mercoledì 14 ottobre 2020

LA DEMOLIZIONE DELLA CHIESA DA QUANDO HA AVUTO INIZIO?

LA DEMOLIZIONE DELLA CHIESA 

DA QUANDO HA AVUTO INIZIO?

 

RISPOSTA APERTA A MONSIGNOR CARLO MARIA VIGANÒ

 

                                                                                                                      Verona, 13 ottobre 2020

       Ultima apparizione della Madonna a Fatima

 


Eccellenza Reverendissima mons. Viganò,


innanzitutto non posso che ringraziarla di tutto il suo apostolato a distanza, diciamo così, attraverso lettere, esortazioni e dichiarazioni che ci mettono in guardia contro le insidie che ci troviamo ad attraversare in questo difficile periodo storico. Ma in particolare con questa mia vorrei ringraziarla con vera commozione soprattutto per la sua cortese risposta in data 16 settembre alla mia precedente lettera con cui esprimevo le mie perplessità in merito al suo proposito diciamo così, di scavare ulteriormente dentro il complesso labirinto del Concilio Vaticano II al fine di far emergere eventuali “verità” nascoste e cercare di porre un rimedio definitivo ad una crisi della Chiesa che si sta profilando sempre più drammatica e quasi irrisolvibile, come farebbe, copio da sua lettera, “un medico che analizza i sintomi di un paziente e, sulla base di essi, risale alla malattia che deve curare, (…) dato che è assolutamente inefficace riconoscerne i sintomi senza ricondurli alla loro causa”.

Dopo aver letto e riflettuto con attenzione sono stata tentata di non replicare più e lasciare tutto nelle mani di Dio perché come non essere d’accordo sulla verità terrificante di quanto lei ha denunciato con coraggio e fede dentro e fuori la Chiesa? Sono d’accordo sul fatto che esiste un “deep State” che collabora con la “deep church” per portarci al Nuovo Ordine Mondiale rovesciando Trump che lo contrasta, per il quale preghiamo molto, come per lei, Eccellenza, come in un “binomio” provvidenziale, un laico cristiano e un sacerdote cattolico, di cui si potrebbe servire Dio per raggiungere i suoi misteriosi piani di salvezza.

 

Ma in un secondo tempo ho sentito anche il bisogno di sottolineare alcuni “distinguo”, contando sulla sua pazienza nel leggermi, Eccellenza, ben consapevole della mia piccolezza e inadeguatezza, ma in forza dell’amore grande che nutro per la nostra Santa Madre Chiesa tribolata e sofferente. E così, da un paio di paginette che mi ero proposta all’inizio, mi sono vista uscire come una valanga inarrestabile, molte altre considerazioni che comunque forse aspettavano il momento propizio per essere messe in ordine dentro la mia testa e presentate umilmente a Lei, Eccellenza, cioè a un Prelato che ispira fiducia perché si vede dai suoi interventi che difende e ama sinceramente Gesù Cristo.

Nel contempo ho pensato che, essendo le sue considerazioni pubbliche, in quanto da Lei già espresse pubblicamente, forse valeva la pena che rendessi pubblica anch’io questa mia risposta, al fine di fornire ai lettori, con molta umiltà ma speriamo anche obiettività, l’occasione di sentire altre voci fuori del solito coro dei disfattisti del Vaticano II, dal momento che da sempre mi sono interessata a questo argomento attingendo a fonti di autorevoli studiosi, ma soprattutto ai Papi che lo hanno vissuto, sofferto e guidato. E così mi sono permessa di estrapolare in sintesi i pensieri migliori di alcuni autori raccogliendoli in queste pagine allo scopo di dare qualche criterio di dottrina spicciola alla gente semplice ma desiderosa di verità.

 

PARTIRE DAL VATICANO II? Voler scandagliare alla radice il Vaticano II, già così manipolato e dilacerato da tutte le parti, pro o contro, se l’intento può essere meritorio, è altrettanto incerto il risultato, a parere di molti, anche perché si prevede un’operazione lunga, complessa e tormentata. Darà veramente il risultato positivo e miracoloso che Lei con molto ottimismo sembra volersi prefiggere? Ma soprattutto ci si chiede: con l’incalzare impetuoso di eventi preoccupanti, è proprio quello di cui ha urgente bisogno la Chiesa con tutti i fedeli disorientati e scandalizzati, anche ammesso che si arrivi a risultati certi e inconfutabili?

Tutto ciò premesso, sembra Eccellenza che Lei parta già da una tesi ben precisa in vista di avventurarsi in questa ricerca, cioè da un “assioma” negativo e inconfutabile nei confronti dell’evento Vaticano II, e forse ciò che Lei maggiormente sta cercando sembra essere più che altro una conferma a questo assioma, a questa specie di “imperativo categorico” come da sue parole: “le critiche al Concilio sono giunte da Prelati, teologi, studiosi e storici che si sono sempre contraddistinti per il loro amore e per la loro fedeltà alla nostra Santa Madre, mentre la difesa del Concilio conta tra i propri campioni personaggi notoriamente eretici e, non di rado, anche immorali”. 

 

I SOSTENITORI DEL CONCILIO. Il suo giudizio sui sostenitori del Concilio “notoriamente eretici e anche immorali” mi sembra, francamente, del tutto infondato e soggettivo. Dalla mia esperienza personale e da quella raccolta da molti altri anche attraverso la nostra associazione culturale, le potrei dire molto umilmente che ho letto e consultato critiche e libri di docenti ed esperti di tutto rispetto e di altissima moralità che hanno messo in risalto l’aspetto positivo del Concilio senza per questo ignorare tutte le controversie e difficoltà e anche i punti oscuri che ha dovuto attraversare.

Ad esempio il prof. Stefano Fontana, docente di filosofia e di dottrina sociale della Chiesa, col libro “Il Concilio restituito alla Chiesa”;

il teologo domenicano padre Giovanni Cavalcoli col libro “Karl Rahner, il Concilio Tradito”;

il docente di teologia e patristica al Seminario di Lubiana, don Ivan Pojavnik con i suoi volumi su “Il Mistero del Concilio” tradotti in varie lingue;

lo studioso Ralph Mclnerny, col libro “Vaticano II, che cosa è andato storto?”

il sacerdote benedettino ungherese, Stanley L. Jaky col suo libro “Arcipelago Chiesa, a 50 anni dal Concilio” dove evidenzia i benefici del Concilio a distanza di anni ecc.

Spesso il vento forte serve anche, nei disegni di Dio, a far cadere quei rami secchi e malati che tolgono linfa alla pianta col rischio di lasciarla morire senza che nessuno se ne accorga.

 

Cito a questo proposito un brano del libro “Il Concilio restituito alla Chiesa” del prof. Stefano Fontana, filosofo, e fondatore dell’associazione sulla dottrina sociale della chiesa dedicata all’eroico card. Van Thuan, libro che ha la prefazione di mons. Giampaolo Crepaldi, Arcivescovo di Trieste, scritto verso la fine del pontificato di Benedetto XVI, come ulteriore chiarimento a seguito delle solite controversie accusatorie soprattutto contro lo stesso Papa che lui ama e difende, e che consiglio di leggere dall’inizio alla fine, come tutti i suoi libri che hanno il pregio di esporre in modo documentato, profondo e comprensibile anche le diatribe più complicate della Storia della Chiesa. “Nel Concilio Vaticano II non possono esserci errori di sorta. Questo risulta da molti elementi. Intanto il Concilio era stato debitamente convocato dal Papa a norma di Diritto Canonico. Durante il Concilio i pontefici, e soprattutto Paolo VI, non erano mai venuti meno alla loro funzione di guida dottrinale. Fin dall’inizio Giovanni XXIII aveva chiarito che il Concilio “vuole trasmettere integra, non sminuita, non distorta, la dottrina cattolica, che seppure tra difficoltà e controversie è divenuta patrimonio comune degli uomini” (…) Se il Concilio contenesse errori dottrinali bisognerebbe pensare che il Papa che li aveva promulgati fosse eretico. In questo caso egli non sarebbe più Papa e la sede di Pietro sarebbe vacante. Ciò vale non solo per Paolo VI, il pontefice che ha chiuso il Concilio e promulgato i decreti, ma anche per i Pontefici successivi, fino all’attuale (non era stato ancora eletto papa Bergoglio) in quanto tutti hanno confermato il Concilio esercitando il loro ruolo di dottori e di pastori. L’idea che dopo Pio XII la cattedra di Pietro sia vuota e che il popolo cattolico sia un gregge senza pastore è assolutamente inaccettabile”.

 

IL CATECHISMO DELLA CHIESA CATTOLICA. Come contributo a questa esposizione, credo sia utile ricordare anche la figura di un sacerdote diocesano di Verona morto in concetto di santità nel 2017 che buona parte ha avuto nella formazione spirituale di molti di noi veronesi soprattutto in quegli anni del Concilio e anche dopo, don Ferdinando Rancan, il quale, con molta umiltà, che era la sua prerogativa abbinata alla sua vasta cultura, senza mai aver polemizzato sulla questione Concilio o Papi, riteneva che l’unico modo più sicuro ed efficace per viverlo nella fedeltà al perenne Magistero della Chiesa, era quello di studiare e mettere in pratica “il Catechismo della chiesa cattolica” di Giovanni Paolo II pubblicato nel 1992, che lui spesso commentava nelle omelie. Infatti Giovanni Paolo II convocò un Sinodo sul Concilio dopo vent’anni dalla sua chiusura promulgando il “Nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica”, che affondava le sue radici su quello precedente di San Pio X, dicendo di considerarlo “il frutto migliore del Concilio stesso”.

Tiravano invece arie contrarie a questo catechismo da tutte le parti, purtroppo: rigidi tradizionalisti e rabbiosi progressisti lo avevano rifiutato con una ostilità che non ha eguali nella storia della Chiesa, perché rifiutando il Catechismo rifiutavano anche Colui che lo aveva composto: Giovanni Paolo II. Il vero disastro ha inizio proprio da qui: non solo dal rifiuto del Vaticano II ma dall’aperta ostilità contro i legittimi Papi di allora che lo avrebbero riportato più in fretta nell’alveo giusto se avessero trovato attorno a loro sostegno e sincera collaborazione.

 

ESPERIENZA PERSONALE. A conferma di quanto esposto sopra, io stessa ho assistito a queste lotte fratricide contro il Papa proprio dentro il cuore della diocesi, nientemeno che dentro il Seminario diocesano di Verona perché in quegli anni (1989/92) ero iscritta al Corso di studi per il diploma di “Magistero in Scienze religiose” presso lo studio teologico San Zeno e avevamo gli stessi docenti che avevano i seminaristi prossimi anche all’ordinazione.

Posso quindi attestare che, fra le varie derisioni o allusioni negative contro il Papa che venivano manifestate dai docenti senza alcun pudore, quando arrivò il nuovo Catechismo della Chiesa Cattolica voluto da papa Giovanni Paolo II nel 1992 che è un capolavoro di fedeltà e di ortodossia scritto in versione più moderna e dettagliata di quello di San Pio X, anziché essere accolto con gioia e approfondito, fu invece deriso e rifiutato quasi all’unanimità, nel vero senso della parola, da tutti gli studenti che componevano le varie classi, tranne qualche contestatore isolato e senza successo, tra cui la sottoscritta, tanto che il sacerdote responsabile di allora, pensò di buttare tutte le copie in cantina per far contenti tutti gli alunni, laici e seminaristi.

Queste copie del catechismo furono recuperate in seguito da un sacerdote zelante e fedele che le utilizzò per la sua parrocchia, ma dentro il seminario questo era il clima che imperava: il rifiuto di tutto ciò che sapeva di “papa” e anche di Chiesa gerarchica, come se i seminaristi avessero come meta di fare gli astronauti sulla luna, anzichè i preti dentro la stessa Chiesa che essi continuavano a denigrare. Il tutto col tacito consenso del Vescovo di Verona (allora mons. Amari) in linea perfetta col silenzio generale di tutta la CEI che adesso è in ginocchio ossequiente e pronta a scattare sull’attenti davanti al minimo cenno che viene da Santa Marta.

 

SILENZIO COLPEVOLE DEI VESCOVI E CARDINALI. Se almeno si fosse alzata la voce autorevole dei Vescovi, in piena unione con le esortazioni del Papa, per darci una dritta anche con richiami forti personali o comunitari (dato che si trattava di seminari diocesani e non di parrocchiette di campagna) forse qualche guaio peggiore si sarebbe potuto arginare. Invece anche i sacerdoti migliori, poveretti, vennero abbandonati a sé stessi e alle loro interpretazioni fasulle della dottrina della chiesa, con piani di studio nei Seminari del tutto fuorvianti, dai quali poi è molto facile scivolare su altri peccati, ad esempio della carne e dell’orgoglio.

Perché quando nella vita di un cristiano, a maggior ragione di un consacrato, di un Seminarista, viene a mancare l’ossigeno, cioè la vera base culturale e teologica che ha il compito di illuminare la mente nella conoscenza della Verità, assieme alla vita ascetica intesa soprattutto come rapporto personale di comunione con Dio, che ha il compito di riscaldare il cuore all’esperienza del vero Amore che supera nella gioia tutti gli altri amori umani, dove mai si potrà attingere la forza interiore per superare tutte le tentazioni che avanzano impetuose da tutti i fronti, in particolare contro la castità e la fedeltà nell’esigente impegno cristiano proposto da Gesù Cristo per essere veri apostoli?

A prova che il programma già proclamato della massoneria nei suoi famosi “dieci punti per distruggere la chiesa cattolica”, stava funzionando in quanto è riuscita a entrare nei seminari e nei settori più importanti della cultura cristiana per stravolgerla da dentro grazie anche alle debolezze della carne che sono le prime a crollare davanti alle difficoltà, fino a giungere alla conquista degli ultimi due traguardi: l’occupazione del trono petrino da parte di uno di loro (col blitz “Bergoglio”) e infine, Dio non voglia, con l’ultimo diabolico programma di sopprimere il tesoro più prezioso che ha la Chiesa cattolica e che è la Santa Eucaristia. Dopo credono di cantare vittoria, stolti, ma a Dio non la si fa!

Lo sappiamo che solo Cristo vince e ci darà le prove della sua presenza, tuttavia da queste premesse, si può capire come la responsabilità di buona parte di questo disastro all’interno della Chiesa non era del singolo Papa, accusato spesso di debolezza o incapacità o connivenza con l’errore, ma è di tutto il collegio episcopale e cardinalizio quando decisero di sganciarsi dall’autorità papale, come in una specie di “ammutinamento del Bounty” pilotato dalle solite forze oscure in azione da secoli dentro la Chiesa. Quelle forze oscure che sono da secoli dentro le Istituzioni ecclesiastiche, ma fuori della vera Chiesa di Gesù Cristo, come su due binari paralleli e inconciliabili in continua lotta fra loro e che adesso pensano di sferrare l’ultimo colpo mortale al Corpo Mistico di Cristo.

 

CONTESTAZIONI E RESPONSABILITA’. Pertanto non ci dobbiamo meravigliare che il Vaticano II sia stato picconato dai cattolici, perchè mentre i Lefebriani picconavano a destra e i comunisti modernisti completavano a sinistra, alla fine nessuno si è accorto che tutti insieme stavano facendo il gioco della massoneria nel demolire la Chiesa cattolica e i Papi, almeno quelli del Concilio i quali, assieme a tutto il Vaticano II, dovevano essere spazzati via dalla storia della Chiesa come eretici o apostati, da Giovanni XXIII fino a Papa Ratzinger compreso, preferendo fare un volo acrobatico di quasi 60 anni di sedevacantismo assoluto per finire dritti negli artigli di Bergoglio piuttosto che rimanere arroccati a tutto un Concilio che ci ha dato, per chi lo vuole vedere, una dottrina sicura e soprattutto dei Papi eccezionali, dei quali nessuno di noi è degno.

Tutto questo perché, secondo costoro e a quanto pare, anche secondo Lei, Eccellenza, il vero maggior responsabile di tutto questo disastro sarebbe proprio lui, Papa Benedetto, colpevole di aver compiuto “la sciagurata scelta di aver abdicato al trono, proprio in un momento in cui la Chiesa era più esposta all’attacco”.

Attribuire a papa Benedetto la responsabilità delle dimissioni come se lui, a cuor leggero, avesse preferito comportarsi da Ponzio Pilato in un momento in cui la Chiesa era a pezzi, quella Chiesa che lui stesso con un coraggio leonino accusò pubblicamente di “sporcizia” e che lui accettò umilmente di ripulire a costo di tante umiliazioni e persecuzioni con un Magistero altissimo ed esigente, pur nella sua brevità, (otto anni) mi sembra un giudizio azzardato che non tiene conto delle grandi prove a cui è stato sottoposto dai poteri occulti dentro la Chiesa durante il suo grande ma travagliato pontificato che mi auguro arriveremo a conoscere col tempo nella sua verità.

 

I NEGAZIONISTI DEL CONCILIO. Da parte mia, pur sostenendo da sempre l’aspetto positivo del Concilio, non mi sono mai comunque rifiutata di leggere e ascoltare anche le ragioni della controparte, chiamiamoli i “negazionisti del Concilio”, come si usa adesso dire, in particolare la figura di alcuni autorevoli docenti e studiosi, sacerdoti o laici che hanno contribuito alla mia formazione sin da quando ero giovane e dai quali molto ho ricevuto e che devo ringraziare, tra i quali due in particolare.

Iniziamo da un sacerdote, il prof. mons. Antonio Livi, che è stato anche mio confessore quando vivevo a Roma da ragazza, già Rettore e docente presso la Pontificia Università Lateranense ed esperto conoscitore della dottrina di San Tommaso, salito al cielo all’inizio di quest’anno, noto anche per quella sua teoria filosofica del “senso comune” come base necessaria per arrivare alla conoscenza della verità, in pratica un vero luminare nel settore filosofico-teologico oggi così dilaniato da tutte le parti a scapito della vera scienza del sapere.

In realtà il prof. Livi non ha mai scritto un vero e proprio libro sul Vaticano II, né pro né contro, perchè non era un accanito contestatore, come invece molti altri di cui io mai ho condiviso totalmente la linea, tuttavia ha segnalato le sue fondate perplessità in alcuni dei suoi libri importanti quali “Vera e falsa teologia”, “Dogma e pastorale”, “Verità della Fede”, Dogma e Liturgia”, tutti editi dalla casa editrice “Leonardo” da lui fondata.

Io ho sempre mantenuto i contatti almeno epistolari con lui, vista la distanza da Verona, dove vivo da decenni, a Roma dove lui ha continuato a insegnare e lavorare fino alla sua morte. Ci si vedeva per lo più in occasione di qualche convegno di studi su questi argomenti. Anche per quanto riguarda il cambiamento della Messa, posso dire che privilegiava quella antica tanto che la celebrava sempre privatamente, tuttavia non rifiutava assolutamente di celebrare in pubblico anche quella riformata di Paolo VI, tanto deprecata dai tradizionalisti, e quando arrivò il permesso di poter celebrare quella antica anche pubblicamente, lui accettò di buon grado, in piena obbedienza e senza polemiche né segni di rivincita nei confronti di nessun Papa o Vescovo.

Tuttavia, devo proprio dire di aver notato in lui, verso gli ultimi anni, una forte trasformazione del suo pensiero che io non condividevo e che non ho esitato a manifestargli per telefono e per mail, ma senza alcun successo anzi, provocando un certo attrito tra noi due, che iniziò dalla salita al soglio pontificio di papa Bergoglio. Mentre da una parte mons. Livi dimostrava pubblicamente e con molta forza la sua avversione nei confronti di papa Bergoglio per il suo operato all’inizio ambiguo e poi sempre più palese contro la chiesa cattolica, affermando che la sua nomina era da considerarsi falsa “come certezza storica”, dall’altro lato scaricava tutta la sua indignazione soprattutto contro il povero papa emerito Benedetto XVI, colpevole davanti a Dio, secondo lui, di aver compiuto “per viltade, il gran rifiuto” di dantesca memoria, mettendo a repentaglio le sorti della Chiesa.

E mentre da un lato proseguiva le sue forti invettive contro papa Bergoglio, soprattutto nel suo ultimo scritto “Eresia al potere” affermando che la sua nomina era da considerarsi invalida perché orchestrata da un gruppo di cardinali dissidenti che si riunivano segretamente a Sangallo, una cittadina della Svizzera allo scopo di far sostituire papa Benedetto con uno da loro designato, appunto papa Bergoglio, (come da inconfutabile testimonianza di uno dei dissidenti, il card. belga Danieels che prima di morire lasciò questa dichiarazione pubblica di cui nessuno ha voluto tenere conto), nello stesso tempo, però, continuava a inveire in modo oserei dire, perfino esagerato e offensivo, con osservazioni personali gratuite da gran professorone tomista, contro il Magistero di papa Benedetto, come se avesse seminato dottrina protestante dappertutto, forse perché papa Ratzinger non era mai stato un patito di San Tommaso come lui si vantava di essere.

Contestazioni che io di volta in volta gli rintuzzano indignata, per quello che potevo fare come semplice discepola senza pretesa di poter competere con le sue argomentazioni, ma in forza della grande stima e venerazione che nutro per papa Ratzinger che ritengo il vero “capro espiatorio” di tutto il Concilio Vaticano II perchè tutto il mondo, ripeto, tutto il mondo, SE L’E’ PRESA CON LUI, QUASI FOSSE UNA MALEDIZIONE PIOVUTAGLI ADDOSSO O UNA CROCE CHE A LUI E’ TOCCATO DI PORTARE COME ESPIAZIONE. Pertanto soffro molto quando non riveriscono o non riconoscono papa Benedetto per quello che veramente è, è stato e mi auguro anche sarà, non appena certe verità storiche verranno a galla col tempo. Anche adesso che è vecchio, malato e vicino al giudizio di Dio, anziché rifugiarsi tranquillo in un eremo come si era proposto all’inizio, davanti al pericolo che stava incombendo sulla Chiesa con la nomina inaspettata di Bergoglio, ha ritenuto opportuno rimanere fedelmente in Vaticano per il bene della Chiesa, come punto di riferimento per i cattolici disorientati, disposto ad incassare tutti i colpi e le umiliazioni, pregando e offrendo questo suo martirio silenzioso ed eroico come riparazione per tutta la Chiesa. 

 

Termino dicendo che qualche mese prima che mons. Livi mancasse, non per covid ma a causa di una malattia incurabile sopraggiunta all’improvviso, (aveva quasi 81 anni) andai a Roma a trovarlo per riconciliarmi con lui dopo queste diatribe avute tra noi due, e ci riconciliammo, grazie a Dio, e pregammo insieme la Madonna e l’Arcangelo San Michele. Ma quando pensai di osare toccare con molta circospezione l’argomento “papa Ratzinger” nella speranza che si riconciliasse anche con lui, non ci fu verso! La sua improvvisa reazione violenta mi preoccupò. Allora rimasi zitta e lo affidai in cuor mio alla Madonna e a San Giuseppe, Patrono della buona morte, perché tenessero conto della sua buona fede e del suo desiderio sincero di verità, anche se non sempre ci è dato di poter conoscere e giudicare tutti i risvolti misteriosi di tutti gli eventi storici, soprattutto quelli che hanno a che fare con l’intima coscienza di autorità speciali, come i Papi, i quali spesse volte, ricattati da poteri forti che minacciano ritorsioni non contro di loro ma contro altri innocenti, non sempre sono liberi di agire come vorrebbero e ancor meno hanno la possibilità di manifestarlo. Dobbiamo intuirlo noi alla luce dello Spirito Santo per poterli difendere e sostenere nelle prove terribili a cui sono sottoposti.

Ho pensato di rilasciare questa testimonianza, per quanto potrà valere, perché sono molto amareggiata che mons. Antonio Livi, nel suo ultimissimo scritto prima della morte “Eresia al potere” sia scivolato maldestramente in un errore di valutazione gravissimo, a mio avviso, mai rettificato in seguito, che è quello di tacciare di protestantesimo quasi tutta la dottrina robusta, fedele e ortodossa del nostro carissimo papa Benedetto XVI. Purtroppo questa sua scelta avventata potrebbe non fargli onore col tempo, come invece lui meriterebbe per tutta la sua profonda e acuta ricerca metafisica alla luce del grande S. Tommaso D’Aquino, il grande dimenticato.

 

Il secondo professore che, assieme ad altri di cui non parlo per non dilungarmi troppo, ebbe pure tanto fascino, diciamo così, nella mia formazione giovanile e anche oltre, è un laico di vasta cultura noto all’opinione pubblica per i suoi interventi, il prof. Roberto de Mattei docente di storia moderna e incaricato di vari compiti di responsabilità a livello sociale che ho avuto l’opportunità di conoscere personalmente, leggere e frequentare attraverso la sua associazione culturale “Lepanto” e altre numerose iniziative con riviste, conferenze, video trasmissioni ecc. con le quali da decenni compie un importante apostolato a vasto raggio.

Di quest’ultimo ho letto anni fa anche il suo volume “Il Concilio Vaticano II” una storia mai scritta, della Lindau pubblicato nel 2010, che ho trovato interessante e ben documentato nel mettere in evidenza, da bravo storico, soprattutto i deplorevoli retroscena del Concilio che va comunque sempre letto alla luce della fede e della provvidenza di Dio che conduce gli eventi della storia intrecciando le nostre povere azioni con la sua misteriosa volontà. A mio avviso, comunque, trovo che il libro del prof. de Mattei, spesso molto polemico col Concilio e minuzioso nella descrizione di fatti poco edificanti, andrebbe completato con la lettura di quello del prof. Fontana, perchè scritti da due angolature diverse, dello storico da una parte, e del filosofo, esperto di dottrina sociale della Chiesa, dall’altra, allo scopo di offrire un panorama più soprannaturale anche davanti alle vicende umane più terra terra.

 

Molti studiosi ritengono che non è una novità assoluta il fatto che i più importanti Concili abbiano creato una specie di terremoto nella Chiesa, dove le successive fasi di assestamento richiedevano tempo e pazienza prima di decidere di buttare tutto al macero creando divisioni e fratture. Pensiamo ad esempio al Concilio Vaticano I sotto Pio IX, (1846-1878) dove i Padri Conciliari nel “legiferare” circa il dogma tanto combattuto dell’infallibilità del Papa, (dopo la proclamazione indiscussa del dogma dell’Immacolata Concezione nel 1854 grazie alla forza di Pio IX), si erano barcamenati per parecchi anni con un alternarsi di pareri contrastanti, fino ad essere costretti a una veloce decisione perché incalzati dall’avanzare delle truppe italiane che, attraverso la Breccia di Porta Pia, posero fine, non solo al potere temporale dei Papi (1870) ma anche a tutte le loro controversie, in mezzo allo sconcerto di tutto il mondo cattolico che subì un tale trauma da far pensare che ormai la Chiesa era giunta al suo definitivo traguardo. Non fu una disfatta clamorosa, umanamente parlando, anche il Concilio Vaticano I?

Questo a dimostrazione che le lobby occulte avverse alla Chiesa cattolica non sono nate dal famoso 1962 ma erano in agguato già da molti secoli nell’intento di distruggerla, anche se è normale pensare che abbiano colto l’occasione dell’apertura del Concilio Vaticano II per infiltrarsi astutamente nei posti di comando scatenando in pochi anni le furie di tutti i diavoli dell’inferno.

 

MASSONERIA, COMUNISMO E VATICANO II.  L’assalto delle forze massoniche alla Chiesa cattolica è iniziato molto tempo prima del Vaticano II, come dicevamo, dal momento che perfino Leone XIII alla fine del 1800 (1878-1903) ha avuto una visione terribile, come da sua testimonianza, dei diavoli che assaltavano San Pietro tanto che ha scritto quella supplica all’arcangelo San Michele da recitare alla fine di ogni Santa Messa.

Ma è stato soprattutto a seguito della devastante “Rivoluzione di ottobre 1917” che ha dato vita al cosiddetto “Comunismo” in Russia contro gli zar in nome di una falsa libertà, che il vero volto del comunismo si è manifestato nel suo terribile aspetto persecutorio contro la Chiesa, per quel suo fondo di ateismo e di marxismo che ha portato alla morte milioni di cristiani non disposti a cedere ai ricatti di un regime malvagio e senza scrupoli, in pratica satanico. Lo stesso regime comunista che ha offerto la mano alla massoneria per lavorare insieme, ma da postazioni diverse, con l’unico obiettivo: la distruzione del cristianesimo e della Chiesa cattolica.

La Chiesa infatti aveva sempre condannato pubblicamente il comunismo tanto da definirlo “intrinsecamente perverso”, soprattutto con l’enciclica di Pio XI “Divini Redemptoris” e l’enciclica di Pio XII, “Ad Apostolorum Principum”.  Un decreto del Sant’Uffizio nell’aprile del 1959, aveva ribadito la validità della scomunica del 7 gennaio 1949 voluta da Pio XII diffidando tutti coloro che collaboravano con il comunismo.  Ma avvenne all’improvviso una svolta.

 

IL CONCLAVE DEL 1958 Nell’ottobre 1958 morì papa Pacelli e gli successe Giovanni XXIII che il 25 gennaio 1959 annunciò la convocazione di un Concilio, a completamento del precedente promosso da Papa Pio IX rimasto incompiuto a causa delle vicende del 1870, nuovo Concilio che Papa Roncalli definì “Vaticano II” per distinguerlo dal precedente definito Concilio Vaticano I.

Sotto la spinta di papa Giovanni XXIII, forte della sua esperienza come Legato Pontificio in Bulgaria e a Istanbul e in altri paesi comunisti o islamici, dove aveva cercato di instaurare un dialogo con i non cristiani, ebbe così inizio il Concilio Vaticano II nel 1962 che doveva essere “Pastorale” al quale però venne dato in seguito una connotazione particolare e del tutto diversa che subito venne recepita positivamente dai fedeli: l’accettazione incondizionata della realtà del comunismo senza più scomuniche né critiche, anzi con la proibizione di parlare e di giudicare l’argomento allo scopo di far dimenticare le atrocità commesse da Stalin, far cadere i muri di divisione e lotta reciproca, mettere fine alle persecuzioni e cercare un’intesa pacifica tra le parti. In pratica quello che continuano a fare anche le TV e i mass media di oggi che parlano di tutte le atrocità vere o false, però mai di quelle comuniste tuttora presenti in molte parti del mondo. Tutto questo programma, comunque, ha avuto un “direttore d’orchestra” anzi due, ben definiti: un rappresentante altolocato del Vaticano e uno altrettanto in alto della chiesa ortodossa russa.

 

L’ACCORDO DI METZ.  In vista della preparazione del Concilio che prevedeva il coinvolgimento anche delle altre chiese cristiane non cattoliche, ci fu un accordo segreto stipulato nella cittadina di Metz, nel nord-est della Francia nell’agosto del 1962, tra il cardinale Tisserant, rappresentante del Vaticano e il nuovo arcivescovo ortodosso di Yaroslav, mons. Nicodemo. In base a questo accordo, il Patriarcato ortodosso di Mosca, strettamente legato al Cremlino, avrebbe accolto l’invito di Giovanni XXIII di inviare i suoi rappresentanti al Concilio, a un patto ben preciso: che il Concilio si astenesse dal condannare il comunismo(Jean Madiran, “L’accordo di Metz” tra Cremlino e Vaticano con prefazione e commento di Roberto de Mattei)

Fu in questo periodo che si profilò un nuovo clima di disgelo tra la Chiesa e il Comunismo che diede vita alla “Ostpolitik” cioè la politica di apertura del Vaticano ai paesi comunisti dell’est, sotto la direzione dell’allora mons. Agostino Casaroli.

Giusto? Sbagliato? Col senno di poi, alla distanza di 70 anni dal comunismo che ha cancellato dalla nostra memoria i fatti atroci del periodo Stalinista colpevole di aver ammazzato centinaia di milioni di cristiani o contestatori del regime in Russia, nei paesi dell’Est Europa e in tutto il mondo, forse non ci siamo ancora resi conto delle sue atrocità e della perversione della sua natura diabolica (“Antoine Wenger, La persecuzione dei cattolici in Russia, dagli archivi del KGB, Sanpaolo ed.” - “Autori vari, il libro nero del comunismo, Ed. Mondadori” - “Thomas Grimaux, Il libro nero delle nuove persecuzioni anticristiane, ed. Fede & Cultura ecc.), anche perché in Italia non l’abbiamo sperimentato, grazie a Dio, sotto l’aspetto di persecuzione violenta, probabilmente in forza degli accordi qui sopra descritti, tuttavia le vere conseguenze di questa apertura si sono recepite in seguito quando la mentalità comunista marxista cominciò a infiltrarsi non solo nella Chiesa attraverso i catechismi dei ragazzi e degli adulti voluti dalla CEI, così pieni di “vuoto” dottrinale per dare spazio solo all’aspetto sociale, ma soprattutto dentro il parlamento, condizionando leggi e decreti all’insegna del massimo rifiuto dei valori primordiali: famiglia, Vita, libertà di insegnamento e via via adesso in una valanga di proposte da regime contro natura che arrivano perfino a togliere la libertà di parola e di coscienza.

Quando nel 1974 ci fu il referendum sul divorzio e ancora nel 1981 quello sull’aborto, che purtroppo ebbero un successo strepitoso se si pensa che l’aborto vinse con il 68% dei voti dei cattolicissimi italiani!! gli stessi laici si meravigliavano che quasi tutti i preti non seguissero gli insegnamenti del Papa e che molti Vescovi preferissero il silenzio piuttosto che la denuncia di questi peccati che hanno aperto un baratro senza ritorno alle leggi immorali che ne sono seguite.

Papi eroici, come la voce tuonante di Giovanni Paolo II, furono lasciati sempre soli a combattere perché erano boicottati da tutti, perfino dai loro Vescovi, più comunisti dei comunisti. E ci domandiamo il perché adesso ci troviamo un governo italiano che è il peggior regime comunista della storia d’Italia? E ci domandiamo perché ci ritroviamo un Papa, vero o falso che sia, Bergoglio, ancora più comunista dei peggiori comunisti cinesi, che non proviene certo dalla successione apostolica, come si vuol far credere, ma dalle peggiori trame oscure infiltratesi dentro la chiesa per demolirla meglio?

D’altra parte un personaggio come Bergoglio che ha voluto togliere la prerogativa di “VICARIO DI CRISTO” dall’annuario pontificio come si potrebbe definire e considerare, se ha eliminato la peculiarità assoluta ed essenziale per poter continuare a pontificare dal soglio di Pietro ed essere chiamato “Santo Padre”? Quello non è certo un semplice titolo onorifico, come quello di monsignore o cardinale, ma fa parte intrinseca del mandato specifico del “MUNUS PETRINUS” voluto da Gesù Cristo per il successore di San Pietro. A testimoniare che neppure lui si è mai considerato e ancor meno si vuole considerare papa! Ma solo Vescovo di Roma come sin dall’inizio ha proclamato. Perché è ormai assodato che l’unico vero Papa vivente è ancora BENEDETTO XVI.

 

IL COMUNISMO E LA MADONNA DI FATIMA. Questo fatto dell’apertura al nemico di sempre della Chiesa, il comunismo, fu accolto da molti con grande gioia, perché lo si interpretò come la fine delle persecuzioni dato che a nessuno piace la guerra, evidentemente, e subito si pensava anche ad una vittoria della Chiesa sul comunismo, mentre invece avvenne il contrario, purtroppo, perchè il comunismo, da vero serpente diabolico, continuava a diffondersi come macchia d’olio in molte Nazioni del mondo e come un tarlo nella mente della gente, come adesso il virus, tanto che, sin dal suo sorgere nel 1917 con la rivoluzione bolscevica, intervenne perfino la Madonna a Fatima, a mettere in guardia la Chiesa sul pericolo enorme che incombeva sull’umanità a motivo del comunismo.

Nei suoi pochi ma incisivi messaggi dati ai tre pastorelli di Fatima nel 1917, la Madonna non parlò del pericolo di futuri concili ecumenici manipolati, ne’ della riforma della Santa Messa da “Vetus a Novus Ordo”, MA PARLO’ IN MODO ACCORATO DEL PERICOLO DEL “COMUNISMO” dando indicazioni ben precise ai tre pastorelli di come era necessario che il Papa facesse la consacrazione della Russia al Cuore Immacolato di Maria assieme a tutti i Vescovi del mondo altrimenti il comunismo avrebbe invaso il mondo provocando tanti disastri.

Non è nostro compito indagare qui sul fatto se è stata o meno compiuta questa Consacrazione secondo i dettami della Vergine Maria, ma siccome c’è una tendenza ormai diffusa a voler demonizzare tutto il comportamento dei Papi anche in merito a questa consacrazione, è opportuno almeno ricordare quanto grande fosse invece la devozione dei Papi verso la Madonna di Fatima, tanto che tutti, da Pio XII in poi, si recarono una o due volte a Fatima a rendere onore pubblicamente alla Madonna, ma di questi, in particolare due Papi, Pio XII il 31 ottobre 1942 in Portogallo, e Giovanni Paolo II il 25 marzo 1984 in San Pietro, affidarono pubblicamente alla Madonna con una solenne cerimonia di consacrazione “la Chiesa e il mondo intero, in particolare i popoli che per la loro situazione sono particolare oggetto del tuo amore e della tua sollecitudine”.

Senza nominare però la Russia. Allora ecco riemergere la solita contestazione: “Fu vera consacrazione o no?” Certo che il compito affidato dalla Madonna al Papa di convocare a Roma i Vescovi del mondo intero con la motivazione di consacrare tutti insieme al Cuore Immacolato di Maria la Russia al fine di arrestare l’avanzata del comunismo nel mondo, strideva un bel po’ con la loro mentalità razional-miscredente. Ma al di là di questa fondata supposizione, i dubbi persistono soprattutto a motivo della situazione del mondo che sembra essere sempre più sommerso dalla perversione, chiamala comunista, o atea, o massone, o altro.

 

Un filo di speranza, tuttavia, si era aperto nel 1989 con il crollo del muro di Berlino, che ha praticamente frantumato l’onnipotente URSS ma si tende a sottovalutare invece un evento molto bello che sta avanzando a proposito della conversione della Russia: da quando Putin è al potere, che piaccia o no, c’è stata una decisa e progressiva apertura verso la fede cristiana, ortodossa per loro evidentemente, ma talmente ancorata alla devozione della Vergine Maria, che questa sta mostrando la sua materna risposta, tanto che proprio a Fatima ha promesso che la Russia si convertirà. E pare che siamo sulla buona strada.

Sono state ristrutturate e riaperte al culto migliaia di chiese e di monasteri che erano ridotti a caserme o magazzini o simili, la statua della Madonna è stata ricollocata nel centro della piazza del Kremlino, è stata ripristinata la libertà religiosa di culto e di cultura, nei suoi discorso Putin fa spesso riferimento alla fede e ai valori cristiani, ultimamente ha dichiarato che davanti all’avanzare minaccioso dei poteri oscuri che vogliono decimare l’umanità, LUI E’ PRONTO A RISPONDERE CON FORZA! 

A dimostrazione che non esiste un destino immutabile, una profezia intangibile, perché fede e preghiera sono vere potenze che possono influire nella storia e che alla fine la preghiera è più forte delle bombe, la fede più potente delle divisioni. Eventi grandiosi potrebbero affacciarsi all’orizzonte, ma non come si pensava da sempre, cioè la guerra tra Russia e America, o tra questa e la Cina, BENSI’ TRA LE FORZE DELLE TENEBRE, CIOE’ DEL DIAVOLO, E QUELLE DELLA LUCE, CIOE’ DI GESU’ CRISTO. 

 

GIOVANNI XXIII. Di solito col Concilio viene nominato solo vagamente papa Giovanni XXIII (1959-1963), perché, pur essendo nientemeno che il promotore del Vaticano II, lo ha solo inaugurato essendo venuto a mancare solo dopo pochi mesi dal suo inizio, quando tutto sembrava, come Lui stesso aveva dichiarato, una primavera promettente per la Chiesa. Pur essendo stato accusato in seguito di aver compiuto una mossa falsa insistendo per aprire un Concilio di quella portata e conseguenze con tutti i problemi che ne sono seguiti, gli storici e i postulatori della sua causa di beatificazione sono stati invece d’accordo nell’affermare che lo ha compiuto in piena buona fede, confidando forse ingenuamente, com’era nel suo carattere ottimista e gioviale, che l’intesa pacifica coi comunisti avrebbe portato pace e distensione a tutti. Lo hanno definito “rivoluzionario” ma in realtà i veri rivoluzionari furono quei Cardinali e Vescovi che hanno manipolato il Concilio contro la volontà degli stessi Papi.

Come da sue dichiarazioni pubbliche, papa Giovanni XXIII volle aprire il Concilio nell’unico intento di portare la Chiesa al passo coi tempi, anche perchè la sua vita è rimasta avvolta nella semplicità, da vero uomo di preghiera sincera e di grande fiducia in Dio soprattutto nel periodo della malattia e della morte, come risulta anche dalla bellezza e profondità del suo diario “Il giornale dell’anima”.  Non è forse definita la Chiesa “Mater et Magistra?” Proprio per questo deve saper parlare con il linguaggio dei tempi, senza nulla togliere alla sua peculiarità soprannaturale e intoccabile che le è stata conferita nientemeno che da Gesù Cristo. Questo era il concetto principale di Giovanni XXIII e per questo è stato canonizzato, non certo per aver aperto il Concilio, che poco o nulla ha da vedere con la prassi della causa di canonizzazione.

E a nulla potrebbe servire il fatto di citare, come sostegno delle teorie sedevacantiste la questione mai del tutto provata della rinuncia al papato del Card. Siri nel 1958, sostituito poi in fretta con Giovanni XXIII nello stesso conclave, per giustificare la loro voglia di rinnegare tutto il Concilio, Papi compresi, perché, comunque siano andate le cose, la nomina di Giovanni XXIII è pienamente legittima perchè votata legittimamente dal Conclave, e anche se si volesse adesso procedere a una revisione dei fatti, si finirebbe solo per fare il gioco del diavolo aumentando le divisioni interne e le lotte fratricide di cui non c’è assolutamente bisogno.

 

PAOLO VI. Papa altrettanto discusso, vituperato, amato, odiato, criticato, calunniato e chi più ne ha, più ne metta. Invece è stato un grande Papa che si è trovato sulle spalle senza cercarlo il pesante fardello del Concilio lasciatogli in eredità solo dopo pochi mesi dall’inaugurazione, dal suo predecessore Giovanni XXIII, fardello che lui ha saputo portare con vera fede ed eroismo in mezzo alle contraddizioni più accese piovutegli addosso da ogni parte. Infatti il Concilio Vaticano II fu inaugurato da Giovanni XXIII l’11 ottobre 1962 e fu chiuso da Paolo VI l’8 dicembre 1965.

Molti tradizionalisti si fermano scandalizzati davanti alla “dichiarazione sulle relazioni della Chiesa con le religioni non cristiane”, la famosa “NOSTRA AETATE” che sembra contenere eresie imperdonabili mentre invece Paolo VI, dopo aver sottolineato il doveroso rapporto che si deve avere anche con altre espressioni religiose in quanto iniziavano da allora viaggi e collegamenti con l’estero che preludevano a una società multiculturale che andava affrontata con coraggio e non ignorata, com’era stato fatto fino ad allora, ribadiva con chiarezza all’inizio della stesura, verso il terzo paragrafo, la sua fede indiscussa verso l’unica Verità che è Gesù Cristo: “La Chiesa cattolica nulla rigetta di quanto è vero e santo in queste religioni. Essa considera con sincero rispetto quei modi di agire e di vivere, quei precetti e quelle dottrine che, quantunque in molti punti differiscano da quanto essa stessa crede e propone, tuttavia non raramente riflettono un raggio di quella verità che illumina tutti gli uomini. Tuttavia essa annuncia, ed è tenuta ad annunciare il Cristo che è “Via, Verità e Vita” (Gv.14,6) in cui gli uomini devono trovare la pienezza della vita religiosa e in cui Dio ha riconciliato con sé stesso tutte le cose. Essa perciò esorta i suoi figli affinchè, con prudenza e carità, per mezzo del dialogo e della collaborazione con i seguaci delle altre religioni, sempre rendendo testimonianza alla fede e alla vita cristiana, riconoscano, conservino e facciano progredire i valori spirituali, morali e socio-culturali che si trovano in essi.”

E mentre si accusava Paolo VI di modernismo, a motivo dell’apertura alla nuova celebrazione liturgica della Messa con il NOVUS ORDO”, lui per tutta risposta, ha composto uno splendido CREDO ANTIMODERNISTA che dovremmo rileggere ogni giorno in ginocchio, ha parlato con coraggio del “fumo di Satana” nel tempio di Dio che è la Chiesa, con un’altezza teologica e un afflato di amor di Dio e della verità davvero esemplare.

Come non ricordare tra le sue sette profonde Encicliche, quella più commovente in onore alla Santissima Eucaristia “Misterium Fidei?” E quella sulla difesa del celibato sacerdotale “Sacerdotalis Celibatus”? Ma l’ultima, la più impegnativa e difficile per pubblicare la quale ha combattuto da solo contro tutti, forte dell’ispirazione divina e dell’incoraggiamento avuto da Padre Pio che lui ha voluto consultare, la “HUMANAE VITAE” è stata la più straordinaria perchè ha costituito per interi decenni il baluardo in difesa della Vita e della Famiglia e che adesso, purtroppo, con l’avvento di Bergoglio, è stata picconata fino alla totale distruzione, come tutto “l’Osservatorio” per la famiglia voluto da San Giovanni Paolo II e tutto l’eroico pontificato del martire perseguitato papa Benedetto XVI che ancora resiste a segnalare che il vero, unico Papa è ancora e solo LUI, per volontà di Dio, ma appena osa parlare, come si vede, i media lo fulminano, pertanto Lui deve farsi capire a monosillabi o stare zitto.

 

LA GUERRA TRA IL VETUS E NOVUS ORDO. Fra tutti gli argomenti di contrasto scaturiti dal Vaticano II, a scatenare una vera “guerra fratricida” fu la riforma liturgica voluta da Papa Paolo VI, nota con nome di “NOVUS ORDO” in contrasto con quello di “VETUS ORDO” che risale a San Pio V. Non è certo mio compito in questo contesto, anche perchè non ne ho la competenza, di risalire ai “distinguo” liturgici, canonici, giuridici che sembra siano alla base di questi contrasti, come l’impoverimento della liturgia corrente a causa della eliminazione di alcune preghiere liturgiche basilari, di alcuni gesti sacri che prima si ripetevano molte volte, come segni di croci, genuflessioni, incensazioni, spostamenti di Vangelo a destra e a sinistra dell’altare ecc. ma vorrei andare, forte anche del mio ricordo per quelle lezioni sul “senso comune” che mi ha fatto apprezzare il citato e compianto mons. Livi, al nocciolo pratico della questione, soprattutto dal punto di vista pedagogico, che mi è più consono, senza la pretesa di addentrami in disquisizioni metafisiche, teologiche o liturgiche che lascio agli esperti.

Quando all’inizio della nuova liturgia nei primi anni diciamo 75/80 e anche oltre vedevo i più noti e accesi tradizionalisti veronesi, ma anche i ragazzi del prof. de Mattei, che avevano iniziato una forte battaglia per avere la loro Messa secondo la vecchia Liturgia (per poi dividersi miseramente in gruppi anche tra di loro, a testimonianza che, fuori di Pietro, c’è il caos), quando li vedevo fuggire dalla Chiesa davanti all’avanzata del sacerdote sull’altare per la celebrazione della nuova Messa che loro rifiutavano, e attendere fuori sul sagrato anche al freddo e al gelo che la Messa arrivasse al momento della Comunione per poi rientrare con umiltà a ricevere il Corpo del Signore nella Santa Ostia, mi sono veramente indignata! Perché mi sono detta: “Ma se questi credono che la Consacrazione o Transustanziazione durante la santa Messa sia valida anche nel nuovo rito, altrimenti non farebbero neppure la Comunione, perché fuggono dalla chiesa in quella maniera come se vedessero sopraggiungere il diavolo anziché il prete?”

Premetto che io non sono mai stata fanatica di nessun rito speciale perché sono stata a pregare indifferentemente e in varie circostanze, con la stessa fede sia con l’uno che con l’altro rito, con estrema tranquillità, apprezzando sia l’uno che l’altro, perché certa del permesso che il Papa ha concesso a entrambi riti. Per me bastava questo perché avevo la consapevolezza che, se alcuni sacerdoti diciamo “ribelli” arrivavano al punto da manipolare certe formule liturgiche quasi sfidando le “regole” dettate dai Papi e dalla dottrina perenne della Chiesa, non era colpa del Concilio e ancor meno dei Papi, ma si trattava di responsabilità strettamente personale o comunitaria, se tali azioni provenivano anche da gruppi eversivi di ecclesiastici.

 

Con l’andare del tempo, tuttavia, ho capito che, anche dal punto di vista socio-pedagogico non era più possibile continuare con quello stile antico perché del tutto fuori delle esigenze della comprensione del popolo che, sia pure abituato fino ad allora ad avere la fede dei semplici biascicando parole in latino senza capire, essendo allora il popolo ignorante anche quando si parlava in italiano, adesso i tempi sono cambiati, c’è un maggior livello culturale, la gente ha bisogno di capire chi e che cosa sta pregando anche con il lume della ragione e non solo con la fede per evitare di cadere in un pericoloso fideismo irrazionale. La gente vuole sapere che cosa recita il sacerdote in silenzio durante il canone eucaristico per quasi mezz’ora mentre il popolo distratto, per “ingannare l’attesa”, recitava il rosario o accendeva una candela o cantava inni alla Madonna, o raccontava le proprie vicende col vicino di banco, aspettando che arrivasse il momento della recita comunitaria del Padre Nostro per fare poi la Comunione.

 Questo impedimento alla partecipazione attiva al sacrificio eucaristico che si stava celebrando, senza sottovalutare l’aspetto del silenzio necessario per assaporare il “mistero salvifico”, doveva essere risolto perché la Messa non fosse considerata una questione privata fra il prete e Dio, una frattura incolmabile tra il sacerdote là sull’altare che se la vedeva a “tu per tu” con Gesù Cristo, e il popolo ignorante lasciato nel buio delle cattedrali all’oscuro di tutto a rispondere ogni tanto “AMEN!” Questa frattura la si è potuta superare grazie al coinvolgimento del popolo nella Liturgia e per merito di Paolo VI, dove le parole del sacerdote sono recitate tutte ad alta voce, delle quali alcune riservate esclusivamente a lui, in qualità di ministro di Dio che, da solo, può far da tramite da Dio e gli uomini, ma per le altre preghiere dovevano essere coinvolti anche i fedeli.

Anche perché, al di là di tutte le giuste considerazioni che sono state esposte secondo cui bisognava lasciare che il mistero Cristico si compisse nel silenzio più totale della liturgia ecc. ecc. la verità è che una volta, vale a dire non solo dal 1570 in poi durante il pontificato di san Pio V, ma sin dai primi tempi della Chiesa e fino al recente secolo scorso in cui fu inventata la corrente elettrica, la gente era abituata a pregare al buio, al freddo e in assoluto silenzio dentro le cattedrali enormi da dove non si vedeva né il celebrate, forse appena l’altare, né ancor meno si percepiva la sua voce, se non quando, girandosi verso il popolo e urlando a braccia aperte pronunciava quel solenne “DOMINUS VOBISCUM”, quasi per richiamare l’attenzione distratta della gente, che allora, raccogliendosi un po’, rispondeva all’unisono, “ET CUM SPIRITO TUO”. E poi si continuava con il chiacchiericcio o coi canti fino al momento della Comunione.

 

IL CASO LEFEBVRE.  Quando si parla di Paolo VI è inevitabile toccare anche il triste argomento dello scisma della chiesa realizzato da mons. Lefebvre sotto il suo pontificato a seguito delle sue drastiche prese di posizione contrarie a tutta la linea del Concilio. Tentiamo qui una breve lettura anche alla luce delle molte testimonianze che sono state mirabilmente sintetizzate e documentate nel libro “Il Concilio restituito alla Chiesa” del prof. Fontana. Siccome non considero questa lettera una sorte di “tesina” dove sono obbligatorie molte citazioni e note, ma una semplice e doverosa apertura pubblica della mia anima a una delle autorità della Chiesa che dimostra di amare e preoccuparsi veramente la Chiesa, consiglio i miei lettori di documentarsi almeno sui libri citati all’inizio se vogliono attingere con sicurezza alle vere fonti, oltre che ai documenti ufficiali del Concilio che si trovano anche in Internet. 

Paolo VI aveva sospeso a divinis il vescovo Marcel Lefebvre nel 1976 per essersi ribellato a tutto il Concilio Vaticano II. Ma non arrivò certo a questa dolorosissima decisione a cuor leggero, perché costituì da sempre motivo di grande sofferenza per lui. Paolo VI cercò in tutti i modi di dialogare, attendere, far riflettere l’interessato, tanto che la sospensione avvenne quasi “in extremis” del suo pontificato cioè due anni prima della sua morte che fu nel 1978, accelerata forse anche dalle spinte di quelle correnti opposte che insistevano col Papa perché prendesse finalmente una ferrea decisione contro il Vescovo “ribelle”. Il “problema Lefebvre” costituì per sempre una dolorosa spina nel fianco anche dei pontefici successivi che mai gli chiusero le porte in faccia dopo la realizzazione dello scisma, ma si attivarono in tutti i modi per un ritorno alla sua piena comunione con Roma.

 

Certo, non si può dire che non ci fossero dentro il Concilio dei motivi gravi per convincere Lefebvre a questo altrettanto per lui doloroso passo di scissione, come infatti il libro del prof. de Mattei segnala nei dettagli cercando di parteggiare per Lefebvre. Correnti di cardinali che si contrastavano a vicenda, dichiarazioni ufficiali che venivano poi smentite non si sa bene da chi, ecc. e pertanto, in mezzo a questo marasma di “sgambetti” diciamo assai poco edificanti, quando si iniziò a “metter mano” alla riforma della Messa, molti non lo accettarono e uno di loro, mons. Lefebre decise il gran “distacco”. Torto? Ragione?

Tutti i grandi riformatori della storia della Chiesa o sono diventati santi per essere riusciti a riformarla senza creare scismi, ma con pazienza e molta preghiera e obbedienza al Papa legittimo, es. San Francesco, Santa Teresa d’Avila, Sant’Ignazio, san Roberto Bellarmino, san Carlo Borromeo, o sono diventati eretici-scismatici e nemici accaniti della Chiesa e dei Papi come Lutero, il quale, sia pure animato da iniziale buon intento di fare pulizia dentro la Chiesa caduta nel peccato di simonia con la vendita delle indulgenze e altri peccati gravi, alla fine, mosso da ambizione diabolica, nel creare quella frattura tuttora incolmabile della lacerazione a tutto il Corpo Mistico di Cristo, ha finito per cadere anche lui negli stessi peccati degli altri e anche peggio, lussuria, intrighi di corruzione per la vendita dei beni della chiesa ai principi del nord Europa, tanto che è morto disperato impiccandosi alla testiera del suo letto.

Si potrebbe dire che il paragone non calza affatto con Mons. Lefebvre, anzi che è offensivo nei suoi confronti perchè lui si è mantenuto fedele alla chiesa di sempre con una vita integerrima di fedeltà alla vera ortodossia, dando vita a una comunità fiorente di sacerdoti e laici arroccati soprattutto alla Santa Messa di San Pio V e al perenne Magistero della Chiesa. Ma perché non alla Messa riformata di Gregorio Magno? O a quella che celebravano i primi apostoli nelle catacombe?

Sta di fatto che nella chiesa non funziona la prassi che si usa per le aziende di questo mondo o nella politica: finchè le cose filano nell’onestà secondo il mio criterio e il “regolamento ufficiale”, tutto bene, altrimenti tolgo il mio consenso e creo “la mia chiesa” pulita e integerrima contro la tua corrotta e perversa. NO! Nella Chiesa cattolica non funziona così!

Perché nella Chiesa vige, almeno dovrebbe essere così per chi vive un intimo rapporto con Dio alla ricerca della santità, quella visione soprannaturale anche davanti alle sofferenze, alle sconfitte, umiliazioni, tradimenti che porta a comprendere che è necessario, per la nostra purificazione personale, per la salvezza delle anime e dello stesso progetto che alberga orgogliosamente nel nostro cuore come fosse la soluzione di tutti i problemi, è necessario passare attraverso quella croce del rinnegamento di sé, che è meritoria davanti al cospetto di Dio, e che spesso è fatta dalle umiliazioni e contraddizioni che arrivano dagli eventi per volontà di Dio.

E’ necessario prima o poi sperimentare, per chi vuole raggiungere la santità, quel “morire a sé stessi” come il chicco di grano sepolto nel terreno che però, una volta maturato al crogiolo della sofferenza e della fede in Dio, rinasce poi con efficacia divina come pianticella verde e rigogliosa portando linfa e nutrimento a tutto il Corpo Mistico di Gesù Cristo. Nessuno nella chiesa può arrogarsi il diritto di affermare “adesso arrivo io e sistemo tutto io” perché i veri “riformatori” o “fondatori” se li sceglie solo Gesù Cristo e spesso li sottopone prima a dure prove, anche a quella di arrivare ad abbandonare, se necessario, ogni loro progetto o fondazione o missione per fare sempre e solo la volontà di Dio, anche quando costa lacrime e sangue. Questo è il vero cristianesimo, questo è ciò che vuole Gesù Cristo per il bene della Chiesa e per la salvezza delle anime che è lo scopo primario della nostra vita. Altrimenti, per quante cose meravigliose abbiamo potuto fare al mondo, se non salviamo l’anima, abbiamo fallito tutto.

 

PONTIFICIA COMMISSIONE “ECCLESIA DEI”. Quando mons. Lefebvre continuò imperterrito per la sua strada, nonostante la sospensione a divinis, ma addirittura dichiarò di voler consacrare quattro Vescovi tra i sacerdoti da lui ordinati, intervenne drasticamente anche Giovanni Paolo II nel tentativo di farlo desistere da questo passo, ma davanti all’ostinazione di mons. Lefebvre che aveva quasi il sapore di una sfida contro il Papa e la Chiesa, non restò altra scelta a Giovanni Paolo II che infliggere un’eloquente scomunica per l’atto scismatico a Lui e agli altri vescovi illecitamente ordinati. Inutile si rivelò anche l’intervento di mediazione dell’allora Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, il card. Ratzinger il quale il 29 giugno, alla vigilia dell’illecita ordinazione, aveva inviato a Lefebvre un telegramma quasi disperato: “Per amore di Cristo e della sua Chiesa, il Santo Padre ti chiede paternamente e fermamente di partire oggi per Roma, senza procedere il 30 giugno con le ordinazioni episcopali che hai annunciato”. Le ordinazioni invece si svolsero.

Giovanni Paolo II prese atto con grandissima sofferenza di questa notizia a cose ormai avvenute, tuttavia non inveì contro Lefebvre ma con occhio davvero paterno e commovente, volle fare un ulteriore passo verso una eventuale, futura possibilità di riconciliazione lasciando sempre aperta una “porta di sicurezza” nei loro confronti. A tale scopo istituì la Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” che aveva lo scopo di tenere vivo un dialogo nel reciproco rispetto tra la Chiesa ufficiale e gli appartenenti alla Fraternità, facendo loro anche delle concessioni straordinarie, a tal punto da permettere di conservare le proprie tradizioni liturgiche, cerimonie, apostolato, strutture, in primis la possibilità di continuare a celebrare la Messa col “Vetus Ordo” secondo il rito di san Pio V.  Più di così che cosa avrebbe potuto fare il Papa?

 

Sia papa Giovanni Paolo II che il successore papa Benedetto cercarono di assecondarli in tutti i modi, anche perché non ignoravano le loro giuste ragioni davanti a tanti errori e abusi commessi. Chiedevano solo l’accettazione e sottomissione all’autorità papale, per poter continuare con pazienza, insieme al Papa la lenta ma sicura ricostruzione di quella buona parte del Concilio rimasta fedele perché, col sostegno dei laici fedeli, col gruppo di mons. Lefebvre e di tutti i vari gruppi tradizionalisti sparsi qua e là, sarebbe stato molto più facile anche per i Papi quella faticosa ma non impossibile opera di ricostruzione della parte sana del Concilio.

 

MOTU PROPRIO “SUMMORUM PONTIFICUM”. Papa Benedetto XVI, subentrato al trono pontificio, continuò a tenere aperta, la stessa porta ai Lefebvriani voluta dal suo predecessore, anzi si può dire che gliela spalancò nella speranza mai tramontata di vederli varcare quella fatidica e benedetta soglia! Il 7 luglio 2007, scrisse il “Summorum Pontificum”, una lettera apostolica in forma di "Motu proprio" con indicazioni per la celebrazione pubblica della messa cosidetta “tridentina” che aveva lo scopo, non in contrasto con il Concilio, di favorire ancor di più la comunione con tutti quei fedeli che non avevano pienamente accettato le innovazioni introdotte in ambito liturgico dopo il Concilio. Questa apertura non solo non ottenne il loro riavvicinamento all’unità della Chiesa, ma scatenò un putiferio nel mondo cattolico progressista che accusò papa Benedetto di non aver ottemperato fino in fondo alle “innovazioni” del Concilio.

Nonostante questi contrasti da parte della corrente progressista che non tollerava concessioni nei confronti di chi aveva caparbiamente rifiutato di accettare il Concilio, papa Benedetto, con un gesto di grande coraggio e assumendosi tutta la responsabilità, nella speranza di riportare la “Fratenità” in seno alla vera Chiesa cattolica, decise di togliere la scomunica ai Vescovi illecitamente ordinati. Ma questo suo gesto diciamo pure paterno di apertura e di perdono, anziché provocare nella controparte un’umile reazione di riavvicinamento e di gratitudine, scatenò ancor di più in loro un meccanismo di orgoglio, perché  si sentirono ulteriormente confermati nelle loro posizioni a tal punto da rifiutare qualunque altro dialogo o segno di riconciliazione.

 

Papa Benedetto, nel 2009 con il Motu Proprio “Ecclesiae unitatem” riorganizzò la struttura della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei” voluta da Papa Giovanni Paolo II, mettendola sotto la presidenza del Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, sempre nell’intento di avviare un dialogo di riavvicinamento costruttivo con i seguaci di Lefebvre, visto che il fondatore della Fraternità morì il 25 marzo 1991.

Ma del tutto inutili si rivelarono anche questi tentativi al limite delle possibilità previste dal codice di diritto canonico, come segno del grande cuore di papa Benedetto prima di abbandonare al loro destino questi figli dalla dura cervice. 

 Più recentemente, papa Francesco, con una Lettera apostolica in forma di motu proprio, affermando di voler trasferire le competenze della Commissione Pontificia “Ecclesia Dei” alla Congregazione per la Dottrina della Fede, in realtà ha soppresso del tutto questa benemerita Commissione voluta da Giovanni Paolo II per il recupero dei Lefebvriani, affidando la direzione del rapporto con la fraternità alla direzione del gesuita Luis Francisco Ladaria Ferrer. Auguri.

 

GIOVANNI PAOLO II. Morto Paolo VI, le critiche si spensero per un po’ anche a motivo dello shoc nel mondo cattolico per la morte improvvisa e inspiegabile di papa Luciani, Giovanni Paolo I, trovato misteriosamente senza vita nel suo letto, finchè l’entusiasmo dei fedeli tornò a scoppiare dopo la nomina di un Papa venuto nientemeno che dall’Est, che aveva dunque molte cose da insegnarci anche per esperienza personale di lotta e di persecuzione antifascista ma soprattutto anticomunista, dal momento che entrambe le postazioni hanno alla fine la stessa radice di violenza grazie alla quale possono governare e dominare all’insegna del terrore.

Molto abbiamo già detto di questa figura davvero grande nella storia della Chiesa, anche per il numero degli anni di pontificato, 27 che gli diedero il tempo di comporre ben 14 meravigliose encicliche tra cui in particolare la “Redemptor hominis”, la “Veritatis splendor”, la  “Fides et ratio” che purtroppo sono state per lo più ignorate e io sfido i Prelati di adesso, a parte i tradizionalisti che si sono fermati al catechismo di Pio X, a dichiarare se le hanno mai lette, soprattutto col clima che continua a imperare contro i veri santi Papi del Concilio.

Infatti siamo stati tutti indotti a criticare come grande scandalo il famoso bacio del Corano che si rivelò poi un architettato fotomontaggio tridimensionale, o l’incontro interreligioso di Assisi come fatti gravissimi degni quasi di abdicazione al papato, fatti che possono essere discutibili sul piano pastorale, come altre iniziative di molti altri Papi del passato che, dal punto di vista politico o religioso, spesso non ne azzeccavano una, ma non per questo cessavano dall’essere Papi con tutta la loro autorevolezza, non trattandosi di questioni inerenti alla fede e vincolanti come “ex cathedra”, mentre dal Concilio in poi sono stati fatti solo oggetto di critica acerba se non di autentica persecuzione contro di loro. Ma quante proteste e falsità e calunnie e menzogne anche contro San Giovanni Paolo II, di cui i responsabili, UOMINI DI CHIESA E CONSACRATI DOVRANNO RENDERE CONTO A DIO.

Come non ricordare l’insistenza eroica con cui papa Giovanni Paolo II non si risparmiava nel chiedere alla nuova Commissione Europea di inserire l’articolo che parlasse delle RADICI CRISTIANE DELL’EUROPA, che era un fatto dovuto, assodato, storico, testimoniato ecc. ma che invece venne totalmente ignorato dalla maggioranza di quella massoneria di gente che componeva la Commissione. Ricordo che ad ogni Angelus non tralasciava mai di insistere pubblicamente su questo punto, nella speranza che tenessero conto di questa sua esortazione, arrivando perfino ad umiliarsi davanti alla caparbietà del loro rifiuto che sapeva quasi di rivincita luciferina.

Papa Giovanni Paolo II era di molta preghiera tant’è vero che il suo segretario lo trovava spesso di notte inginocchiato o addirittura steso a terra davanti al tabernacolo con le braccia in croce a supplicare Gesù per la sua Chiesa. Purtroppo per scampare a un secondo tentativo di morte, si vide costretto a diffondere la parola di Dio non tanto dal Vaticano, ma in giro per il mondo e dovunque egli andasse entusiasmò gli animi di tutti, giovani e vecchi, all’insegna di quel suo grido di amore “APRITE! SPALANCATE LE PORTE A CRISTO”, solo Lui sa cosa c’è nel vostro cuore… Grande Papa, Santo Papa non amato dai cattocomunisti ma neppure dai soliti “integralisti” puri, santi e detentori della verità assoluta che dovranno rendere conto a Dio della loro durezza di cuore.

 

PAPA BENEDETTO XVI. Molti affermano che papa Benedetto, con la sua nomina al soglio pontificio ha prolungato il pontificato di Giovanni Paolo II di cui lui era  diciamo così, il “braccio destro” nascosto dal quale passavano prima di firmarle, come esperto teologo, tutte le encicliche e le varie  esortazioni di Giovanni Paolo II perché non si notava alcuna differenza tra le precedenti e le sue, quelle di papa Benedetto, ad esempio la famosa “Charitas in veritate” o “Porta Fidei”, che elevano l’anima al cielo tanto sono belle, chiare, incisive, profonde, intrise di amor di Dio, della Chiesa e della anime.

Certo, occorreva fare un doveroso e impegnativo distinguo tra il “Vero Concilio” e quello proposto dalle correnti moderniste che lo avevano manipolato e tradito, come papa Benedetto più volte aveva ribadito, proponendo il suo metodo teologico che consisteva essenzialmente nel cercare di conciliare i due opposti, vale a dire i difensori del teocentrismo, da una parte, e dell’antropocentrismo dall’altra, allo scopo di mettere DIO AL CENTRO DELL’UNIVERSO perché da questa azione l’uomo avrebbe perso assolutamente nulla, anzi, ritrovava la sua vera identità, libertà e felicità. L’operazione inversa, invece, com’è avvenuto purtroppo con assoluto disprezzo delle esortazioni di papa Benedetto, cioè DI METTERE L’UOMO AL CENTRO DELL’UNIVERSO, in pratica il cosiddetto “Nuovo umanesimo” come mossa risolutiva per tutti i problemi, giunto al suo grado di esasperazione massima al giorno d’oggi, è stato quello che ha determinato lo sfacelo progressivo di tutta l’umanità che aveva spodestato il suo Dio per intronizzare sé stessa.

E quante volte ci esortò a non cadere nelle reti del “RELATIVISMO” che era alla base di tutti gli errori che stavano avanzando in modo spropositato anche attraverso leggi civili inique contro natura o interpretazioni soggettive della Sacra Scrittura, e dai quali Egli voleva metterci in guardia perché prevedeva il crollo generale di qualunque pilastro fondante del diritto sia civile che ecclesiastico, come infatti sta accadendo adesso.

 

Eccellenza, non posso tacere il mio disappunto circa alcune osservazioni negative da lei manifestate a proposito di Papa Benedetto, non solo a motivo delle sue dimissioni da lei giudicate come “sciagurata scelta di abdicare al Soglio pontificio”, ma soprattutto perché, sempre da sua lettera inviatami “Joseph Ratzinger fu protagonista del Vaticano II nelle schiere dei progressisti (…) e pertanto si potrà comprendere tutto meglio quando verranno alla luce i fatti che hanno portato a queste dimissioni”.

Che sia stato protagonista del Vaticano II nelle schiere dei progressisti è solo una diceria infondata e inammissibile. La nomina di Papa Ratzinger è stata segnata subito dalla sofferenza perché accusato da parte dei modernisti di rigidità dottrinale e mancanza di apertura alle istanze del mondo, mentre da parte dei cosiddetti “tradizionalisti” era ferocemente accusato di filo protestantesimo, di simpatizzare per le dottrine Rahneriane, basandosi solo sul fatto che, da giovane e da bravo tedesco, propendeva per le dottrine di questi suoi connazionali teutonici, è vero, ma poi, soprattutto da quando venne nominato Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, ha dato bruscamente un cambio di rotta fenomenale in favore della piena ortodossia, altrimenti papa Giovanni Paolo II si sarebbe guardato bene dal tenerlo sempre al suo fianco come Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede, e ancor meno gli avrebbe affidato la stesura delle sue preziose Encicliche, sia pure da lui revisionate e firmate prima della pubblicazione.

Scrive a tale proposito il teologo domenicano padre Cavalcoli nell’introduzione al suo libro citato: “Il teologo gesuita Karl Rahner (1900-1984), perito del concilio ecumenico Vaticano II, nell’immediato post concilio si procurò la fama di uno dei più grandi teologi e interpreti del Concilio, in netto contrasto con altri teologi eminenti, quali Cornelio Fabro, Lakebrink, il card. Parente, il card. Ratzinger, Von Balthasar ecc. i quali tutti segnalarono le gravi insidie contenute nel sistema rahneriano perchè presentavano il Concilio come elemento di rottura con la tradizione passata e non di continuità, andando alla fine d’accordo con gli ultratradizionalisti nella loro visione di opposizione totale all’autorità del papa”.

Anche durante la sua carica di Prefetto della Congregazione per la dottrina della Fede il card. Ratzinger ha scritto, esortato e firmato centinaia di documenti del Magistero ordinario che sono di una profondità e fedeltà edificanti. Ne cito qualcuno:

·         La splendida “DOMINUS JESUS” L’unicità e l’universalità salvifica di Gesù Cristo e della Chiesa. Tanto contestata dall’ala progressista!!! Anno 2000

·         Circa la recezione della Comunione eucaristica da parte di fedeli divorziati risposati”  firmata da Ratzinger e approvata da Giovanni Paolo II  Anno 1994

·         Alcuni aspetti della meditazione cristiana davanti al proliferare delle meditazioni orientali” lettera ai Vescovi   anno 1990

·         Libertà cristiana e liberazione sulla parola di Gesù  “La verità vi farà liberi”.  Anno 1986

 

Sfido chiunque a trovarmi dei passaggi di sapore protestante o progressista in queste e altre dichiarazioni del genere. Non posso dire di essere esperta in questa analisi come voi Prelati, ovviamente, dove trovate, quando volete, anche la pulce nel pagliaio, tuttavia credo che quel “sensus Fidei” che ha conservato il popolo di Dio semplice e buono, sia ancora valido per saper distinguere almeno la verità dall’errore.

Se nella vita passata di certi Papi, come per molti santi o per molti di noi che ci professiamo credenti, ci possono essere stati degli errori di vario genere, l’importante è che poi, lungo il cammino, ci si converta e si torni davvero alla dottrina e alla fede come Gesù ha voluto. Anche perché Gesù ha garantito l’infallibilità del Suo Vicario in questioni di Fede, ma non la sua impeccabilità, come sappiamo. Altrimenti neppure potremmo leggere le “Confessioni” di Sant’Agostino per essere egli stato tra le fila dei manichei da giovane, come neppure le opere contemporanee di Vittorio Messori, che fino a qualche decennio fa si dichiarava ateo convinto.

“Papa Benedetto Ha dato le dimissioni in modo scriteriato o scellerato” Come Lei afferma? Papa Benedetto è stato spinto verso una tale emarginazione persecutoria che, arrivato a dover scegliere se fare il Vicario di Gesù Cristo a pieno titolo, o “lo zimbello” dei poteri forti e occulti all’interno della Chiesa, è stato costretto a intraprendere l’unica via della fuga, ma compiuta in modo da rimanere in Vaticano vestito di bianco come Papa emerito, allo scopo di poter conservare il “Munus Petrino” per far capire ai fedeli che Lui c’è! CHE È LUI IL PAPA, E RIMANE PAPA FINO ALL’ULTIMO SUO RESPIRO.

 

VERA PERSECUZIONE CONTRO PAPA BENEDETTO. Contro Papa Benedetto XVI è stato aizzato un intero esercito ribelle infernale, tutti i media contro, i suoi Vescovi tedeschi che ritiravano la mano mentre lui, umilmente, gliela porgeva nelle visite ufficiali; quelli dell’Università “La Sapienza” gli hanno impedito di entrare e di parlare; quelli dell’incontro di Ratisbonne, dopo il discorso su Maometto, a poco lo volevano bruciare vivo, capitananti da quell’Iman amico di Bergoglio; quelli che gli hanno sottratto i documenti dalle sue stanze private facendolo passare per un demente sprovveduto; quelli che lo hanno accusato di appoggiare i preti pedofili mentre lui è stato l’unico papa a prendere drastiche misure contro costoro…

Lo vogliono far tacere su tutto perchè non fa in tempo a difendere la vera dottrina come la difesa del celibato sacerdotale, o della vita o della famiglia o della santa Liturgia che subito lo minacciano di ritorsioni, o lo deridono o lo boicottano in modo irriverente con un’umiliazione pubblica davvero grave, poveretto!  Lo stanno accerchiando da tutte le parti, tanto che gli modificano perfino i libri, laddove a un certo punto qualcuno ha scritto che lui è in piena sintonia con papa Bergoglio apponendo anche fotomontaggi falsi.  Ma chi ama sinceramente Gesù Cristo, come fa a non capire queste manovre occulte volute dal diavolo contro un eletto di Gesù Cristo?

 

Quando vedeva, ad esempio, rientrare dalla finestra perché appoggiati dai poteri occulti quei teologi poco affidabili che lui aveva fatto uscire dalla porta in silenzio per non creare scandalo, (come ci è stato narrato da testimoni diretti) senza poter obiettare nulla perché rimasto solo e senza appoggi… cosa poteva fare il Papa? IL PAPA È QUELLA GRANDE AUTORITÀ CHE, DA SOLA, SENZA IL COLLEGIO CARDINALIZIO E VESCOVILE, NON PUO’ FARE ASSOLUTAMENTE NULLA O BEN POCO, SE NON PREGARE E DARE BUON ESEMPIO O AL LIMITE DIMETTERSI PIUTTOSTO CHE ESSERE COSTRETTO A TRADIRE IL SUO MANDATO, LA SUA FEDE IN GESU’ CRISTO. Lo sappiamo che si tratta di eventi eccezionali nella storia bimillenaria della Chiesa, di cui il più famoso quello di Papa Celestino V, tuttavia è scontato che anche noi stiamo vivendo un periodo storico della storia della Chiesa davvero eccezionale, se non addirittura traumatico, dove non ci si meraviglia più di nulla, purtroppo e siamo ancora pronti ad aspettarci il peggio.

 

VERSO UN NUOVO RITO COMUNE. Sta di fatto che l’argomento “Liturgia nella Chiesa” è sempre stato il faro luminoso per papa Benedetto sul quale voleva continuare a lavorare, almeno come poteva, anche dalle stanze del suo isolamento. Infatti, consapevole della necessità di “riconciliare” diciamo così, in un unico rito, le due parti avverse dentro la Chiesa, “Vetus e Novus Ordo”, pensò ad un nuovo Rito liturgico che sintetizzasse e riunisse gli aspetti liturgicamente, canonicamente e giuridicamente migliori esistenti nei due riti citati perché, scriveva, mai la liturgia deve diventare lo stendardo di un partito contro l’altro perché nella chiesa non devono esistere partiti.

Pertanto il papa emerito Ratzinger d’accordo col card. Robert Sarah prefetto del Dicastero del Culto e dei Sacramenti, e confortati dal consenso in quel momento di papa Francesco, diedero vita nel 2017 a una dichiarazione dal titolo “PER UNA RICONCILIAZIONE LITURGICA. VERA RIFORMA DELLA RIFORMA”, con cui mettevano in risalto la necessità di “un rito romano unificato che accorpi il meglio dei due riti preconciliari e postconciliari”, fatto che esprime tutto l’amore di papa Benedetto per la Liturgia della Messa, di cui riporto una sua frase: “Le due forme liturgiche fanno parte della medesima “lex orandi”. (…) la cattiva interpretazione della riforma liturgica che è stata a lungo propagata nel seno della Chiesa cattolica ha portato sempre di più a mettere al primo posto l’aspetto dell’istruzione e quello della nostra attività e creatività. Il “fare” dell’uomo ha quasi provocato l’oblio della presenza di Dio. L’esistenza della Chiesa prende vita dalla celebrazione corretta della Liturgia. La Chiesa è in pericolo quando il primato di Dio non appare più nella liturgia e, di conseguenza, nella vita. La causa più profonda della crisi che ha sconvolto la Chiesa si trova nell’oscuramento della priorità di Dio nella liturgia.”

Sfido chiunque ad affermare che si tratta di dichiarazione progressista o protestante. Coloro che continuano ad accusare di questo papa Benedetto XVI senza mai aver letto almeno qualcuna delle sue meravigliose encicliche, potrebbero rischiare di giocarsi l’anima all’inferno per grave calunnia.

Segue poi il consiglio di apporre sull’altare “coram populo” se non si può tornare a quello “ad orientem” almeno una grande croce come punto di riferimento per tutti, fedeli e celebrante, così almeno avremo in qualche modo il nostro “Oriente cristiano” a cui guardare, non il sole ma il crocifisso come punto di riferimento.

 

Per quanto riguarda invece la questione degli spazi di silenzio o di preghiera comune, il papa emerito si augurava di poter lavorare a una soluzione equilibrata da ambo le parti cercando di aprire degli spazi di silenzio contemplativo anche nel Novus Ordo. E concludeva “dobbiamo ritrovare il senso del sacro (…) perché più che una “riforma della riforma” si tratta di una riforma dei cuori, si tratta di una riconciliazione delle due forme del medesimo rito, di un arricchimento reciproco, non di una sfida”. Parole stupende e commoventi che manifestano l’apertura di un cuore che sa amare, quello di Papa Benedetto, sia i suoi figli ma soprattutto Dio e le sue esigenze divine innanzitutto.

 

Purtroppo anche questo documento, che fino a qualche anno fa si poteva ancora permettere di scrivere papa Benedetto XVI con l’unico cardinale rimastogli fedele, Robert Sarah, non ebbe alcun seguito, come vediamo, perché le solite “mani oscure” lo hanno oscurato del tutto, tanto che adesso il nostro grande papa Benedetto, vecchio, malato e sotto sequestro, non può assolutamente più pronunciare una parola, come vediamo, se non offrirsi vittima all’amore misericordioso di Dio, come Santa Teresina del Bambino Gesù. E che Dio ce lo conservi ancora perché dopo il suo passaggio al cielo, si potrebbe scatenare l’inferno sulla terra.

  

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Eccellenza Reverendissima, mons. Viganò, grazie se ha avuto l’eroica pazienza di leggermi fino in fondo. Qui occorrono migliaia di Sante Messe di riparazione in tutta Italia, Rosari e suppliche affinché la Chiesa di Gesù torni agli antichi splendori della vera Fede cattolica grazie alla nostra conversione ma soprattutto a quella dei Prelati, che escano da questo colpevole silenzio innanzitutto, e perché gli italiani aprano gli occhi ottenebrati da una specie di maledizione da virus forse uscito misteriosamente da quando è stata intronizzata la dea pagana Pachamama nel cuore di San Pietro, contro cui Lei, Eccellenza, aveva chiesto con coraggio sante Messe di riparazione e riconsacrazione di tutta la basilica di cui nulla finora è stato realizzato, a quanto pare.  Vale la pena insistere.

 

Questo è l’obiettivo immediato e urgente da compiere altrimenti né si potrà governare, né relazionarsi, né vivere, né ancor meno salvarsi l’anima perché Dio Padre, Figlio e Spirito Santo è stato e continua ad essere gravemente offeso da fatti sempre più terribili che stanno accadendo in modo vergognoso dentro la santa Chiesa di Dio così oltraggiata e profanata dagli stessi suoi figli.

 

E per questo suo coraggio di denunziare pubblicamente questi misfatti, noi di cuore la ringraziamo mentre chiediamo umilmente la sua benedizione e assicuriamo la nostra fervente preghiera per Lei e le sue intenzioni.

 

                                                          Patrizia Stella

                                           Per il centro cultura Cristiana




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