mercoledì 26 novembre 2025

DIRITTI DEI FEDELI CATTOLICI


Verona, 23 novembre 2025

Festa di Cristo Re dell’universo


LETTERA APERTA AL VESCOVO DI VERONA MONS. POMPILI

ALL’ ABATE DELLA BASILICA DI SAN ZENO

ALLA CITTADINANZA VERONESE

AL GIORNALE L’ARENA DI VERONA. LETTERE DEI LETTORI


DIRITTI DEI FEDELI CATTOLICI


Come fedeli della diocesi di Verona, ci rivolgiamo a Lei, Eccellenza mons. Pompili, quale Vescovo della nostra diocesi di Verona, nonchè al Rev. Abate di San Zeno mons. Ballardini, per avere una risposta alle nostre perplessità circa l’opportunità di organizzare un pranzo per i poveri dentro la basilica di San Zeno, come realizzato qualche tempo fa.


Tenendo nella massima considerazione qualunque iniziativa in favore dei poveri, speravamo in cuor nostro che, finito il tempo di papa Francesco con le sue “novità stravaganti”, nessun Vescovo o Prelato volesse continuare sullo stesso esempio di utilizzo dei luoghi sacri per iniziative profane, dal momento che nella storia della Chiesa abbiamo avuto Papi santi e altri meno virtuosi, senza dire dei 40 antipapi denunciati dal Magistero della Chiesa in duemila anni dalla sua fondazione, vale a dire un Papa falso ogni sei o sette Papi della vera successione apostolica, tristi occasioni nelle quali comunque sono state gettate al macero tutte le loro opere orali e scritte non sempre per motivi di eresia ma perché, mancando il “Munus”, cioè l’investitura divina per una chiamata così speciale, non esistevano i presupposti per rendere vincolanti per la coscienza questi documenti.


E di questo nessuno si è mai stupito perché il “nemico” si è sempre infilato dentro la Chiesa fatta di santi ma anche di peccatori, i quali comunque sono tenuti a far tesoro di eventuali errori dei loro predecessori per discernere, mediante lo Spirito Santo, la Verità dall’errore, avendo come punto di riferimento la dottrina perenne della Chiesa, alla luce della filosofia patristica e scolastica di veneranda e benefica memoria, basata sull’evidenza del “senso comune” del grande San Tommaso, che sarebbe urgente e doveroso ripristinare nel piano di studi soprattutto dei Seminari diocesani, dove purtroppo si insegna di tutto e di peggio lasciando scriteriatamente la libera scelta a ogni individuo, con conseguenze gravissime non solo per la ortodossia della Fede, ma anche per il sano equilibrio psico-fisico degli studenti, ai quali non si può somministrare qualunque tipo di “alimento”, ingozzandoli di porcherie perché possano scegliere liberamente, ma come un buon padre di famiglia, selezionare quel “cibo” che risulta essere sano perché possa sanificare tutta la loro persona e dare gloria a Dio.


È risaputo che in tutte le diocesi esistono luoghi spaziosi e confortevoli per iniziative benefiche, culturali, assistenziali, ricreative ecc. senza essere costretti ad occupare chiese o luoghi sacri riservati al culto. Ad esempio biblioteche e scuole per lo studio, campi da calcio o da tennis per lo sport, teatri o sale da cinema per spettacoli vari, ristoranti e sale da pranzo per i pasti, saloni di ogni grandezza per convegni o incontri conviviali, piscine per il nuoto, camere da letto per dormire, servizi igienici per determinati bisogni fisiologici...


Al di là del fatto che i beni immobili della Chiesa non sono mai di proprietà del Vescovo o del parroco di turno e neppure della diocesi in molti casi, ma di tutta la comunità cattolica, per cui nessun sacerdote o Vescovo può abusare di questo potere per deciderne arbitrariamente l’utilizzo scriteriato, o la vendita, o quant’altro secondo le proprie idee personali come se lui, o la diocesi, fossero i proprietari, al di là di questo aspetto non secondario, sta di fatto che Dio stesso, Giusto Giudice, chiederà conto ad ognuno di noi di come abbiamo amministrato i beni spirituali e materiali che Lui stesso ci ha affidato, “Rendimi conto della tua amministrazione” (Lc.16,2) e il suo giudizio sarà terribilmente severo contro quei suoi Ministri che addirittura osassero alienare per riti non cattolici le Chiese cattoliche consacrate e unte all’unico vero DIO, Padre, Figlio e Spirito Santo.


Purtroppo al giorno d’oggi in cui ci si vanta con sfilate oscene applaudite anche da certi Prelati di spicco, di aver perso la coscienza di sé, della propria identità, delle proprie radici, dello scopo della nostra vita sulla terra, compresi i rapporti famigliari e interpersonali per tuffarsi ciecamente nel nebuloso mondo “Alias, woke, trans, bis, plus ...”, cioè il Nirvana del nulla, del mutevole, del delirio, dell’idiozia, senza tempo, senza volto, senza radici, senza relazioni, in pratica un mondo glaciale senza Amore, per abbracciare teorie distopiche, allucinanti, folli e devianti, neppure ci si meraviglia del fatto che si possa usare un cesso come sala da studio o da ricevimento, o che si possa girare nudi affermando di essere vestiti di mantelli preziosi, in barba all’evidenza dei fatti.


C’è da sperare, tuttavia che, almeno per quei pochi eroi che credono nel valore dell’intelletto, della ragione, della volontà, della realtà, della natura..., come riferimento per non cadere nell’inganno diabolico della schizofrenia, dell’intelligenza artificiale o del suicidio, c’è da sperare che almeno costoro mantengano integra la loro intelligenza, come faro luminoso per quelle folle disorientate che cercano la luce della Via, Verità e Vita, unica fonte di quella gioia che solo Gesù Cristo può dare a chi lo cerca con sincerità di cuore.


In fede ringrazio mentre, in ginocchio, chiedo al mio Vescovo mons. Domenico Pompili la Sua Santa benedizione.


                                                                       Patrizia Stella

                                                                      patriziastella.com


lunedì 17 novembre 2025

QUESTA E' UNA LECTIO MAGISTRALIS. PARERE DI ALCUNI STUDIOSI

 

Cari amici,

mi permetto di evidenziare, tra le omelie dell'Anno Liturgico di don Ferdinando Rancan esposte in questo blog, in particolare la presente che riguarda il fine ultimo e anche primo della nostra vita, lo scopo del nostro vivere sulla terra per questi pochi decenni che ci sono concessi. Tenendo presente le condizioni e le necessità sia del nostro corpo che della nostra anima, in un "connubio" inscindibile tra Vita Naturale e Vita Soprannaturale per chi vuole vivere da figlio di Dio.

Riportando una frase di Sant'Agostino, d. Ferdinando ci ricordava che "la nostra vita sulla terra è da paragonare a una moneta che il buon Dio ci consegna per spenderla nel migliore dei modi e guadagnarci la Vita Eterna."  Da questa frase don Ferdinando ha ottenuto lo spunto per un libro interessante intitolato precisamente "LA MONETA DEL TEMPO" 

A parere di molti, sia il libro che questa omelia sarebbe da diffondere soprattutto nei seminari dove si studia di tutto e di peggio molte volte con grande rischio di perdere quel "filo conduttore" che Gesù Cristo ci ha tracciato per vivere da figli di Dio sulla terra e godere poi della Comunione con Lui in Paradiso, altrimenti rischiamo di fallire tutto, come spesso ci ricordava il nostro don Ferdinando.


Anno C – 33^ Dom. T.O. - La fine del mondo

https://www.youtube.com/watch?v=wx8rRNZ9kZY



Ricordo che tutti i libri di don Ferdinando Rancan sono reperibili 

presso la libreria della casa editrice Fede E Cultura, Via Marconi, 60, Verona,  che li invia 

anche a domicilio dietro richiesta.  (tel. 045/941851)

          

                                         patriziastella.com


domenica 16 novembre 2025

CONOSCERE IL DIRITTO PER DIFENDERSI

 


DIRITTI INVIOLABILI DELLA PERSONA

da far valere nel caso di obbligo o coercizione


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ORDINANZA

DEL TRIBUNALE DI FIRENZE

12 LUGLIO 2022


SENTENZA N. 1805/2022



UNA PERSONA NON PUO’ ESSERE COSTRETTA

PER SOSTENTARSI,

A SOTTOPORSI A TRATTAMENTI

INIETTIVI SPERIMENTALI

TALMENTE INVASIVI

DA INSINUARSI NEL SUO DNA

ALTERANDOLO IN UN MODO

CHE POTREBBE ESSERE IRREVERSIBILE,

CON EFFETTI AD OGGI IMPREVEDIBILI

SULLA SUA VITA E SALUTE,



Giudice Susanna Zanda

della seconda sezione civile

del tribunale di Firenze




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Prof. Beniamino Deidda, direttore della

Scuola Superiore di Magistratura:


IN QUESTO PAESE TUTTI IGNORANO IL DIRITTO


O TI VACCINI O TI LICENZIO”

è reato di estorsione all’articolo 629 cp

IL CORPO UMANO: IL PROPRIO CORPO È INVIOLABILE

E LA SALUTE PERSONALE NON E’ SACRIFICABILE

A TUTELA DELLA SALUTE PUBBLICA


Esiste una sentenza al riguardo:

CORTE COSTITUZIONALE SENTENZA N. 308/1990

Non è permesso il sacrificio della salute individuale

a vantaggio di quella collettiva.

Ciò significa che è sempre fatto salvo 

il diritto individuale alla salute

anche di fronte al generico interesse collettivo”.


NORIMBERGA 1945:

la somministrazione di farmaci (i vaccini lo sono)

contro la volontà del soggetto è un crimine contro l’umanità”.


OVIEDO 2000:

Un trattamento sanitario (quale è il vaccino)

può essere praticato solo se la persona interessata

abbia prestato il proprio consenso libero e informato”.


Art. 32 DELLA COSTITUZIONE:

...Nessuno può essere obbligato ad un determinato

trattamento sanitario se non per disposizione di legge.

La legge non può in nessun caso violare

i limiti imposti dal rispetto della persona umana”.


TRIBUNALE DI ROMA SEZIONE 6° CIVILE,

nella ordinanza n. 45986/2020 R.G. del 16 dicembre 2020.

DICHIARA ILLEGITTIMI TUTTI I DPCM 

A PARTIRE DAL 31.01.2020.

DICHIARA ILLEGITTIMO TALE STATO DI EMERGENZA

NEL METODO E NEL MERITO

E DICHIARA DUNQUE NULLIFICABILI

TUTTI GLI ATTI DA ESSI SCATURITI”.



venerdì 14 novembre 2025

CHIESTA AL VESCOVO DI VERONA L'APERTURA CAUSA DI BEATIFICAZIONE DI DON FERDINANDO

Carissime Associate e Associati,


Vi trasmettiamo di seguito il contenuto del post che don Ermanno ha pubblicato sul suo profilo di Facebook  per dare notizia della richiesta di apertura della Causa.
Vi suggeriamo di fare qualcosa di simile attraverso i social a cui avete accesso o attraverso la comunicazione personale per mail o lettera.

Vi preghiamo inoltre di diffondere la preghiera per la devozione privata. Potete chiederci di inviarvi copie dell’immaginetta.

                                              Il Consiglio Direttivo


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La notizia che vi  diamo oggi è importante e coinvolge ... cielo e terra.

San Tommaso d’Aquino insegna che i beati in cielo possono conoscere gli avvenimenti terreni. Se è così – e lo è – il 29 settembre scorso c’è stato in cielo e in terra, in contemporanea, un momento di grande gioia.

Don Ferdinando Rancan ha seguito dall’alto don Daniele Guasconi, postulatore, mentre consegnava in Curia a Verona gli attestati della fama di santità e chiedeva l’apertura della Causa di beatificazione di don Ferdinando stesso.


E la sua gioia è stata condivisa da noi che abbiamo seguito l’avvenimento ... da qui.
La procedura della beatificazione è iniziata; siamo contenti ed emozionati. Vi possiamo chiedere un aiuto?

Abbiamo bisogno di preghiera perché le valutazioni della Conferenza Episcopale del Triveneto e del Dicastero romano dei Santi siano positive;
•Vorremmo suggerirvi di seguire il Sito www.donferdinandorancan.it, ricco di tante informazioni su don Ferdinando e periodicamente aggiornato. Fatelo conoscere.

Servitevi della preghiera per la devozione privata, che potete scaricare dal Sito, e fateci conoscere i frutti dell’intercessione di don Ferdinando.


Un grazie a tutti voi particolarmente sentito.


                                                       Il Consiglio direttivo






domenica 19 ottobre 2025

LETTERA A ZIA ELVIRA di Ferdinando Rancan

 


LETTERA A ZIA ELVIRA.

DI DON FERDINANDO RANCAN


In memoria del candidato alla santità, don Ferdinando Rancan, per il quale è stato consegnato al Vescovo di Verona un robusto fascicolo di testimonianze al fine di aprire la causa di beatificazione, come nella prassi, vogliamo ricordare di lui un episodio molto particolare e doloroso, ma portato con grande fede quando aveva solo 18 anni ed era studente nel Seminario di Verona verso la fine della seconda guerra mondiale (1944/45)


Premessa:

Il padre di don Ferdinando, Giambattista Rancan, ceppo nativo della zona di Tregnago, Verona, morì in modo tragico, quando d. Ferdinando aveva nemmeno 2 anni, mentre era guardiano notturno del cementificio di Tregnago “Italcementi” di cui hanno lasciato i resti come ricordo di quella grande azienda che aveva dato lavoro a molti operai della zona e che purtroppo commemorava anche alcuni morti per incidenti sul lavoro. Infatti in una notte piovosa e buia, il nostro Giambattista Rancan non si accorse di un silos che era rimasto aperto e vi piombò giù morendo qualche ora dopo che lo avevano estratto non vedendolo tornare di buon mattino.


Qualche anno più tardi, Cornelio Marchi, lo zio di Ferdinando da parte della madre, Maria Marchi, venne assunto nello stesso cementificio al posto del padre e fu incaricato del controllo delle caldaie.  Non si sa in quale maniera, il povero Cornelio fu travolto dalle fiamme e trovato moribondo. Portato all’ospedale morì pochi giorni dopo, lasciando la povera moglie Elvira, zia Elvira come la chiamava Ferdinando, affranta, a maggior ragione perché aveva il figlio più grande, Giuseppe, al fronte, l’altro di 17 anni, Renato, apprendista panettiere e i due ultimi più piccoli alle scuole elementari.


In quell’anno, inizio 1945, stava finendo la guerra e i tedeschi si ritiravano a gruppi dall’Italia portando spesso distruzione e morte ovunque passavano con rappresaglie terribili degne dei peggiori criminali che non erano più controllati da nessuno.

In una di queste rappresaglie dei tedeschi, mentre il giovane Renato tornava dal panificio di buon mattino, un drappello delle SS passava di lì e caricarono sul loro camion alcuni passanti, tra cui Renato. Senza tante mediazioni o ripensamenti, li presero e li fucilarono tutti un po’ fuori del paese, compreso Renato che era un ragazzino, il più giovane.

Lascio immaginare la disperazione della mamma, Elvira, al pensiero che il marito era morto bruciato vivo, il figlio più grande, Giuseppe, in guerra senza avere notizie (tornò comunque vivo più avanti, a guerra finita) e l’altro, Renato che, per quanto poco, era l’unico sostentamento della famiglia, fucilato dai tedeschi.


In questo frangente drammatico in cui non ci sono parole per consolare chi è colpito da simili disgrazie, il nostro seminarista Ferdinando, di appena 18 anni, scrisse una lettera alla zia Elvira che riportiamo qui sotto e che vale la pena leggere con calma perché indice di una fede, di un coraggio soprannaturale e di una grande partecipazione umana al dolore altrui, da parte di un semplice diciottenne, abituato però a vivere un rapporto con il Signore molto profondo e anche lui provato da molta sofferenza, sin da piccolo.


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Zia carissima,


 sono qui accanto al tuo dolore, tanto più straziante quanto più improvviso e inaspettato; e ti vedo come non ti ho mai vista, ti immagino come ho immaginato tante madri che alla sera, prima di coricarsi, si bagnano di lacrime cocenti l’amata figura del figlio che non tornerà più.

Forse pensando al compagno della tua vita che a metà cammino ti ha lasciato, bruciato vivo martire per tuo amore e per i tuoi figli; (zio Cornelio preso dalle fiamme durante il suo lavoro nello stesso cementificio dove aveva perso la vita il papà di Ferdinando), forse volando col pensiero al tuo Giuseppe lontano lontano, che, strappato dal tuo seno e dal suo focolare, da tanto tempo non vedi, straziata ora da questo nuovo colpo, sentirai nel fondo della tua anima ferita un vuoto largo e profondo, vivere ti sembrerà una cosa amara, amara che niente potrà raddolcire. Renato non lo hai più, è un pensiero che stringerà in una morsa angosciata il povero tuo cuore.


Oggi è passato Gesù e ha scaricato la sua croce pesante sulla tua porta, ma zia, non chiuderla quella porta, corri ad aprire, fallo entrare, è un dono che ti porta. Egli è stanco sfinito, ti domanda aiuto, e tu continua con Lui il tuo cammino. Arriverai al Calvario dove un’altra madre desolata, Maria, anche lei come te è straziata nell’anima, anche a lei, come a te, hanno assassinato il figlio! E glielo vedi lì sulle ginocchia, livido, lacerato, esangue. Prendi il tuo dolore, dallo a Maria, lei sa che cosa è amore di mamma!


Cara zia, non piangere quando ti verranno nelle mani i vestiti del tuo Renato, quando vedrai ogni sera il suo letto vuoto. NO! Sii forte nel tuo dolore. E quando lo strazio ti farà sanguinare e la disperazione ti salirà alla gola, corri, nasconditi nel silenzio della Chiesa, guarda laggiù al Tabernacolo dove un Cuore sempre aperto e dolorante (che) saprà dirti quelle parole di vita eterna che gli uomini non sanno e non possono darti.


Dillo a Gesù che glielo dai il tuo Renato, è Lui che te lo domanda, Lui che ti ha dato tutto se stesso. OFFRIGLIELO per questo povero mondo così malvagio impastato di odio e di errore. Gesù te lo domanda ma per poco tempo; e un giorno lo vedrai bello, glorioso, trionfante. Ed anche adesso non te lo senti, no, più vicino? E’ lì accanto a te insieme a Cornelio. Su, dunque, e per amore di quelle due creature che ti restano e che ti stringono i fianchi, non piangere.


E’ bello soffrire quando si sa che Cristo ci ama, quando si sa che egli comprende e vede il nostro dolore, raccoglie e ricompensa ogni nostra lacrima.


Ti abbraccio


                                                    Tuo Ferdinando





UN CONVEGNO INUTILE E PERICOLOSO PER LA CHIESA

 





CONVEGNO A PARMA: DOVE VA LA CHIESA CON LEONE XIV?
https://www.informazionecattolica.it/2025/10/18/dove-va-la-chiesa-con-leone-XIV/

 

Cari amici attenzione!! Nulla so di questo convegno, tuttavia ho la percezione già dal titolo che si tratti di un argomento pericoloso, a doppio taglio, quasi a voler mettere sotto processo la Chiesa cattolica accusando Papa Leone XIV, come da più parti si sta ventilando, di debolezza o di incapacità di governo, o peggio, a soli pochi mesi dalla sua nomina.

Mi domando perché non è stato affrontato questo delicatissimo argomento nei trascorsi 12 anni del falso pontificato dell’antipapa eretico Bergoglio nei quali siamo stati costretti ad assistere impotenti a una progressiva demolizione della dottrina e della struttura stessa della Chiesa, davanti a un silenzio lacerante da parte delle gerarchie e autorità più alte e responsabili!

 

Periodo interminabile durante il quale i massoni nascosti all’interno della Chiesa stessa hanno avuto tutto il tempo di affilare i loro “coltelli” insanguinati del sangue preziosissimo di nostro Signore Gesù Cristo e adesso col nuovo Papa Leone XIV che vorrebbe fare chiarezza, non sembra abbiano l’intenzione di sotterrarli con buona pace di tutti, ma sono pronti a usarli di nuovo, se non con violenza fisica, che non sarebbe certo una novità, certamente con ricatti o vessazioni o falsità o imbrogli, come hanno fatto col nostro grande ed eroico Papa Benedetto XVI.
Questa situazione è così grave da indurre i fedeli ad abbandonare le vera Fede perché non si sentono più guidati da una vera autorità morale rappresentata dal Vicario di Cristo in sintonia con il perenne Magistero della Chiesa, ma raggirati da un nuovo sistema di perversione che ci impedisce di capire bene la differenza tra le vere parole di Papa Leone e quelle provenienti dall’intelligenza artificiale.
Il momento è gravissimo. la persecuzione per tutti noi cattolici è alle porte. Pertanto non si risolvono problemi del genere con inutili e ambigue conferenze, bensì mettendo in guardia i fedeli del mondo da questi gravi pericoli, invitando tutti alla prudenza nel giudicare ma soprattutto a una preghiera più intensa e l’offerta a Dio di tutte le tribolazioni fisiche, morali e spirituali che abbiamo sopportato in silenzio da 12 anni a questa parte e che purtroppo non sono ancora finite, almeno finché arriverà il momento in cui Gesù stesso dirà “Adesso basta!”
Che lo Spirito Santo ci illumini e San Michele Arcangelo ci protegga con tutte le sue schiere angeliche capeggiate dalla potente intercessione di Maria Santissima, Regina delle Vittorie.
                                                                  Patriziastella.com






 

venerdì 3 ottobre 2025

BENEDIZIONE DELLA GRANDINE DA PARTE DI PAPA LEONE XIV

 https://www.maurizioblondet.it/oltre-il-ridicolo-e-il-sacrilego-lagente-global-in-vaticano/



⬆️🛑PAPA Leone che benedice pioggia e grandine.
      Mi spiace per Blondet che fa lo scandalizzato, però la sottoscritta e molti come me non vediamo nulla di male in questo, anzi sono benedizioni doverose con tutto lo sconvolgimento che sta avvenendo nell uomo e nella natura. Non si tratta assolutamente di superstizioni MA DI FEDE PROFONDA NELL ONNIPOTENZA DI DIO indispensabile se vogliamo controbattere le forze del male con la grande forza del BENE che è Dio stesso, Creatore e Signore del cielo e della terra e che imploriamo attraverso la preghiera cristiana e i Sacramenti.

    I nostri contadini una volta, con in testa i sacerdoti muniti di acqua santa, facevano le rogazioni implorando Dio di non far cadere la grandine o i fulmini dal cielo ecc. E benedivano il bestiame, il raccolto dei campi, la terra, la pioggia, il cielo e tutto il creato. Adesso che la terra è diventata MATRIGNA per colpa dell'uomo che la vuole distruggere con bombe d acqua, grandine grosse come le bocce che possono far ammazzare le persone, ecc. non vediamo nulla di strano nel fatto che il Papa possa benedire anche certi elementi della natura, buoni e indispensabili in sé come l acqua ma che possono causare disastri se cadono in maniera spropositata e fuori dalle leggi fisiche volute da Dio.

Pertanto se la natura sta sfuggendo alle leggi imposte da Dio, leggi di gravità, di clima, di ossigenazione nella giusta misura per il fatto che sono governate da forze sataniche invocate dai malvagi distruttori del pianeta, non vedo perché il Papa o un Vescovo o un qualunque Sacerdote non possono benedire tutti gli esseri o elementi della terra invocando su di essi il giusto equilibrio voluto da Dio Creatore, sottraendo le forze della natura al dominio di satana devastatore di corpi e anime.  Un santo sacerdote di Verona in concetto di santità, don Ferdinando Rancan, interpellato in proposito, rispose "La natura si ribella all'uomo, perchè l'uomo si ribella a Dio".

Piccolo esempio.. A scuola si studia o si studiava che l'equilibrio dell' universo si regge su leggi sofisticatissime della fisica astronomica Esempio: Se la rotazione della terra attorno al sole nella sua ellisse perfetta, dovesse spostarsi di pochi "gradi" dal sole o avvicinarsi di più di quanto previsto dalle leggi dell'astrofica, (permettetemi l esempio pratico ma non strettamente scientifico che non è di mia pertinenza) avremmo due conseguenze disastrose: o un calore enorme che farebbe bruciare la terra in pochi minuti, o uno strato di ghiaccio così alto da renderla una palla bianca gelata.

Dite al caro Blondet e al dott. Cionci che stimo moltissimo, che così come i seguaci del diavolo vogliono rovinare il creato con bestemmie, sacrilegi e sistemi scientifici di morte, vedi Haarp che provocano terremoti sotto terra o sotto oceano, senza parlare dell'orrore del gender per quanto riguarda l'uomo, è oltremodo necessario che qualche rappresentante o ministro di Gesu' Cristo si impegni CON UMILTÀ a ripristinare il giusto equilibrio della natura con sistemi uguali e contrari, cioè con benedizioni, rogazioni, processioni, Messe e suppliche varie.

 Perchè se la potenza che satana ha conferito a coloro che lo adorano è in grado di stravolgere le leggi della natura umana e cosmica volute da Dio, allo stesso modo l'uomo da solo con la scienza non sarà mai in grado di vincere le forze oscure del male senza ricorrere con fede all'aiuto e all'onnipotenza di Dio Creatore nella preghiera e nei sacramenti.

Solo con Gesù troviamo serenità, equilibrio, sicurezza, benessere, cibo, aria, ecc. SANI E CONFORMI ALLA NOSTRA NATURA UMANA E COSMICA. SEI TU GESÙ L UNICO MIO BENE.  Vieni presto a liberarci.
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lunedì 8 settembre 2025

TESTIMONIANZA SU ALCUNE VIRTU' EROICHE DI DON FERDINANDO RANCAN

 

CARITÀ EROICA VERSO IL PROSSIMO


N. 1 CARITÀ CON OPERE DI SERVIZIO.


Durante la sua permanenza come parroco ai Santi Apostoli (1980/1997) don Ferdinando si occupò di molte cose, soprattutto di carattere pastorale, ma senza mai trascurare la sua attenzione verso i poveri in situazioni difficili impegnandosi, con più o meno successo, a cercare o indirizzare le persone alla ricerca di un lavoro o di un alloggio o un sussidio. Spesso si rammaricava per non essere riuscito in questo intento, tuttavia una cosa è certa: nessuno se ne andava da lui senza aver ricevuto almeno un’offerta in denaro per le loro necessità.

Anche se la parrocchia era nella zona del centro storico per eccellenza, fra Corso Cavour e piazza Brà con palazzi famosi di famiglie nobili di Verona, in realtà vivevano anche molte famiglie semplici, o anziani poveri magari nei piani terra o rialzati di quei palazzi o vie laterali. In parrocchia don Ferdinando ha sempre sostenuto e incrementato la “Società di San Vincenzo” per i poveri, Associazione benefica che i parroci precedenti avevano istituito grazie anche alla generosità di quei parrocchiani benestanti che provvedevano ad aiutare famiglie in difficoltà, sia della parrocchia che fuori, pagando bollette, viveri, affitti, ecc

Quando lui si trasferì dalla parrocchia in un appartamento privato cedendo il posto al nuovo parroco, don Gino Oliosi, alcuni dei poveri che erano aiutati dalla San Vincenzo della parrocchia, venivano a trovarlo anche a casa sua chiedendogli un aiuto economico o un consiglio. Mentre io cercavo di rimandarli educatamente alla S. Vincenzo della parrocchia offrendo loro un pacchetto di viveri o dolcetti, d. Ferdinando invece li faceva entrare nel salottino dell’ingresso, li salutava con affetto, spiegando loro che poteva dare in denaro solo quello che gli permetteva la sua povera pensione da prete, ma comunque nessuno tornava a casa senza aver ricevuto un obolo a seconda delle loro necessità e sempre lo ringraziavano con un bel “arrivederci” alla prossima volta. Erano felici soprattutto di aver ricevuto da lui un po’ di attenzione, una parola buona, un interessamento verso la loro salute o dei figli o della famiglia. Ho notato che, alla fine, venivano più per questo loro desiderio di rivedere il loro ex parroco e sapere di essere da lui ricordati, che per l’aiuto economico.


N. 2 IOLE LA GIOSTRAIA


IOLE LA GIOSTRAIA veniva da anni in parrocchia da d. Ferdinando a chiedere aiuti economici per pagare le bollette soprattutto della luce per la sua famiglia. Erano veronesi della periferia di San Bonifacio che andavano in giro in occasione di fiere o sagre di paese con una roulotte malandata e un banchetto di giochi popolari o di dolcetti. Un giorno ci spiegò la sua situazione abitativa molto precaria. Infatti vivevano in sei, padre madre e quattro figli in una roulotte piccola e malandata dentro cui pioveva acqua. Inutili furono i nostri tentativi di cercar loro un alloggio popolare che loro rifiutavano perché in effetti lavoravano come nomadi in giro per le fiere paesane e pertanto l’unico alloggio a cui aspiravano era una nuova roulotte più grande e confortevole per potersi muovere facilmente da un paese all’altro.

A tale scopo d. Ferdinando si interessò per l’acquisto di una roulotte più grande, magari a buon prezzo fra quelle usate in buone condizioni, e incaricò un paio di persone, tra cui la sottoscritta. Una volta reperita secondo il nostro parere, la facemmo vedere alla signora Iole che la trovò ideale per la sua famiglia.

Non trovammo subito i soldi perché mi pare che costasse 6 milioni e mezzo delle vecchie lire ma prendemmo accordi con il venditore di consegnarcela dando una caparra e pagando un po’ al mese, dietro garanzia del nostro parroco che inviò al responsabile dell’azienda un suo scritto di referenza. Don Ferdinando non fece in tempo a divulgare la notizia a qualche parrocchiano o benefattore di sua conoscenza che subito, sulla fiducia, questi dimostravano la loro generosità venendo incontro alle richieste con contributi piccoli o grandi ma a tal punto che la roulotte venne pagata nel giro di pochi mesi.

La signora Iole continuò ad andare a trovare d. Ferdinando anche dopo la parrocchia, nel suo appartamento privato per salutarlo con gratitudine e avere qualche offerta, almeno a Natale e a Pasqua, fino alla morte di d. Ferdinando.


In fede Patrizia Stella


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N. 3. CARITA’ CON OPERE DI SERVIZIO


Sempre nella parrocchia dei Santi Apostoli, ci fu il caso di un piccolo imprenditore della periferia di Verona che andò disperato da don Ferdinando, che conosceva da anni, a chiedergli aiuto perché la sua piccola azienda che aveva non ricordo bene se tre o quattro dipendenti, per una serie di problemi, rischiava il fallimento col rischio che questi dipendenti con famiglia perdessero il lavoro. Aveva subito bisogno di un TOT DI MILIONI DI LIRE per bloccare il fallimento e riprendere poi l’attività.


Don Ferdinando, dopo aver chiesto tutte le credenziali necessarie del caso (pur conoscendo personalmente l’imprenditore e la sua onestà), pensò di venirgli incontro anticipandogli quei soldi che una Banca gli aveva da poco elargito come contributo per la ristruttura del complesso parrocchiale, del quale comunque doveva rendere conto al Consiglio pastorale e alla Curia alla fine dei lavori.


Come pegno, l’imprenditore gli lasciò degli assegni postdatati dell’importo totale di quei milioni di lire anticipati da d. Ferdinando che avrebbe potuto riscuotere alla data indicata sui rispettivi assegni. I primi assegni furono coperti secondo le date previste, ma purtroppo rimasero scoperti gli altri assegni e, mano a mano che si avvicinava la scadenza della riscossione, quell’imprenditore avvisava tutto angosciato d. Ferdinando di non andare a riscuoterli perché erano scoperti ma di avere fiducia perché un po’ alla volta avrebbe sistemato tutto perché c’erano buone prospettive di ripresa del lavoro.


Passò il tempo senza che d. Ferdinando andasse più in Banca a verificare la situazione, e rimasero da riscuotere ancora quattro assegni, come da allegato, dove ho ritenuto opportuno coprire la firma del manager che è tuttora vivente e anche conosciuto, assegni che alla fine d. Ferdinando non se la sentì più di riscuotere perché capiva la difficoltà di questo signore a tenere in piedi la sua azienda e non voleva ritenersi il responsabile di questo increscioso fallimento e ancor meno del licenziamento di operai con famiglia. Confidava nell’aiuto della Provvidenza e fece pregare per questa intenzione, sempre nell’anonimato.


Qualche tempo dopo ottenne dall’impresa di costruzioni che nel frattempo aveva portato a termine i lavori di ristrutturazione del complesso parrocchiale, uno sconto straordinario di una quindicina di milioni rispetto al preventivo presentato! Più o meno la cifra che d. Ferdinando aveva sborsato prelevandoli dalla cassa “ristrutturazione chiesa” e pensò che quello era veramente il segno della Provvidenza di Dio per venire incontro alle difficoltà di questo bravo e responsabile imprenditore senza creare nessun debito per nessuno. L’azienda riprese bene in seguito la sua attività.


Vedi allegato fotocopia dei 4 assegni


                                                      In fede

                                                 Patrizia Stella


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PARERE DEL MEDICO CURANTE. VALORI DA COMA


L’ultimo giorno della sua vita, tra il 9 e il 10 gennaio 2017, abbiamo accompagnato don Ferdinando d’urgenza all’ospedale a causa dell’aggravarsi delle solite crisi respiratorie per le quali veniva talvolta ricoverato in rianimazione, ma dalle quali usciva sempre come se fosse stato miracolosamente rinvigorito, tanto che il giorno dopo lo si vedeva sull’altare a celebrare la Messa e predicare, nell’incredulità di coloro che avevano pregato per lui credendolo moribondo o addirittura morto.

Quel giorno però fu quello destinato da Dio per il suo passaggio al cielo dopo aver compiuto 90 anni di età. Entrati d’urgenza al pronto soccorso al mattino di lunedì 9 gennaio, iniziò un crollo progressivo nonostante le cure prestate per rianimarlo. Chiamammo allora il suo confessore, don Ermanno, che venne subito ad amministrargli i Sacramenti, compresa l’Unzione dei malati e la benedizione papale, alla quale d. Ferdinando teneva molto perché la imparò da sua nonna Virginia che la faceva recitare tutte le sere ai suoi nipotini orfani prima di andare a letto. Sono sicura di fargli piacere se la tramando così come la recitava lui in mezzo dialetto “O mio Gesù, vado a letto! Non so se ho da levare. Tre cose ti voglio domandare: Confesion, Comunion e Benedision papale”. Un po’ alla volta entrò in una specie di coma irreversibile sotto controllo del medico di turno, il quale ad un certo punto uscì con queste testuali parole “Noi medici (del reparto di pneumologia di Borgo Trento dove veniva spesso ricoverato e che ringraziamo per le cure prestate) noi medici ci siamo chiesti più volte come abbia fatto quest’uomo a vivere con valori da coma! E davanti al nostro sguardo allibito che chiedeva ulteriori spiegazioni, questi rimarcò con maggiore sicurezza: “Si! E’ vissuto con valori che per un uomo normale significano coma”.

Lo assistemmo con affetto nelle ultime ore del giorno 9 tenendogli la mano e invocando l’intercessione di S. Giuseppe, Patrono della buona morte, mentre il suo respiro si faceva sempre più debole e pensavamo che forse il Signore lo voleva prendere lo stesso giorno “9 GENNAIO”, DATA DELLA NASCITA DEL FONDATORE DELL’OPUS DEI. Invece notammo che, pur facendosi sempre più debole il respiro, però reggeva ancora, ora dopo ora, fino ad arrivare alla mezzanotte del giorno dopo, 10 gennaio.

Da quel momento iniziò il tracollo definitivo finché alle ORE UNA DELL’ ALBA DEL 10 GENNAIO 2017, esalò l’ultimo suo respiro. A quel punto capimmo, senza bisogno di parole, che d. Ferdinando, nella sua umiltà e delicatezza di vita, già in contatto col Cielo, non voleva far coincidere la data della sua morte di semplice sacerdote, con quella della nascita del suo Santo Fondatore, San Josemaria Escrivà, 9 gennaio, autorità ben più grande nella Chiesa e Maestro di vita spirituale.

La data del 9 gennaio doveva rimanere tutta e solo per san Josemaria Escrivà.


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L’AMORE ALLA SANTA MESSA


Vero “Alter Christus”, trovò nel Sacrificio Eucaristico quella forza soprannaturale che sempre lo accompagnò anche nei momenti più difficili, tanto che era inconcepibile per lui passare un giorno senza celebrare la Messa. Negli ultimi anni, non potendo più andare in parrocchia, anche a motivo di una progressiva cecità, celebrava la Messa in casa, sulla mensola di una libreria allestita a tale scopo, ma quando veniva ricoverato, la celebrava perfino sul tavolino della stanza da letto dell’ospedale, avendo sempre a disposizione una valigetta con tutto l’occorrente. Perfino certe sere quando tornava a casa dopo una giornata di analisi e visite mediche estenuanti, non si metteva a cena se non dopo aver celebrato la Messa del giorno.

Era edificante vedere con quanta fede si inginocchiava fino a terra, durante la Consacrazione nella Messa, in adorazione del divino Mistero Eucaristico. Sosteneva che la Messa doveva essere, in un certo senso, un tutt’uno col sacerdote, perché sua prerogativa esclusiva, un privilegio così grande da far tremare Angeli e Santi dalla gioia pensando che solo ai Sacerdoti cattolici in virtù del Sacramento dell’Ordine Sacro, è stato concesso da Dio stesso “Il privilegio di portare Gesù vivo e vero dal Cielo alla terra

L’ultimo giorno della sua vita, diciamo alla fine del giorno 9 gennaio 2017, entrò nel coma profondo che prelude di solito al “grande passaggio” e quale fu la nostra meraviglia quando all’improvviso ebbe come un risveglio, che di solito viene chiamato risveglio “ante mortem”, si mise a sedere sul letto, si guardò intorno e la prima cosa che chiese fu questa: “Portatemi a casa perché voglio dire la Messa”. Furono le sue ultime parole, il suo pensiero costante e dominante “celebrare la Messa” ogni giorno, e quando era parroco, se necessario, anche più volte al giorno.

In fede Patrizia Stella


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VITA DI FEDE EROICA


Era sempre disponibile per le confessioni o direzione spirituale e seguiva ogni persona secondo le proprie esigenze, senza mai ferirle o umiliarle, ma cercando di incoraggiarle a superare o accettare le loro fragilità


L’ATTUALE SACERDOTE PENITENZIERE DELLA Curia, mons. Bruno Ferrante, che era stato suo alunno in seminario e aveva avuto modo di frequentare anche in seguito d. Ferdinando, un giorno mi disse, mentre gli parlavo della santità eroica del Fondatore dell’Opus Dei, da me conosciuto personalmente quando lavoravo nella sede centrale a Roma, mi disse queste letterali parole “la santità di d. Ferdinando non è da meno di quella del suo Fondatore”


C’è uno scritto autografo del prof. Gino Barbieri, già Preside delle Facoltà Umanistiche dell’Università di Verona che dice così: Quando predica, don Ferdinando mi commuove. Mi pare di sentire la voce del Salvatore


EMARGINAZIONE. Il suo più grande eroismo è stato il periodo della prova nella seconda parte della sua vita, (a parte quello straordinario e traumatico dell’espulsione dal seminario nel 1949), cioè quello di aver chiesto invano di continuare a fare il prete in una chiesa pubblica, o Rettoria o Cappella a disposizione dei fedeli, dopo che gli venne chiesto di cedere la parrocchia all’età di 71 anni a un suo confratello. Si può dire che quel periodo di 17 anni (1980-1997) in cui svolse la mansione di parroco dei Ss. Apostoli è stato l’unico della sua vita nel quale ha potuto dare il massimo delle sue potenzialità sacerdotali: umane, spirituali, culturali, ecc., pur in mezzo ai soliti disturbi respiratori che comunque non gli hanno mai impedito di fare il prete a tempo pieno.

Dopo di allora, la totale o parziale emarginazione! Per impedirgli di continuare a celebrare la Messa sul tavolo del suo studio dopo due lunghi anni senza nessun’altra prospettiva, come se fosse sparito dalla diocesi, si alzò la voce verbale e scritta di molti ex parrocchiani o amici vari che chiedevano ripetutamente al Vescovo di turno di assegnargli una delle Rettorie che nel frattempo si erano liberate. Tutto invano. Ripararono nominandolo collaboratore del nuovo parroco di S. Eufemia, don Valentino Guglielmi.

C’è una testimonianza del rev. don Vittorio Turco, grande ammiratore di don Ferdinando del quale aveva una stima immensa che dice così “d. Ferdinando, uno dei pochi preti veronesi, serio, preparato, colto. La Diocesi poteva utilizzarlo meglio!”. Don Vittorio era del 1928 mentre d. Ferdinando del 1926 ma insieme frequentarono tutti gli anni del seminario e da lì si rese conto della santità di questo giovane, dal suo comportamento esemplare, paziente ma anche intransigente, dall’amore che aveva per l’adorazione davanti al Santissimo, tanto che, anche a distanza di anni, lo definiva così “Don Rancan, un sant’omo!”

Don Ferdinando accettò, come di consueto, tutte le emarginazioni, delusioni o umiliazioni in silenzio, come volontà di Dio, senza mai recriminare o accusare nessuno, anzi manifestando verso la fine della sua vita, attraverso un suo testamento, la sua gratitudine a tutti i suoi superiori e confratelli, e chiedendo loro perdono delle sue mancanze nei loro confronti. Ne è prova un bell’articolo di Mons. Antonio Finardi, ex parroco del duomo, su Verona Fedele che, ricordandolo nel suo 90.mo compleanno nel 2016, lo ringraziò per essere stato vero “maestro di vita” durante la sua docenza in seminario, con grande capacità di far assaporare la bellezza della scienza ecc. La risposta di d. Ferdinando fu di sincera gratitudine verso questo suo “ex alunno” esemplare, dal quale ha imparato a vivere lo zelo apostolico e l’amore per la Chiesa e le anime...”


BENEDIZIONE SACERDOTALE. Quando celebrava in casa con un paio di persone presenti notammo che alla fine della Messa dava la benedizione allargando le braccia esclamando con una certa enfasi: “Il Signore sia con tutti voi”, come se si trovasse davanti a una grande folla. Un giorno gli chiesi il perché di “tutti voi” se eravamo in due o tre “gatti” presenti. Rispose: “Davanti alla benedizione di un sacerdote, soprattutto al termine della Messa, c’è il mondo intero che ne usufruisce.”


RINGRAZIAMENTO DOPO LA MESSA. Appena terminata la Messa, dopo essersi svestito dei paramenti sacri, era abitudine per d. Ferdinando, secondo i consigli di molti Santi, tra cui san Josemaria Escrivà, di fermarsi almeno 10/12 minuti, in silenzioso raccoglimento per ringraziare il Signore del dono grande dell’Eucaristia e chiedergli grazie per tutti coloro che si raccomandavano a lui.

Lui stava immobile, inginocchiato sul primo banco a pregare, come assente. Solo dopo il breve tempo del ringraziamento, si alzava per salutare o ascoltare le persone, o confessare, o scambiare due parole.


In fede Patrizia Stella


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DESIDERIO APPASSIONATO DI CONDURRE LE ANIME A DIO

SACRAMENTI.


BATTESIMO Nonostante la moda di impartire il Battesimo anche dopo mesi dalla nascita, d. Ferdinando si premurava affinché almeno i figli dei suoi parrocchiani venissero battezzati al più presto. Venivano anche da fuori parrocchia per far battezzare presto i loro bambini, senza aspettare magari per mesi e mesi le date canoniche.


Ricordo un episodio del signor Giovanni Tagliapietra che venne da d. Ferdinando per chiedergli la cortesia di battezzare il suo bambino almeno dopo le feste natalizie (era nato ai primi dicembre del 2000) perché il suo parroco voleva farlo aspettare fino alla notte di Pasqua per battezzarlo assieme ad altri neonati.

D. Ferdinando fissò negli occhi il padre e gli disse con tono perentorio: “Ma scherziamo! E tu vorresti passare il Natale senza che tuo figlio diventi Figlio di Dio?” E infatti battezzò il bambino da solo con un piccolo gruppo di parenti la domenica prima di Natale, con grande gioia dei genitori.


MALATTIA OFFERTA IN SILENZIO D. Ferdinando aveva un polmone solo sin dall’età di 52 anni perché gli era stato asportato a motivo di broncoectasie purulente che rischiavano anche di infettare l’altro polmone sano. Dopo alcuni anni iniziò a portare l’ossigeno tutto il giorno e il ventilatore polmonare la notte. Mai lo si vide lamentarsi neppure quando la difficoltà respiratoria era quasi insostenibile. In questo caso cercava di rilassarsi, respirare il più profondamente possibile e pregare in silenzio. La maggior parte delle volte la crisi passava senza dover essere ricoverato in rianimazione. Allora riprendeva a sorridere come per ringraziare Dio di essere uscito dal solito grave pericolo e poter riprendere le sue normali attività, senza il minimo lamento né prima né dopo. Si capiva che indirizzava tutto al Signore e da lui solo aspettava la grazia, non della guarigione totale (aveva accettato questa penitenza come riparazione in unione alle sofferenze di Gesù) ma almeno la possibilità di respirare quanto basta per poter continuare a fare il prete fino all’ultimo suo respiro.

Tutte queste difficoltà respiratorie e altre conseguenze collegate che debilitavano tutto l’organismo con fibrillazione atriale, frequenti febbri ecc., mai gli impedirono comunque di esercitare il suo ministero a pieno ritmo durante la sua permanenza come parroco ai Santi Apostoli, seguendo la catechesi per ragazzi e adulti, organizzando pellegrinaggi mariani, incontri di formazione per famiglie, benedizione delle case famiglia per famiglia, occupandosi dei poveri e malati della parrocchia ai quali portava la Confessione e la Comunione a domicilio, e trovando anche il tempo per scrivere libri di formazione cristiana tuttora molto apprezzati.

Era un sacerdote che, sia pur malato, amava la vita e il mondo “appassionatamente” come è nella spiritualità di San Josemaria Escrivà, e il suo costante sorriso e la sua accoglienza lo dimostrava anche nei momenti più difficili.

Infatti, dicono i medici che, fra tutte le patologie o malattie varie, quella più dura da sopportare è quella respiratoria, legata ai polmoni, perché toglie le forze per qualunque altro impegno o entusiasmo e ti fa sentire sempre pronto per il grande passaggio alla Vita Eterna. A tale proposito ricordiamo le grandi tribolazioni a motivo della mancanza di respiro di una grande santa “Teresina di Gesù Bambino” la quale ad un certo punto del suo diario si esprime così: “Se sapeste cosa vuol dire non riuscire a respirare! Se soffoco, il buon Dio mi darà la forza. Ogni respiro è un dolore violento, però non è ancora tale da farmi gridare.”

Ebbene, ci risulta che don Ferdinando abbia parlato e scritto di molte cose, molti argomenti, libri, omelie, catechesi ecc. eppure non abbiamo mai udito un suo lamento, mai trovato nessuno scritto, o sfogo o cenno circa il suo tormento perenne che è stato la mancanza di respiro per tutta la vita, sin da piccolo fino alla sua morte, a 90 anni. Non ne parlava mai con nessuno, se non con i medici ovviamente quando cercavano di curarlo, e poi, in un colloquio mai interrotto con Dio dal quale traeva la forza per resistere e combattere con piena lucidità di mente fino al raggiungimento del bel traguardo di 90 anni che festeggiò con gioia nel giugno 2016 con i suoi preti, ex parrocchiani, parenti, amici vari.


Grazie di cuore caro don Ferdinando e abbi un occhio di riguardo per tutti noi che ti abbiamo conosciuto, amato, aiutato, sostenuto, e per tutti quelli che continueranno a invocare il tuo aiuto dal Cielo.


                                                                      In fede

                                                                Patrizia Stella