mercoledì 1 agosto 2018

IL TEMPO L'ETERNITA' di Ferdinando Rancan

IL TEMPO L’ETERNITÀ
 di Ferdinando Rancan
CENNO BIOGRAFICO

Don Ferdinando Rancan, sacerdote della diocesi di Verona, è nato a Tregnago di Verona il 14 giugno 1926. Laureatosi in Scienze Naturali presso l’università “La Sapienza” di Roma, tornò nella sua città dove, completati gli studi teologici, ricevette l’Ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1953, dedicandosi per molti anni all’insegnamento nel Seminario diocesano e nei Licei della città. Svolse il suo ministero sacerdotale nella parrocchia di S. Nazaro, poi nella Pieve dei Santi Apostoli e infine come collaboratore a S. Eufemia.

La vita del reverendo don Ferdinando Rancan costituisce uno stimolo e uno sprone in questi tempi di smarrimento: fu pastore fedele e zelante, direttore spirituale per tanti
sacerdoti e laici che si affidarono alla sua guida, nonostante la salute precaria che lo accompagnò per tutta la vita. Don Vittorio Turco, suo confratello e compagno di studi in seminario, ha scritto di lui “uno dei pochi preti veronesi preparato, serio, colto, che ha saputo sintetizzare i più alti valori cristiani in una vita umile, provata ed esemplare.”
         
Ha scritto alcuni libri di vita ascetica rivolti per lo più al cristiano cosiddetto “laico”, cioè a quello che vive nel mondo in mezzo alle varie realtà e preoccupazioni quotidiane di lavoro, famiglia, figli, ecc. attraverso le quali anch’egli ha il dovere di santificarsi, come sono tenuti a fare i consacrati nella vita sacerdotale o religiosa, ciascuno a seconda del proprio stato di vita vocazionale.
         
Questa spiritualità come prerogativa dei laici non era molto capita qualche decennio fa, (1954) quando don Ferdinando ebbe l’occasione di conoscere a Roma, per intervento divino, l’Opus Dei e il suo Fondatore, San Josemaria Escrivà de Balaguer, (canonizzato a Roma nel 2002 da San Giovanni Paolo II), e di assimilarne pienamente lo spirito, a tal punto che chiese l’ammissione all’Opera come primo sacerdote diocesano in Italia.

La sua vita, spesso dura ma anche avventurosa, che egli condusse sempre all’insegna della massima fedeltà al suo impegno personale col Signore, è stata narrata da don Ferdinando stesso nel suo ultimo scritto autobiografico “STORIA DI UN SOMARELLO”, titolo da lui voluto perché tale si riteneva davanti a Dio, mentre era noto per la sua profonda cultura che, oltre alle due lauree citate si manifestava anche attraverso quel dono soprannaturale della “Sapienza” che Dio concede ai suoi servi fedeli.

Vero “Alter Christus”, trovò nel Sacrificio Eucaristico quella forza soprannaturale che sempre lo accompagnò anche nei momenti più difficili, fino al compimento finale della sua esistenza terrena che avvenne il 10 gennaio 2017.

Tra i suoi scritti:
Il senso del vivere.                                          Fiori di melograno.
La Moneta del tempo.                                     In quella casa c’ero anch’io
Là dove cielo e terra si incontrano.                  La Madonna racconta
Ricevi questo anello.                                      Innamorato del Cielo.
Storia di un somarello

PRESENTAZIONE DEL LIBRO  “IL TEMPO, L’ETERNITÀ”

Nel 1995, quando don Ferdinando Rancan era parroco ai Santi Apostoli in Verona, venne presentato il suo primo libro intitolato “IL TEMPO, L’ETERNITÀRiflessioni sulla vita, con l’imprimatur dell’allora Vescovo di Verona, S.Ecc. Mons. Attilio Nicora, e la presentazione del prof. Gianni Lollis, docente di storia dell’Arte e Presidente del Consiglio Pastorale.

Pur essendo destinato per lo più ai parrocchiani, riscontrò subito tanto entusiasmo che ne furono ristampate a breve un paio di edizioni da distribuire in giro ai vari richiedenti, tra cui anche autorità civili ed ecclesiastiche o comunque persone di un certo livello culturale, che hanno risposto con lettere di ringraziamento dal contenuto veramente sentito e profondo, quali ad esempio lo scrittore Vittorio Messori, lo storico Pietro Galletto, il preside del Liceo Messedaglia prof. Lanfranco Vecchiato, il Rettore dell’università prof. Gino Barbieri, alcuni sacerdoti amici tra cui don Ermanno Tubini e don Flavio Cappucci, il presidente della Banca Popolare di Verona, prof. Giorgio Zanotto, e della Cassa di Risparmio, dott. Giovanni Padovani, il Vescovo di Concordia Pordenone mons. Sennen Corrà, e di Belluno, Mons. Ducoli, il Procuratore Militare della Repubblica di Verona, e molti altri sostenitori fra amici, parrocchiani, confratelli nel sacerdozio ed ex colleghi di liceo dove don Ferdinando ha insegnato per parecchi anni prima di assumere l’incarico di parroco.

Qualche anno dopo, in vista dell’anno Santo 2000, si pensò di “rilanciare” questo libro e se ne fece carico la Casa Editrice Ares di Milano, attraverso il suo direttore Dott. Cesare Cavalleri ma, visto il malloppo di ben 520 pagine e il fatto che si poteva considerare composto essenzialmente da due parti, la prima di carattere prevalentemente ascetico e la seconda più dottrinale divulgativo, si pensò di dividerlo in due parti, di cui la seconda prese il titolo di “LA MONETA DEL TEMPO” che ripresenteremo prossimamente.

Questo primo libro, dunque, riguarda essenzialmente “l’uomo” nei vari aspetti che compongono la sua vita: antropologico, biologico, filosofico, spirituale (ricordiamo che l’autore era laureato anche in Scienze Biologiche), avendo sempre di mira, comunque, il suo destino di eternità, cioè il suo incontro con Dio, senza il quale, ribadiva l’autore, l’uomo neppure è conoscibile. È un libro che riflette la vita dell’autore e la sua comunione con Dio, (anche se l’autobiografia che narra proprio la sua vita nei dettagli è stata raccolta in un altro libro “Storia di un somarello”), vita di fedeltà e di amore al suo sacerdozio e al compito che il Signore gli aveva affidato e che gli sgorgava spontaneo dal cuore: parlare dell’amore che Dio ha per gli uomini, del suo progetto di eternità, farli innamorare di Gesù Cristo come lui si era innamorato fin dall’adolescenza ma soprattutto dopo aver scoperto la bellezza di nuovi “cammini divini sulla terra”, da santificare e “amare appassionatamente” senza lasciare il mondo.

Tutto questo “torrente” di amore per Dio, sempre vivo in lui sin dagli anni del Seminario e anche prima, si manifestò in modo impetuoso, diciamo così, soprattutto da quando, nel lontano 1954, a un anno dalla sua ordinazione sacerdotale avvenuta il 29 giugno 1953, ebbe la provvidenziale occasione, attraverso vicende rocambolesche che solo la mano di Dio può inventare, di conoscere l’Opus Dei e il suo Fondatore, Mons. Escrivà de Balaguer, proclamato Santo nel 2002 da S. Giovanni Paolo II, e di chiederne l’ammissione come primo sacerdote diocesano in Italia. Da quel momento, anche se don Ferdinando era e continuò ad essere a tempo pieno sacerdote diocesano alle dirette dipendenze del Vescovo, come vuole lo spirito dell’Opus Dei, si sentiva talmente legato alla spiritualità dell’Opus Dei, di cui si potrebbe definire co-fondatore, che divenne impossibile parlare di lui senza collegarlo contemporaneamente anche con l’Opera. Ma nello stesso tempo era talmente rispettoso della libertà di ciascuno che si guardava bene dal parlare dell’Opus Dei, anche in parrocchia, se non ne fosse stato in qualche modo direttamente interpellato. Infatti, il primo obiettivo da far conoscere e amare alle anime rimaneva per lui innanzitutto Gesù Cristo.

A distanza di 18 anni e soprattutto a seguito della salita al cielo dell’autore, 10 gennaio 2017, ho pensato, come curatrice e custode di tutte le sue opere, che ho seguito sin da quando l’autore le aveva in mente e me ne parlava come progetto, parliamo dal 1980 in su, poi abbozzate, scritte, perfezionate e infine pubblicate con gli anni, di riproporre questo libro on line, in modo da dare a tutti la possibilità di leggerlo e di farne tesoro per la propria vita spirituale, nell’attesa di poterlo pubblicare di nuovo attraverso la casa editrice “Fede & Cultura” di Verona alla quale ci si può rivolgere per avere i libri stampati di don Rancan

Tra le varie lettere di congratulazioni per il libro di cui ho parlato, credo valga la pena evidenziarne una in particolare, quella scritta da Mons. Attilio Nicora, nominato Vescovo di Verona, come accennato, proprio quando don Ferdinando era parroco ai Santi Apostoli, rimasto in carica per soli tre anni e mezzo, dal 1994 al 1997 circa, perché chiamato poi di nuovo in Vaticano dove, assieme alla porpora cardinalizia, il Papa Giovanni Paolo II gli riservò anche compiti di grande responsabilità relativi a questioni giuridiche di cui Mons. Nicora era esperto.

Il Card. Attilio Nicora, pur vivendo quasi sempre a Roma anche a motivo, come detto, dei suoi incarichi in Vaticano, aveva espresso il desiderio di essere sepolto dopo la sua morte, avvenuta il 22 aprile 2017, proprio a Verona nella cripta dei Vescovi, dove si trovano effettivamente le sue spoglie in un bel loculo di marmo bianco, non solo a motivo del grande affetto che ha sempre nutrito nei confronti della sua prima e unica diocesi, Verona, dove ha potuto fare la sua esperienza pastorale come Vescovo. Ma anche, raccontava Mons. Nicora in occasione di incontri con pochi e intimi fedeli, per tutto quello che aveva imparato di edificante da alcuni suoi figli sacerdoti veronesi, in particolare da don Ferdinando, per il suo esempio di fedeltà, umiltà e disponibilità, soprattutto quando gli chiese il sacrificio di rinunciare anzitempo alla sua parrocchia dei Santi Apostoli, da lui tanto amata e anche restaurata con molti sacrifici, per realizzare un vasto progetto pastorale proprio lì nella zona del centro storico di Verona, progetto mai portato a compimento, purtroppo, a motivo del suo improvviso trasferimento a Roma.


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Ecco la lettera:

Al corrente dell’odierna presentazione del libro del vostro Parroco, don Ferdinando Rancan, dal titolo “IL TEMPO – L’ETERNITÀ” mi faccio volentieri presente con una sentita parola di apprezzamento e di augurio.

Voi ben sapete che sotto il profilo propriamente catechistico i nostri riferimenti dovuti sono il “Catechismo della Chiesa Cattolica” promulgato dal Papa Giovanni Paolo II e, come libro della fede per gli adulti, il catechismo intitolato “La verità vi farà liberi” preparato dai Vescovi italiani, del quale il Papa stesso, nella recente Assemblea Generale della CEI, ha detto: “La corale partecipazione di tutto l’Episcopato al lungo cammino della sua redazione e l’approvazione della Santa Sede gli conferiscono singolare autorevolezza”.

Ciò non toglie che possano tornare utili anche libri come quello di don Rancan, che riprendono e sviluppano in forma più elaborata e personale alcuni profili della dottrina della fede, mettendoli in dialogo con l’esperienza quotidiana e aprendoli a una considerazione spirituale e orante.

Sono perciò con voi nel dire “grazie” a don Ferdinando per questa fatica, espressione della sua passione educativa e pastorale, e apprezzo la stima e la cordialità di cui volete circondare il vostro amato Parroco nella bella occasione della festa patronale.

Su don Ferdinando, su tutti voi, in special modo su quanti tra voi maggiormente soffrono nel corpo e nello spirito, invoco di gran cuore la benedizione del Signore, mentre Lo prego che vi dia luce e forza per proseguire nel cammino della vostra testimonianza cristiana.

Verona, 4 giugno 1995 Solennità di Pentecoste
                                                                                         + Attilio Nicora
                                                                                               Vescovo


Verona, 11 luglio 2018 – Festa di San Benedetto Patrono d’Europa     (a cura di Patrizia Stella)


BRANI DAL LIBRO

“IL TEMPO L’ETERNITÀ
Riflessioni sulla vita


🐤 1)   L’UNICO VERO DIO. Dio non ha lasciato gli uomini nell'ignoranza e nemmeno nella confusione e nell'incertezza riguardo alla verità primaria e fondamentale della nostra vita. Non ci ha lasciati in balia di un Dio vago e generico che appaghi i desideri di tutti.
Dio ha voluto andare oltre la natura e con la Rivelazione ci ha aperto gli orizzonti sconfinati della sua realtà divina e le meraviglie compiute dal suo amore. Questa Rivelazione ci fa conoscere le due Verità fondamentali della nostra fede: l'Unità e Trinità di Dio; l'Incarnazione, la Passione, la Morte e la Risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. È questa la fede cristiana. Una fede che non solo illumina il nostro intelletto, ma stabilisce tra noi e l'unico vero Dio un rapporto nuovo, soprannaturale, divino e anche umano nella Persona del Figlio di Dio: Gesù.

🐤 2)   IL DESTINO ETERNO DELL’UOMO. "Gloria di Dio è l'uomo vivente" dice S. Ireneo di Lione, ciò vuol dire che l'uomo non può essere sufficientemente definito e compreso, se non si tiene conto del suo destino di eternità, del suo fine ultimo. In altre parole l'uomo non è definibile e nemmeno intelligibile se non si tiene conto del fine al quale è stato chiamato: la visione di Dio e l'intima Comunione con Lui".

🐤 3)   SIGNIFICATO DEL DOLORE. Quando il dolore ci sembra ingiusto e crudele, disumano e ingiustificabile, l'unica risposta è la preghiera di abbandono; cioè l'atteggiamento di una creatura che non comprende ma che si consegna nelle braccia di suo Padre. È questo l'atteggiamento degli umili e dei semplici, di chi è convinto che Dio non è un Signore lontano, che assiste indifferente e impassibile al dolore degli uomini, ma un Padre ricco di misericordia che, come racconta la parabola del buon samaritano, ha inviato suo Figlio Gesù a raccoglierci "percossi e feriti" su questo nostro cammino terreno, a fasciare le nostre ferite versandovi l'olio della sua pietà e della sua consolazione.

🐤 4)   LA QUARESIMA: LA GIOIA DEL RESTAURO. È vero, gli anni ci tolgono energie fisiche, ma ci danno la sapienza del cuore; affievoliscono gli occhi del corpo, ma affinano gli occhi dell'anima; ci offrono quella che possiamo chiamare " la gioia del restauro".
Chiamiamo cosi la possibilità di riparare gli errori della nostra vita. Riparare il male commesso è uno dei gesti più nobili e degni di rispetto: possiamo riparare accettando innanzitutto con lealtà e umiltà le conseguenze spiacevoli o dannose causate dai nostri comportamenti; possiamo riparare il danno materiale e morale arrecato con le nostre azioni o tutto ciò che di sbagliato c'è stato nelle nostre scelte e convinzioni.
Proprio con la penitenza possiamo compiere l'opera di "restauro" della nostra anima e della nostra vita. La consapevolezza di aver rettificato i nostri errori, i nostri sbagli, anche col sigillo di una buona confessione generale di tutta la vita, riparando il male commesso, è fonte di pace e di gioia, del "gaudium cum pace" che Dio concede alle anime umili.

🐤 5)   LA SPERANZA.  Nella vita non possiamo camminare senza il "pane" della speranza. Per noi cristiani questo pane è la fiducia in Dio e la meta è la perfetta Comunione con Lui in cielo. Il pane della speranza è forza e sostegno per la nostra anima perché genera in noi la certezza che Dio non inganna.
Esiste un pane mondano di coloro che mettono la loro fiducia non in Dio ma solo nella efficienza, nel successo, in quella "società perfetta" che è l'utopia di tutte le ideologie moderne. E a forza di puntare solo sulle nostre forze escludendo l'aiuto di Dio come inutile o come intralcio ai nostri progetti, Dio si fa da parte e ci lascia campo libero. "Speriamo che tutto vada bene" si dice allora comunemente ma senza alcun riferimento all'intervento di Dio nella nostra vita. Noi cristiani siamo chiamati a percorrere il tempo della nostra vita sostenuti dalla "speranza" come virtù umana che ci fa puntare sull'aiuto di Dio nei vari problemi della vita, ma soprattutto siamo chiamati a vivere la SPERANZA come VIRTÙ TEOLOGALE che ha come oggetto Dio stesso o meglio, la Comunione perfetta con Lui nel cielo. La meta della Speranza cristiana, la Speranza dei figli di Dio, è dunque altissima: è il Sommo Bene, conosciuto, desiderato e amato da noi come l'unico BENE veramente prezioso e importante.

🐤 6)   SPERANZA E SANTITÀ. Dire che l'oggetto ultimo della speranza è Dio stesso in una perfetta ed eterna Comunione con lui, è come dire che siamo chiamati alla santità. È una meta che va oltre ogni possibilità umana e nessuno potrebbe aspirare a tanto se non sapesse che ciò corrisponde a una precisa volontà di Dio. Questo infatti è il suo progetto su di noi dall'eternità: "Lui (Gesù) ci ha scelti prima della creazione del mondo per essere santi e immacolati al suo cospetto". (Ef. 1,4).
La meta è tanto alta che pochi cristiani sono veramente convinti di essere chiamati alla santità. Sono invece molti che giudicano perfino poco praticabili i Comandamenti di Dio e vogliono adattarsi a una vita cristiana piu "normale". La loro speranza non va oltre le esigenze della mediocrità, si accomodano su un livello di vita onesto, da galantuomini, limitandosi a non fare del male a nessuno e a rispettare tutti. Tarpano così le ali della speranza cristiana che in tal modo non conosce più le divine audacie della santità evangelica, le pazzie di un amore che non si appaga di mediocri desideri.

🐤 7)   L'INTELLETTO NELL'ATTO DI FEDE.  Non c'è dubbio che nella nostra cultura occidentale la grande malata è l'intelligenza. In tutte le epoche storiche l'oscurarsi dell'intelligenza è sintomo di decadenza. Perciò una rinascita della cultura occidentale non può cominciare che dalla rinascita dell'intelligenza recuperandola alla verità e restituendola al suo ruolo primario nella vita della persona e della società.
Nel pensiero di San Giovanni ciò che si contrappone alla verità non è l'errore ma la menzogna. Il non uso dell'intelligenza porta all'ignoranza colpevole della verità col rischio non solo di cadere nell'errore ma nella menzogna e di essere più facilmente manipolabili dai nemici di Cristo. Nell'uomo la conoscenza non è infusa, né intuitiva, ma è acquisita. Abbiamo perciò bisogno dello studio e dell'istruzione anche per approfondire le verità della nostra fede. Molti cristiani sono rimasti con una conoscenza elementare, incompleta, ricevuta da bambini e mai approfondita della Rivelazione che Dio ci ha dato.
Una formazione superficiale circa la dottrina della Fede porta a vivere una vita cristiana mediocre, facile al compromesso e soprattutto povera di amore. Infatti si ama poco ciò che si conosce poco. E nel caso della nostra Fede cattolica, se non si conosce, anche attraverso lo studio della dottrina, chi è Dio e quanto grande è il suo amore per ognuno di noi, come potremo a nostra volta pronunciare quelle preghiere del cristiano tutte impostate sul rapporto di amore tra la creatura e il suo Creatore? "Ti adoro, mio Dio e ti amo con tutto il cuore, ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno...". Quanto è meraviglioso il nostro Dio-Amore e quanto grande è la nostra responsabilità se non ci impegniamo per conoscerlo, attraverso la preghiera e lo studio della Sua Parola e della dottrina cattolica che la Chiesa lungo i secoli ci ha tramandato.

🐤 8)   FIGLI DI DIO O CREATURE DI DIO.  La vita umana non è riducibile solo al suo ciclo biologico perché ha come filo conduttore il pensiero e l'esperienza interiore. Il nostro essere persona conserva la sua identità e la sua unicità pur attraversando le fasi del ciclo vitale: infanzia, adolescenza, giovinezza, maturità, vecchiaia, perché le singole età della vita sono fasi di un'unica esperienza vissuta da un unico soggetto: l'io.
Tutta la vita è un dono, è tutta data e ricevuta. Quando non la sappiamo vedere come dono, non ci resta che subirla come una fatalità. Se sapremo risalire dalla nostra vita a Colui che ce l'ha donata, a Dio, fonte dell'essere e della nostra esistenza, arriveremo a una delle esperienze interiori più affascinanti: la consapevolezza della nostra "creaturalità". Il pensiero moderno l'ha da tempo rifiutata, tuttavia riscoprire questa verità è un'autentica rivoluzione culturale.
Nel cristianesimo tutta l'esperienza religiosa si fonda essenzialmente sul senso vivo della nostra Filiazione divina che ci unisce a Cristo e che discende da quella verità stupenda e consolante che è la paternità di Dio. Ma questa esperienza non è immediata e diretta, perché è del tutto soprannaturale ed esige la fede.
L'esperienza creaturale invece, può essere immediata e diretta perché si tratta di una realtà costitutiva del nostro essere e senza di essa non è possibile nemmeno una vera religiosità puramente naturale. Per questo è importante far capire anche ai non cristiani la consapevolezza di essere creature per arrivare a Dio Creatore innanzitutto, e solo successivamente a Dio Padre, concetto cristiano per eccellenza.  Se io mi spingo oltre il momento iniziale della mia esistenza, mi incontro con Dio, puro Atto di essere, dalla cui Onnipotenza io emergo come creatura che ormai non si staccherà più da lui perché Egli la tiene nelle sue mani: mani grandi di Creatore onnipotente e fedele. Sgorgano come un grido le parole del Salmo: "In manibus tuis tempora mea". Nelle tue mani sono i miei giorni. Tu sei la mia Sorgente, la mia Onnipotenza; sei per me l'Essere e l'esistere, il mio vivere, il mio tutto. Noi non assaporiamo mai abbastanza la bellezza di questa esperienza creaturale, esperienza esaltante e indicibile, primo passo indispensabile per comprendere meglio quello successivo: la paternità di Dio.

 🐤 9)  POTENZA DELLO SPIRITO SANTO. L'intimità di Dio è lo Spirito Santo. È nello Spirito Santo che noi partecipiamo alla vita intima di Dio, cioè all'amore del Padre verso il Figlio e del Figlio verso il Padre. Perciò siamo stati battezzati nello Spirito Santo, ed è nello Spirito SANTO che noi comprendiamo le cose di Dio. Non è una comprensione esclusivamente intellettuale, ma “una’esperienza" intima della comunione con Dio. Non si tratta di esperienza psicologica, frutto del nostro sforzo personale, ma di una esperienza spirituale di origine soprannaturale perché nasce da una inesprimibile "azione di Dio" nell'intimo della nostra anima. Azione di Dio! Cioè dello Spirito Santo. Condotta da Lui, l'anima si addentra sempre più profondamente nell'intimità della vita divina, sicché possiamo dire che lo sviluppo della vita cristiana è un progressivo inoltrarci nel mistero della Vita Trinitaria con la guida e l'azione dello Spirito Santo che ci fa partecipare all'amore eterno del Padre e del Figlio.

🐤 10) PREGHIERA A SAN GIUSEPPE PER L’ITALIA.  Percependo da anni la situazione difficile in cui versa la nostra patria (fieri di chiamarla così) d. Ferdinando aveva invitato i fedeli a recitare questa bella e antica preghiera a S. Giuseppe, patrono della Chiesa universale e quindi anche dell’Italia, come Sede del Papato.

Glorioso San Giuseppe,
sposo della Vergine Maria, Madre di Gesù,
tu che sei patrono della Chiesa universale,
ascolta le suppliche che ti rivolgiamo
in quest'ora di confusione e di decadimento:
proteggi l'Italia e tutte le nostre famiglie.

Quell'Italia scelta con predilezione da Cristo
per collocarvi la sede del suo Vicario il Papa;
quell'Italia disseminata dei santuari della Vergine Maria
e forgiata dai Santi.

Ottienici con la tua potente intercessione,
unita a quella della tua Santissima Sposa,
uomini nuovi, che abbiano il coraggio di abrogare le inique leggi
contro Dio e contro l'uomo.

Fa' che la nostra patria possa continuare ad essere
centro vivo di civiltà cristiana,
faro di luce in tutto il mondo,
terra di Santi per la gloria di Dio
e per la salvezza di tutti gli uomini.

                                                 GESÙ GIUSEPPE E MARIA,
                                                 SALVATE CHIESA E ITALIA. COSI’ SIA


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