mercoledì 4 gennaio 2012

Cari Vescovi siamo sconcertati!

Chi ha fede in Gesù Cristo e conosce la dottrina cattolica, è consapevole che i Sacerdoti hanno ricevuto per mandato divino un “Sacramento” che è “l’Ordinazione sacerdotale”, cioè una Consacrazione così elevata che “conferisce loro una speciale effusione dello Spirito Santo, e li configura a Cristo nella sua triplice funzione di Sacerdote, Profeta e Re, allo scopo di essere “guida e pastori” del popolo di Dio”[1].
Con la successiva Consacrazione Episcopale poi, viene conferita la pienezza del sacramento dell’Ordine, “Il Sommo Sacerdozio” come veniva chiamato fin dai primi tempi della Chiesa e come ribadisce la “Lumen Gentium 20/3”: “I Vescovi sono i successori degli Apostoli per divina istituzione, quali Pastori della Chiesa per una missione che proviene da Cristo e che prevede l’esercizio del potere, come partecipazione al potere dello stesso Cristo”[2].
La parola “potere” in questo caso significa “governo”, cioè il Vescovo non solo ha il diritto, ma
soprattutto ha il dovere di governare la diocesi affidatagli, la cui omissione è un peccato gravissimo: “Il Vescovo è immagine del Padre, rende presente Cristo buon Pastore, riceve la pienezza dello Spirito Santo, dalla quale scaturiscono insegnamenti e iniziative ministeriali al fine di edificare questa Chiesa ove Dio si dona ai fedeli che gli sono stati affidati”[3].
Ricordava recentemente Papa Benedetto ai sacerdoti che tre sono i “Poteri” o “Munus” del Vescovo: Il “Munus docendi” il “Munus regendi” e il “Munus santificandi”. Infatti questo meraviglioso patrimonio umano-divino inaugurato da Cristo con la sua Incarnazione e Risurrezione, e suscitato per opera dello Spirito Santo nella Pentecoste, è stato affidato da Cristo stesso alla Chiesa e testimoniato in duemila anni di storia anche da Papi e Vescovi santi che hanno avuto il coraggio di essere veri Pastori delle anime, veri difensori della Verità, e non “politici della fede” come molti Vescovi adesso, che si barcamenano tra timori e compromessi in un dialogo fumoso e possibilista.
Questo bimillenario patrimonio di fede non solo è documentato nel “Catechismo della Chiesa cattolica”, ma anche negli innumerevoli scritti di molti santi e mistici che si sono distinti come confessori, o direttori d’anime, o dottori della Chiesa, o consiglieri formidabili. Pensiamo ai Padri o dottori della Chiesa: S. Agostino, S. Tommaso, S. Bonaventura… Santa Caterina da Siena, S. Giovanni della Croce, S. Teresa d’Avila, per arrivare ai famosi volumi di Garrigou-Lagrange “Le tre età della vita interiore”, e agli insegnamenti dei Santi più recenti, come San Josemaria Escrivà, che ha indicato proprio nel lavoro quotidiano dei laici il luogo dell’unione con Dio nel mondo.
Se la Chiesa si è sempre distinta anche come “benefattrice dell’umanità” lo deve innanzitutto a questo robusto entroterra di cultura umana, spirituale, filosofica e teologica che ha forgiato l’anima dei veri credenti. Nessuna religione al mondo, nemmeno quelle orientali che si vantano di avere l’esclusiva della meditazione trascendentale, possiedono un simile tesoro di vita ascetica e mistica nelle sue molteplici peculiarità, diverse da anima ad anima, questa sorta di “farmacopea dello spirito”, come lo possiede la religione cattolica.


Ebbene, cari Vescovi: che ne avete fatto di questo tesoro bimillemario, di questi “Tre Poteri” o “Munus” che Cristo stesso vi ha affidato? Il compito di insegnare è stato ormai indiscutibilmente affidato a una serie di teologi da strapazzo che si vantano di mettere in dubbio perfino il peccato originale! Quello di governare è da molti anni nelle mani di una nuova categoria di moda, quella degli psicologi, che la fanno da padrone nei seminari, nei conventi e anche nelle parrocchie occupandosi della formazione dei giovani e prendendo decisioni che spettano solo ai Vescovi. Senza parlare del potere di santificare che è stato affidato a liturgisti fai-da-te esperti nel distruggere il senso del sacro e del rapporto personale con Dio.
Forse il Vescovo moderno, bloccato da una specie di complesso d’inferiorità, si ritiene incapace, impreparato davanti alla presunta sapienza degli psicologi, molti dei quali, fra l’altro, neppure sono credenti, ma questo è un punto in favore, dicono certi Rettori dei Seminari, perché è solo per mezzo del cosiddetto “avvocato del diavolo” che si conoscono le vere vocazioni, perché si vagliano, si mettono alla prova! Come se la madre mettesse alla prova la robustezza del suo bambino a forza di somministrargli veleno! E questo avvocato del diavolo vestito da psicologo ha il compito di sostituire direttori spirituali, confessori, preti, Vescovi e qualunque altro docente che osi manifestare il suo disappunto! Il prete adesso è fuori moda e poi con lo scandalo della pedofilia, chi lo cerca più? Meglio starne alla larga e attribuire eventuali responsabilità a realtà esterne[4].
La storia della Chiesa insegna che i veri direttori spirituali, specie di un seminario, sono sempre stati fini psicologi, anche con una certa preparazione scientifica, però mai hanno fatto gli psicologi. Serve loro per il discernimento di evitare errori grossolani nella cura delle anime. Il loro compito è di aiutare ogni candidato al sacerdozio (ma vale anche per i fedeli laici) ad ancorare la loro vita a Cristo in modo che in tutti i venti della vita cresca la forza della fede.  Inseguendo soluzioni solo umane, spesso dilettantesche, si finisce col fare il gioco del diavolo.
Questo significa che la fede è andata in fumo da un pezzo, che non si ricorre più allo Spirito Santo per avere luce, che la vita soprannaturale è stata sostituita da mezzi puramente umani, sociali, materiali (che pure sono necessari, intendiamoci, se non altro perché anch’io faccio parte della schiera dei pedagogisti-psicologi, però lasciando a Cesare quel che è di Cesare, senza la presunzione di essere il rimedio di tutti i mali, perché solo Cristo è il vero rimedio che risana) 
E’ la società del pragmatismo indolore che vuole ricette immediate per ogni mal di pancia, zattere robuste per ogni insicurezza, offrendo spesso rimedi che sono peggiori del male a queste nuove generazioni sbandate che entrano anche nei seminari con un entroterra di vuoto dottrinale e morale spaventoso, perché è mancato loro lo studio del vero catechismo sin dall’adolescenza, perché non lo si insegna più [5].   Altro che “Munus docendi!”
Per completare il quadro, mai che si senta un Vescovo, tranne qualche “Emerito” emarginato, parlare delle nostre responsabilità di cristiani, del nostro dovere di difendere a tutti i costi i cosiddetti “valori non negoziabili”, soprattutto nel campo della famiglia oggi così offesa e dilaniata dall’avanzare di orde barbariche che rivendicano il libertinaggio sessuale più sfrenato, ricordandoci che questa vita finisce presto, che c’è il Giudizio di Dio sul nostro operato, sulle nostre omissioni, infedeltà e miscredenze. Si sente invece la voce dei Vescovi tuonare dai pulpiti o dalle TV solo quando devono difendere gli stranieri garantendo loro moschee costosissime, incuranti del fatto che le nostre chiese sono vuote. Altro che sconcerto, noi siamo scandalizzati, Eccellenze Reverendissime, e il popolo lo dimostra in silenzio, disertando chiese e seminari.
E’ la nuova idolatria che avanza, come direbbe il teologo don Ugo Borghello nel suo best-seller “Liberare l’amore” quella idolatria che non è prerogativa solo di pagani, atei e agnostici, ma che ormai ha investito anche il cuore di certi uomini di Chiesa: “Si può vivere anche con Cristo un rapporto idolatrico laddove nelle proprie opere si cerca innanzitutto il successo, il consenso, l’applauso, false sicurezze, e questo un po’ alla volta trascina al tradimento…”[6].
Ebbene, bisogna fare chiarezza una volta per tutte: questa chiamata eccezionale di cui parlavamo conferita dall’Ordine Sacerdotale, questa sorta di “investitura” straordinaria, divina, che eleva Sacerdoti e Vescovi a tal punto che ciascuno è considerato “Alter Christus”, questa sublime Consacrazione che nessuno potrà mai più cancellare, non offre assolutamente la garanzia dell’infallibilità, né ancor meno dell’impeccabilità, e pertanto abbiamo la libertà di coscienza di dissentire soprattutto quando si tratta di questioni opinabili, e non di fede.
Il dono dell’infallibilità nella Chiesa, che è un dogma di fede, si dà solo attraverso il cosiddetto “Magistero” cioè l’unità di tutti i Vescovi con il Santo Padre, o quando il Papa si esprime ufficialmente “ex cathedra”, mentre l’impeccabilità a priori non esiste, non viene garantita a nessuno, nemmeno al Papa, perché ognuno se la deve conquistare attraverso il proprio impegno personale di fedeltà e di amore, e pertanto ciascuno ha sempre la possibilità di andare all’inferno.
Naturalmente non si ignora la complessità del mondo d’oggi e le difficoltà dei Pastori, né si pretende di insegnare loro a come fare i Pastori. Ma un po’ di spirito profetico ci vuole sempre, per smascherare le trame del demonio, sapendo che lui ama molto la confusione per irretire le anime. Per questo, insieme a qualche sacrosanta invettiva, deve prevalere ovunque la preghiera per i Pastori, per le vocazioni sacerdotali, per l’unità di tutti nella carità. Questa è la bellezza della nostra fede cattolica, “Lo splendore della Verità”, il rischio della libertà dei figli di Dio!

NOTE
1 Compendio della Chiesa cattolica, n. 335.
2 Per ulteriori approfondimenti: “I Vescovi e il loro ministero” Pontificia Univ. della Santa Croce, Libr. Ed. Vaticana.
3 Giovanni Paolo II, Insegnamenti, 9/2 – (1986) 56.
4 Agnoli, Bertocchi, Introvigne…, Indagine sulla pedofilia nella Chiesa, Il diavolo insegna in seminario? Ed Fede & C.
5 Gnocchi, Palmaro, Io speriamo che resto cattolico, Manuale di sopravvivenza contro il laicismo moderno, Ed. Piemme
6 Ugo Borghello, Liberare l’amore, La comune idolatria, l’angoscia in agguato, la salvezza cristiana, ed. Ares, 2010/4




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