giovedì 17 novembre 2011

Il mal di vivere

Chi di noi, almeno una volta nella vita, non ha provato nel più intimo della sua persona una sofferenza sottile e indefinibile, ma così forte da causargli un’angoscia mortale, non sempre chiaramente motivabile. Un’angoscia così forte da indurre a cercare un po’ di conforto, una goccia di sollievo, un perché a tante domande che all’improvviso emergono impetuose e inarrestabili dopo essere state accantonate per anni, per decenni, forse soffocate dalle mille “cose da fare” che incalzano, e che sembrano al momento appaganti e risolutive per il normale quieto vivere. A scatenare questa furia improvvisa possono essere
motivi esterni, quali lutti di famiglia, o gravi malattie personali o dei propri cari, dolorose separazioni coniugali da affrontare, la situazione del mondo sempre in guerra che prelude a conseguenze assai preoccupanti, ma ancor di più problemi di lavoro, paura di insuccessi, mancanza di soldi, incomprensioni, ingiustizie subite, oppure si è irrequieti e angosciati senza un valido perché, forse solo a motivo di un vuoto esistenziale così profondo da desiderare la morte per non essere costretti a pensare proprio alla morte che avanza.
In quei momenti terribili ma benèfici perché ci costringono ad uscire da una sorta di superficiale torpore, vengono a galla le domande fondamentali della nostra esistenza che hanno indotto i più grandi filosofi della storia greca, Socrate, Platone, Aristotele, a cercarvi una risposta: “Perche vivo? Che senso ha la mia vita se oggi esisto e domani no? Che me ne faccio di tante corse, di tanto benessere o di tante fatiche, di tanti soldi o di tanta indigenza, di tanto gioire o di tanto penare se poi tutto finisce?” E vediamo che gli anni passano inesorabili e che, per quanto uno si affatichi con tutto il tuo potere, alla fine nessuno può comperare l’immortalità su questa terra perché tutti gli uomini, anche i super-potenti, i miliardari, gli scienziati, gli Einstein, i Rockfeller, le autorità civili e religiose più illustri e temibili, hanno già subito o comunque sono prima o poi destinati a subire quella frase lapidaria che il Manzoni sintetizzò in memoria della morte di Napoleone: “EI FU!”
Sembrava che gli scienziati avessero scoperto il segreto dell’immortalità con la cosiddetta “clonazione”, ma in realtà essi stessi hanno dovuto ammettere che è un fallimento perché, anche nel caso di più esseri umani ottenuti da un unico “campione”, per dirla semplicisticamente, (ammesso che ciò sia possibile perché un conto è la notizia eclatante data dai giornali e diversa è la realtà da portare ancora a compimento!) si è riscontrato che, pur ottenendo connotati fisici perfettamente uguali a quelli del donatore, in realtà il cervello mantiene in toto la sua autonomia, in quanto è unico, irripetibile, assolutamente diverso da tutti gli altri, perfino dal suo donatore. Vale a dire che questo eventuale “prodotto da laboratorio” che si dovesse un giorno ottenere, non costituisce affatto una specie di prolungamento all’infinito della vita del donatore, non solo perché qui sulla terra tutto ciò che si ottiene è sempre legato al tempo che scorre, e quindi provvisorio, ma anche perché questo povero disgraziato clonato sarebbe comunque destinato ad essere una nuova creatura, con nuovi problemi pratici ed esistenziali, anch’esso non oltre i cent’anni come per tutti i mortali, e per giunta con un grandissimo handicap di partenza: la privazione dell’amore di un padre e di una madre. “A Dio non la si fa!” verrebbe da dire, mimando qualche ironico “marameo”!
Finora, pur ringraziando la scienza per averci dato modo di vincere molte malattie, migliorando la qualità della vita con un certo benessere fisico e col prolungamento di qualche decennio di vita, resta sempre il fatto che la vita dell’uomo sulla terra è precaria, provvisoria, passeggera, e che nessun esperimento scientifico, per quanto importante e benefico, è mai riuscito ad appagare quella sete di eternità che alberga nel cuore di ogni uomo, credente o non credente, quella profonda nostalgia di Dio, suo Creatore, l’Unico che sa dare una risposta a tutti i perché e un senso all’esistenza umana, come lo stesso S. Agostino ha rilasciato nelle sue “Confessioni”: “Signore, ci hai fatti per te e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te!”
Sembra che se ne stiano accorgendo anche quelle persone dello spettacolo; cantanti, attori, registi, musicisti ecc. che i media hanno sempre presentato come il modello della felicità perenne e incrollabile ottenuta a forza di successi, applausi, denaro, potere, sesso, fans per non parlare di altri mezzi meno leciti o puliti. Ma qualcuno di loro ogni tanto mostra il suo vero volto di sofferenza, anzi di disperazione davanti alla morte, talvolta con dichiarazioni pubbliche. E’ il caso del regista Mario Monicelli suicidatosi mesi or sono proprio per “mancanza del senso del vivere”, come egli stesso ha dichiarato, dal momento che la sua carriera era ormai finita e non trovava il coraggio di affrontare il declino definitivo di tutto sé stesso, cioè la morte. [1]
Anche Vasco Rossi, il famoso cantante dai successi strepitosi, ora che gli anni avanzano e la salute barcolla, sembra stia sperimentando quanto è precaria e insignificante la vita, nonostante i successi, i fans, le urla... e lo dichiara in una sua canzone: “Voglio trovare un senso a tante cose, anche se le cose un senso non ce l’hanno”. Per trovare un senso alle cose, bisogna innanzitutto cercarlo, ma con forza, con costanza e anche con fede, sull’esempio di S. Agostino, perché certi miracoli avvengono anche oggi se ci fossero uomini capaci di farsi attrarre non solo dal fascino effimero di piaceri epidermici, ma dallo “Splendore della Verità” la sola che illumina l’intelligenza, appaga il cuore e porta alla vera felicità.[2]
Purtroppo la voce di Dio che ama ogni sua creatura, che ha dato un senso a ogni nostro più piccolo respiro, alla gioia e al dolore, alla sofferenza e alla fatica, e che ha promesso all’uomo la vera felicità a partire da questa vita fino oltre la morte, è ormai soffocata da un bombardamento di voci che urlano la morte di Dio e la vittoria definitiva della morte sulla Vita! E molti di costoro che vivono lontano da Dio in modo dissoluto sono spesso cristiani battezzati che hanno rinnegato la loro fede! Com’è possibile tutto questo se viviamo in luoghi, nazioni, città dove da duemila anni la Chiesa ha proclamato “il senso del vivere” proprio attraverso la Parola di Dio? Dove si sono succeduti migliaia di santi, martiri, eroi che con l’esempio della loro vita, hanno indicato a ciascuno di noi il percorso della felicità, sull’esempio di Gesù Cristo?
• E’ il famoso, perenne “rischio della libertà”, cioè Dio ci fornisce tutti i mezzi per credere, ma poi ci lascia liberi di scegliere il percorso, con tutte le conseguenze, spesso dolorose per chi lo rifiuta. E per colui che, sia pur battezzato e forse anche cresimato, durante tutta la sua vita non si è mai inginocchiato una volta per chiedere aiuto a Dio e ringraziarlo di tutti i doni avuti; per colui che si è sempre sentito appagato di tutto, unico e indiscusso artefice della propria vita, per il quale il pensiero di Dio è solo un intralcio ai suoi progetti di megalomania... ebbene... come può costui accogliere l’amore di Dio, il suo perdono, se lo rifiuta? Dio non violenta nessuna creatura, ci lascia liberi, ma il rischio della libertà è sempre inevitabilmente collegato anche con il rischio della nostra felicità. E allora come si può pretendere di essere felici nel momento della prova, quando si è impiegata male la propria libertà durante tutta la vita?
Ma siccome senza Dio non si può stare, ecco allora che l’uomo si crea delle “chiese segrete”, degli altarini nascosti davanti ai quali inginocchiarsi,[3] rivolgendosi a tristi e pericolosi “surrogati” della preghiera cristiana: stanno aumentano infatti maghi e cartomanti, varie sette pseudo-religiose, in particolare quelle sataniche in tutto il mondo, sponsorizzate, dicono, da potenti lobby massoniche, al fine di staccare l’uomo dal cristianesimo, unica, vera fonte del senso di ogni vivere, e impedirgli di ragionare e di pregare, a forza di stordirlo di cose futili, per indurlo poi a una tale disperazione da fargli invocare l’eutanasia di Stato come il rimedio di tutti i mali. E lo fanno astutamente, ipocritamente, passo dopo passo, iniziando a proporre la “morale laica” al posto della legge di Dio, il testamento biologico come scelta democratica e legale, come se il vivere e il morire fosse ormai, come per tutto il resto, cioè sesso, droga, alcool, libertinaggi vari, un “optionall”, un diritto da scegliere a seconda dei propri capricci, o ideologie, o perversioni. Anzi, arrivano a confondere talmente le coscienze, da invocare questo “diritto alla morte” nientemeno che come gesto d’amore e di libertà. E’ l’azione del grande falsario[4], cioè del demonio, che, come dice la Scrittura, dopo aver ottenebrato le coscienze di coloro che hanno accettato questa oscurità spirituale, si manifesta come “Padre della menzogna e omicida!” perché sa abilmente confondere le azioni buone con quelle malvagie. La pretesa di diventare arbitri di ciò che non ci appartiene perché appartiene solo a Dio, (vita e morte) porta inesorabilmente all’autodissoluzione, a una disperazione indescrivibile qui su questa terra e alla perdita della propria anima per tutta l’eternità, laddove per chi ha rifiutato l’amore di Dio “sarà pianto e stridore di denti”, afferma Gesù nel Vangelo.” Ma le “chiese segrete” non sono solo quelle accennate, ma anche quelle che facilmente nascono nei gruppi di giovani, intorno al proprio successo professionale e sociale, nella politica, sugli stadi, ecc., rendendo idolatrico il cuore dell’uomo. Il problema dell’assoluto, divino o idolatrico, non si può evadere.

Ormai siamo arrivati a un punto cruciale per la nostra storia: la venuta di Gesù Cristo sulla terra è segno di contraddizione: o lo si accetta o lo si rifiuta. “O con me, o contro di me!” ha affermato Cristo. Ormai, dopo duemila anni dalla sua venuta, non ci sono mezze verità che salvano: Gesù Cristo lo si deve prendere tutto intero, come lo indicano i Vangeli e non certo come ce lo propongono i vari falsari di questo mondo attraverso libri, conferenze che, guarda caso, sono sponsorizzati degli amici del maligno e stanno ottenendo un successo strepitoso: sterco del diavolo che costoro dovranno prima o poi ingoiare per aver astutamente voluto profanare Gesù Cristo, Figlio di Dio!
Ma a chi giova questa ostinazione caparbia nel volerlo rifiutare? Lui! L’Immenso, l’Eterno, il Dio vero che si è fatto uomo per Amore offrendo visibilmente la sua vita in croce per noi; il solo che ha Parole meravigliose, vere, efficaci di Vita Eterna; il solo che ci ha dato i mezzi (i sette Sacramenti, i sette Doni dello Spirito Santo ) per vivere nella pienezza e nella felicità la nostra vita su questa terra, anche nel dolore da lui stesso santificato e redento; il solo che ci ha promesso che la nostra vita non marcirà sotto terra ma vivrà eternamente e beatamente in Paradiso... a chi giova? Quale Persona in questo mondo ha mai parlato come Lui? Quale Parola di Vita ha la capacità di far vibrare lo spirito, gioire il cuore e conferire forza anche davanti alle persecuzioni?
• “Venite a me, voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me che sono mite e umile di cuore e troverete ristoro per le vostre anime, il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero (Mt.11,28)
• “Non accumulatevi tesori sulla terra, (...)accumulatevi invece tesori nel cielo dove né tignola né ruggine consumano e dove ladri non scassinano e non rubano. Perché là dov’è il tuo tesoro, sarà anche il tuo cuore. (Mt. 6,19)
• “Chiedete, e vi sarà dato, cercate e troverete; bussate e vi sarà aperto; perché chiunque chiede riceve, e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto... (Mt, 7,7)

“Non abbiate paura di Cristo... Spalancate le porte a Cristo...” ha affermato con forza Giovanni Paolo II, e ce lo sta ripetendo costantemente il suo successore, Benedetto XVI, e molta gente sempre più numerosa accorre perché spinta ancora da questo divino anelito, da questa sete di verità e di amore che il maligno non riuscirà a sradicare dal cuore dell’uomo, fatto a immagine e somiglianza del suo Dio!

NOTE:
[1] Ferdinando Rancan, Il senso del vivere, Ed. Ares
[2] Giovanni Paolo II, Lo Splendore della Verità, Ed. Vaticana
[3] Ugo Borghello, Liberare l’amore, Ed. Ares 2010/4
[4]Livio Fonzaga, Il falsario, ed. Sugarco.

Nessun commento:

Posta un commento