di Dio, pensiamo, e deve farle lui perché noi abbiamo i nostri problemi, lavoro, famiglia, società ecc. E a queste dobbiamo pensarci noi. Abbiamo già detto che la storia di Dio e dell'uomo non sono due storie parallele, ma strettamente legate e comunicanti perché Dio agisce dentro la storia dell'uomo e il tempo della salvezza è presente in ogni momento della nostra vita. Infatti la fede è vedere il "Dio-che-salva" presente nella mia vita.
Chiediamo alla Madonna, che "portava tutte queste cose meditandole nel suo cuore" di sentirci anche noi interessati e attratti da quanto Dio ha fatto e continua a fare nel mondo per l'umanità. La vita del cristiano è una vita pasquale, è la vita di Cristo morto e risorto che in qualche modo continua in noi. Ignorarla o sottovalutarla è gravissima responsabilità da parte nostra, di cui Gesù, Giusto Giudice, ci chiederà conto.

🐤 17    LA RISURREZIONE: FONDAMENTO DELLA FEDE.
Nella Bibbia e soprattutto nel Vangelo si ricordano vari episodi di morti che vengono risuscitati dalla Potenza di Dio: il più famoso è quello di Lazzaro chiamato a vita dopo quattro giorni dalla sepoltura. Ma si tratta di un ritorno alla vita attuale, passibile, mortale, ancora soggetto ai limiti e precarietà della condizione terrena.
LA RISURREZIONE DI CRISTO INVECE È UNA NOVITÀ ASSOLUTA. La vita di Cristo risorto è una vita nuova, è partecipazione alla vita eterna. Il corpo di Gesù è un vero corpo ed è di Gesù, ma in una condizione del tutto nuova, completamente diversa. È un corpo non più soggetto alle leggi attuali, alla gravitazione, alla impenetrabilità, alle necessità fisiologiche, alla fatica, alla morte: il tempo non conta più. E soprattutto il corpo partecipa alla beatitudine e allo splendore dell'anima. Perché mai gli Apostoli di fronte a Cristo risorto sono stati presi da stupore e da spavento come di fronte a un fantasma, mentre non si sono per nulla allarmati davanti a Lazzaro e agli altri risuscitati da Gesù? Il fatto è che Gesù risorto era si, con i segni della sua passione, ma non era il Gesù "pesante" di prima, era un Gesù "leggero" etereo, con un vero corpo ma spiritualizzato. Tanto che il Vangelo parla di Gesù che passa attraverso i muri per entrare nel Cenacolo. Pur tuttavia era il vero Corpo di Gesù non un fantasma che si perde nell’etere.
La risurrezione di Gesù è un cambiamento inimmaginabile. È stata una "Pasqua" cioè un passaggio dalla morte alla vita, dalla condizione terrena, mortale alla condizione celeste, definitiva ed eterna, segnata dalla beatitudine e dalla gloria. Gesù è risorto per dirci che anche noi risorgeremo: che per una risurrezione di vita, chi per una risurrezione di condanna, dice …….
 Questo è il fondamento della nostra fede che proclamiamo nel Credo: Credo nello Spirito Santo, la Santa Chiesa Cattolica, La comunione dei Santi, la Risurrezione della carne, la Vita eterna. AMEN. Quale luminare o potente di questo mondo ci potrà assicurare la Vita Eterna nella eterna felicità del Paradiso? A una condizione: che ciascuno di noi creda fermamente nella Parola di Dio che non inganna mai.

🐤 18    CRISTO: PIENEZZA DEL TEMPO. Prima parte
Esiste il "tempo delle cose" cioè il moto naturale delle creature secondo le leggi che governano tutto l'universo. Esiste il "tempo dell'uomo" cioè la vicenda terrena dell'umanità e di ogni singola persona, secondo la natura propria dell'essere umano.
L'uomo infatti rappresenta una "discontinuità " nel creato per la dimensione spirituale che lo identifica e porta in sé l'immagine di Dio. Inoltre il suo essere spirituale è stato elevato a una dimensione soprannaturale, divina, che ha reso possibile un rapporto con Dio nuovo e sublime, destinato a completarsi nel cielo in una comunione perfetta ed eterna con Lui. Questa dimensione costituisce la nuova dignità della persona umana, quella di figlio di Dio.
Questa nuova identità dell'uomo, che implica il suo destino eterno, è opera di Dio, cioè Dio è entrato nel "tempo dell'uomo" compiendo meraviglie, cose meravigliose: sono esse il "tempo di Dio". Queste meraviglie corrono lungo tutta la storia umana, ma non come momenti separati, né come interventi che si susseguono uno dopo l'altro alla maniera degli avvenimenti umani. Le "meraviglie di Dio" sono momenti di un unico, grande intervento che, né il tempo né la storia possono contenere, e che tuttavia, si rende presente in ogni punto del tempo e della storia; QUESTO UNICO E SUBLIME INTERVENTO DI DIO NEL MONDO HA UN NOME: GESÙ CRISTO. In Lui hanno compimento tutte le meraviglie operate da Dio lungo i secoli, è Lui la "linfa" che scorre lungo il tronco della storia umana e ne costituisce la vera unità, la vera misura e fecondità.       CRISTO: ALFA E OMEGA, Principio e Fine di tutte le vicende umane.

🐤 19    . CRISTO PIENEZZA DEL TEMPO. Seconda parte.
San Paolo parla di Cristo come della "pienezza del tempo": "Quando venne la pienezza del tempo, Dio mandò il suo Figlio, nato da donna, nato sotto la legge, per riscattare coloro che erano sotto la legge, perché ricevessero l'adozione a figli."
In poche parole è contenuto tutto il disegno di Dio realizzato in Gesù Cristo: Gesù è il figlio di Dio, è l'eternità; NATO DA DONNA: entra nel tempo come vero uomo, assume la nostra umanità.
NATO SOTTO LA LEGGE: assume la natura umana come si presenta nella sua condizione storica, cioè schiava del male, sottoposta al peccato. PER RISCATTARE COLORO CHE ERANO SOTTO LA LEGGE: redime il tempo e la storia, libera l'uomo dalla schiavitù del peccato e dalla precarietà della morte. PERCHÉ RICEVESSERO L'ADOZIONE A FIGLI: Gesù cambia la vita umana, da' una nuova dimensione, soprannaturale ed eterna, all'uomo e al suo destino. Il tempo e la storia si aprono all'eternità, e l'uomo può entrare in comunione con Dio. Cristo dà senso compiuto all'intera creazione, a tutta la storia dell'umanità e ad ogni singolo uomo in tutte le sue dimensioni; Cristo è davvero la "pienezza del tempo", e lo è in modo ineffabile e permanente: per sempre. Egli è l'eternità nel tempo, come afferma la Liturgia nella solenne Veglia pasquale: "Cristo! Ieri e oggi. Principio e Fine. Alfa e Omega. A Lui appartengono il tempo e i secoli. A Lui la gloria e il potere per tutti i secoli in eterno. Amen".

🐤 20    . LA TRINITÀ, DONO D'AMORE.
Dio è Amore. La rivelazione che Egli ci ha fatto della sua vita trinitaria, della sua "intimità" è una solenne conferma di questa commovente verità. Dio ha voluto compiere verso di noi il più grande gesto d'amore. Dio infatti non si è limitato a farci conoscere il mistero del suo essere tripersonale, ce ne ha fatto dono realmente.
Ci ha introdotti a partecipare alla sua intimità. Così il Padre ha voluto che la sua paternità si estendesse anche a noi, ci ha fatti figli adottivi. Il Figlio, afferma San Paolo: "pur essendo di natura divina, non considerò un tesoro geloso la sua uguaglianza con Dio, ma spogliò se stesso assumendo la condizione di servo divenendo simile agli uomini...". Infine lo Spirito Santo che "inabita" nel Padre e nel Figlio come loro Amore, volle estendere la sua inabitazione in noi effondendosi nei nostri cuori, diventando "l'ospite dolce dell'anima". Dio, che cosa poteva fare di più per noi? A pensarci bene, c'è da impazzire di felicità, di commozione, di gratitudine e c'è anche da coprirci di vergogna per la nostra indifferenza, ignoranza e ingratitudine.

🐤 21.    LA DEVOZIONE AL SACRO CUORE.
Nata e sviluppatasi nel Medio Evo, questa devozione ebbe come apostoli ardenti San Giovanni Eudes e Santa Margherita Maria Alacoque. Fu ispirata da Cristo stesso in tempi difficili per la spiritualità cristiana, ma il culto al Cuore di Gesù ha le sue radici nel Vangelo e nella tradizione liturgica della Chiesa. L'evangelista S. Giovanni, l'apostolo che Gesù amava e che ha riposato sul cuore di Lui nell'ultima Cena, ci narra l'episodio che resterà per sempre il documento dell'amore senza limiti che Gesù ha portato e porta a tutti gli uomini. " Vennero dunque i soldati... Da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, ma uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangue ed acqua". (Gv.19.33).
Gesù immolandosi sulla croce aveva dato tutto sé stesso, eppure quel colpo di lancia che gli squarciò il cuore sembra dire che gli restava ancora qualcosa da dare: le ultime gocce di sangue. Egli non volle tenere per sé nemmeno quelle, le versò totalmente perché restassero come un simbolo e una prova. Infatti quel Cuore aperto è diventato la prova dell'amore di Cristo. Proprio Giovanni, l'apostolo testimone e interprete di quel colpo di lancia vibrato dal soldato, narrando l'episodio dell'Ultima Cena aveva scritto: "Gesù, sapendo che era giunta la sua ultima ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine". Ed è appunto questo
Amore non amato, questo Fuoco acceso in un mare di indifferenza, questo Dono non accolto e disprezzato, il motivo per cui tante anime hanno sentito il bisogno di riparare, di esprimere nel culto al Cuore di Cristo il proprio amore, la propria fede, il proprio desiderio di alleviare il peso dell'amarezza e del dolore per tanta ingratitudine. È questo anche il lamento di Cristo a Santa Margherita Maria Alacoque: "Ecco quel Cuore che ha tanto amato gli uomini, e in cambio non riceve che ingratitudine". Infatti il tormento che più ferisce il cuore umano è l'amore non corrisposto, l'amore non accolto o, peggio, l'amore deriso e disprezzato: una vera crudeltà che può condurre alla pazzia o alla morte. Solo Gesù ha potuto amare a misura del suo Amore, ha amato fino in fondo, sino alla fine. E "A quanti lo hanno accolto, ha dato il potere di diventare figli di Dio" e se figli, anche eredi, eredi di Dio, eredi del Cielo.

Nessun commento:

Posta un commento