giovedì 15 febbraio 2024

RUBRICA IN MEMORIA DI DON FERDINANDO RANCAN

                                                     N. 1

         BRANI DAL LIBRO: LA MADONNA RACCONTA

 

   Perché presentare candidati alla santità, in questo periodo storico di guerre e calamità di ogni genere, quando ben altre preoccupazioni ci investono?  Semplice! Per il fatto che la vita esemplare di sacrificio e di unione con Dio di anime elette unite al sacrificio di Cristo, rappresenta un baluardo contro il male che avanza e, con l’aiuto della Grazia, possono addirittura trasformarlo in redenzione e riparazione. A tal punto che si potrebbe dire che “La santità salverà il mondo”.

 

Don Ferdinando Rancan, sacerdote della diocesi di Verona, è nato a Tregnago di Verona nel 1926. Laureatosi in Scienze Naturali presso l’università “La Sapienza” di Roma, tornò nella sua città dove, completati gli studi teologici, ricevette l’Ordinazione sacerdotale il 29 giugno 1953, dedicandosi per molti anni all’insegnamento nel Seminario diocesano e nei Licei della città. Svolse il suo ministero sacerdotale nella parrocchia di S. Nazaro, poi come parroco nella Pieve dei Santi Apostoli e infine come collaboratore presso la chiesa di S. Eufemia.

La vita del reverendo don Ferdinando Rancan costituisce uno stimolo e uno sprone in questi tempi di smarrimento: fu pastore fedele e zelante, direttore spirituale per tanti sacerdoti e laici che si affidarono alla sua guida, nonostante la salute precaria che lo accompagnò per tutta la vita. Don Vittorio Turco, suo confratello e compagno di studi in seminario, ha scritto di lui “uno dei pochi preti veronesi, serio, preparato, colto, che ha saputo sintetizzare i più alti valori cristiani, vissuti e incarnati in una vita umile, provata ed esemplare.”

         Ebbe infatti una vita assai dura, ma nello stesso tempo avventurosa, che egli condusse sempre e ovunque all’insegna della massima fedeltà al suo impegno assunto fin dall’adolescenza col Signore, quello di poter diventare e rimanere sacerdote “fino all’ultimo suo respiro”, anche davanti a grandi prove che dovette subire nell’arco di tutta la sua vita, e che don Ferdinando pensò di riassumere nel suo ultimo scritto autobiografico “STORIA DI UN SOMARELLO” perché tale si riteneva davanti a Dio e agli uomini. Era noto invece per la sua profonda cultura a vasto raggio che, al di là delle due lauree citate in Scienze biologiche e in Teologia, si manifestava anche attraverso quel dono soprannaturale della “Sapienza” che Dio concede ai suoi servi fedeli.

Ha scritto alcuni libri su vari argomenti quasi tutti di vita ascetica rivolti per lo più al cristiano cosiddetto “laico”, cioè a quello che vive nel mondo in mezzo alle varie realtà e preoccupazioni quotidiane di lavoro, famiglia, figli, stipendi, mutui, ecc. dentro e attraverso le quali anch’egli ha il dovere di santificarsi, come sono tenuti a fare i consacrati nella vita sacerdotale o religiosa, ciascuno a seconda del proprio stato di vita vocazionale.

         Questa spiritualità ascetica come prerogativa dei laici non era ben conosciuta e ancor meno capita qualche decennio fa, quando don Ferdinando ebbe l’occasione provvidenziale per preciso intervento divino, (intorno agli anni 1952/54) di conoscere personalmente a Roma il Fondatore dell’Opus Dei, Josemaria Escrivà de Balaguer, (dichiarato santo nel 2002 da San Giovanni Paolo II), e di assimilarne pienamente lo spirito, a tal punto che chiese l’ammissione all’Opus Dei il 6 novembre 1954, come primo sacerdote diocesano in Italia, portandone il carisma nel nord est.

Questa particolare vocazione non comportava nessun cambiamento dal punto di vista del suo ministero sacerdotale diocesano perché rimaneva sempre a disposizione del suo Vescovo di appartenenza, ma lo impegnava a seguire la spiritualità propria del carisma dell’Opus Dei facendosi nel contempo apostolo nei vari ambiti dove si trovava ad operare.

Vero “Alter Christus”, trovò nel Sacrificio Eucaristico quella forza soprannaturale che sempre lo accompagnò anche nei momenti più difficili, fino al compimento finale della sua esistenza terrena che avvenne il 10 gennaio 2017, quando le sue ultime parole, dopo essere uscito momentaneamente dal coma, furono queste: “Portatemi a casa perché voglio dire la Messa!” Di lì a poco spirò e andò a celebrarla in Paradiso.

 

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In questa rubrica che vogliamo dedicare alla sua memoria, dopo aver ottenuto dal nostro Vescovo di Verona, Mons. Domenico Pompili, l’approvazione per la devozione privata in vista dell’apertura della causa di beatificazione, vorremmo prendere lo spunto dall’ultimo libro che lui ha scritto, presentato proprio l’anno prima della sua morte, 2016:

LA MADONNA RACCONTA” – Confidenze della Vergine Maria ai suoi figli –nel quale egli descrive la vita della Madonna con Gesù e gli Apostoli dalla nascita alla sua Assunzione al cielo come fosse raccontata da lei stessa, nella piena fedeltà al Vangelo e, secondo il parere di esperti, probabilmente ispirata dalla Madonna stessa, nonostante l’autore affermasse di essere solo frutto di meditazione assidua della Parola di Dio.

 Per ora offriamo questa breve presentazione-flash, mentre in seguito daremo spazio al libro iniziando dalla Prefazione  di mons. Luigi Negri, allora Vescovo di Ferrara, che aveva conosciuto e apprezzato il nostro autore dopo un corso di ritiri spirituale per sacerdoti nella sua diocesi.

Ci auguriamo che questa lettura offerta, se possibile, quotidianamente, come piccoli spunti di meditazione seguendo progressivamente tutto il libro, possa essere di aiuto spirituale soprattutto in questo tempo di Quaresima adatto per approfondire la propria vita spirituale di comunione con Dio.

 Invitiamo comunque tutti i lettori e coloro che hanno potuto conoscere don Ferdinando o lo vogliono conoscere adesso con l’occasione dell’apertura della causa di beatificazione, ad acquistare il libro anzidetto, ordinandolo alla casa editrice “Fede & Cultura” che lo invierà a domicilio, (pag. 230, euro 15,00). Tel. 045/941851

 

Per comunicazioni o chiarimenti:

info.donferdinandorancan@gmail.com

                                                                           n. 2

                                                            PRESENTAZIONE

                  di mons. Luigi Negri


Accompagno con poche ma intense osservazioni questo libro che mi si è rivelato, nel corso della lettura, come singolarmente straordinario nel senso di non riducibile a un’ordinarietà di esperienza e di discorso.

La natura specifica di quest’opera è di contenere una serie di confidenze che la Madonna Santissima comunica a un’anima innamorata di Lei e della fede. Certamente l’immagine della Madonna è quella di colei che ha condiviso fino in fondo la vita del Signore in tutti i momenti della sua esistenza, ma significativamente l’attenzione è rivolta al periodo in cui — dalla Risurrezione all’Ascensione — ella ha rappresentato il punto di riferimento umanamente affettivo per gli apostoli e i discepoli, ovvero quella prima comunità ecclesiale che si è formata a Gerusalemme dopo la Risurrezione e che avrebbe avuto la sua inesorabile e obiettiva realtà nella Pentecoste.

Inizialmente ho provato un certo disagio, avvertendo su di me la legittima domanda dei lettori: è davvero soprannaturale la provenienza di queste confidenze? Oltre a verificare che in queste confidenze non c’è altro se non il puro dogma cattolico, e mai una frase di esagerazione o di esorbitanza, mi sono tranquillizzato — appunto perché non tocca a me formulare un giudizio sulla natura di questa confidenza — quando ho capito un aspetto che io reputo essenziale e che ritengo l’apporto più significativo di questo libro: che sia una grande testimonianza di affezione alla Madonna, a Cristo e alla vita della Chiesa.

La confidenza è come l’espressione di un rapporto straordinario fra la Madonna e l’anima di questo sacerdote, dove si fa fatica a distinguere, come avviene sempre nei rapporti intensi, l’oggetto della comunicazione della Madonna e l’oggetto della comunicazione dell’anima.

In altre parole la chiave del libro è questa confidenza reciproca che si presenta come un unico dialogo che fluisce nella profondità di un rapporto personale senza nessuna particolare connotazione di soprannaturalità, perché è lo stesso dialogo che il popolo cristiano ha avuto per secoli con la Madre del Signore, fatto di invocazioni e di confidenza.

Siamo di fronte ad una grande testimonianza di quale sia il livello di serietà, di profondità, di verità anche affettiva a cui possa arrivare il rapporto fra il cristiano e la madre del Signore, con sullo sfondo la vita e la presenza del Signore stesso, là dove il cammino di fede è adeguatamente vissuto.

Dentro l’insegnamento di questo libro mi sembra che ci siano più specificatamente alcune caratteristiche. In questo dialogo la Madonna è presente in forza del suo rapporto con Cristo: un rapporto totalizzante, che ha preso compiutamente la sua vita.

È presente come giovane madre con le grandi promesse che aveva ospitato nel suo cuore e con la fatica dell’educazione di un bambino e poi di un ragazzo, con i limiti che ogni rapporto educativo ha, e quindi non senza difficoltà, non senza qualche momento di sconforto, ma sempre rinnovando la sua dedizione totale al Figlio, fino all’inizio del suo ministero pubblico o, come dice l’autore, “fino a quando non sparì nel mondo”.

La Madonna è dentro questo Mistero come una donna, con tutta la sua femminilità, e il dialogo ininterrotto fra il suo cuore e quello del Signore diventa la strada per la maturazione della sua personalità, fatta di profonda immedesimazione con la vita di Cristo fino a sperimentare in pienezza assoluta la gloria del Signore crocifisso e risorto in Lei.

Mi pare che questo testo non sia affatto oleografico. Si presenta con la chiarezza e la semplicità di una donna che cresce quotidianamente nell’amore al Figlio e alla sua missione e che assume, per mandato del Signore, una responsabilità di aiuto, discreto e fortissimo, alla comunità nascente; un aiuto discreto e fortissimo che continua in ogni stagione della vita della Chiesa.

Così, allo stesso modo, coloro che sono coinvolti, non sullo sfondo ma nel centro di questo dialogo — perché gli apostoli, i discepoli e le donne fanno parte di questo dialogo fra la Madonna e l’anima assetata di Lei — sono presenti ciascuno con la propria personalità, con le proprie caratteristiche e sono oggetto da parte di Maria di incoraggiamento, di sostegno e qualche volta di discretissimo rimprovero.

La comunità è fatta di persone vive che portano dentro di essa ciascuno la propria personalità, senza riduzioni, senza amplificazioni, senza indebite limitazioni. È una comunione in cui ciascuno emerge e cresce nella sua obiettiva personalità.

L’insegnamento che ho ricevuto da queste pagine è che vi sia rappresentata in maniera singolare l’esperienza della comunione cristiana, che nasce dal riconoscimento di Cristo fra i discepoli e viene rinnovata dopo la discesa dello Spirito Santo in modo assolutamente definitivo. È l’immagine della Chiesa nella sua oggettività solenne o istituzionale, e insieme nella sua tenerezza familiare.

Mi sembra che attraverso il dialogo fra il cuore di Maria e il cuore di quest’anima appassionata di Lei sia significativamente raccolta la verità dell’espressione “la Chiesa è la famiglia di Dio”.

                                                                 Mons. Luigi Negri

Arcivescovo di Ferrara-Comacchio.


 

n. 3

INTRODUZIONE

Di Ferdinando Rancan

 Le pagine di questo libro vorrebbero essere la risposta a numerose richieste rivolte all’autore da persone che desiderano alimentare la propria devozione alla Santissima Vergine.  Tali richieste mettevano l’autore in un forte imbarazzo: che cosa mai si poteva dire in aggiunta a tutto quello che è già stato detto e scritto in tanti secoli sulla figura e sulla missione di Santa Maria e sul posto che essa occupa nei disegni di Dio, nella Chiesa e nella vita dei cristiani?  Esiste una letteratura immensa e ricchissima che ci parla della Madonna: teologia, ascetica e pietà popolare hanno prodotto pagine stupende in onore della Madre di Gesù, pagine che hanno nutrito e continuano a nutrire la vita spirituale di intere generazioni di credenti. Che dire poi di tanti testi stupendi che parlano della Madonna nella Liturgia della Chiesa e nei documenti del Magistero?

Tutto questo costituiva per l’autore un ostacolo insormontabile e gli forniva un motivo più che valido per non prendere in mano carta e penna, così da evitare il rischio di cadere su un terreno scontato, su cose già dette mille volte, con tanta unzione e sapienza, da santi e da teologi. Bastava quindi attingere all’immenso patrimonio di dottrina e di pietà mariana che è a nostra disposizione nelle mani della Chiesa.

Sennonché nella mente dell’autore rimaneva, sia pure in sordina, il conflitto sulle decisioni da prendere. Il rifiuto gli appariva un’ingratitudine verso Colei che fin dalla tenera infanzia l’aveva custodito e protetto, mentre l’accettazione della proposta, anche se nessuno avesse letto queste pagine, poteva diventare un gesto d’amore personale verso Colei che gli aveva dato Gesù e gli aveva insegnato ad amarlo.

            Fu a questo punto che affiorò nella mente dell’autore un’affermazione, attribuita a San Bernardo, che dice: “De Maria numquam satis”, “Non si parla mai abbastanza di Maria”.  Questa affermazione mise fine a ogni interiore incertezza e spinse l’autore ad aderire pienamente alla proposta. Ma allora, che fare?  Forse ridire in modo nuovo le molte cose, o almeno le principali fra le tante, scritte sulla Madonna lungo i secoli?

            L’autore si accinse a prendere in mano i testi mariani a cominciare dal primo millennio. Davanti a migliaia di pagine che raccolgono le riflessioni profonde e commoventi dei Padri e dei Dottori della Chiesa, e pensando poi alle altre migliaia di pagine scritte nel secondo millennio, l’autore fu assalito dallo scoraggiamento e dalla tentazione ancora più forte di abbandonare l’impresa. Cosa poteva mai balbettare, lui, fra tutte quelle voci solenni che hanno fatto risuonare nel tempo le glorie di Maria e le suppliche degli uomini? 

            Già! gli uomini. Tutte quelle pagine contengono ciò che gli uomini hanno detto di Maria. Uomini dotti e santi che hanno cercato di penetrare profondamente il mistero della Vergine Madre, ma pur sempre uomini. E la Madonna?  Avrà pur detto anche lei qualcosa agli uomini! Non solo a qualcuno in qualche apparizione privata, il cui contenuto si limita spesso alla materna esortazione alla penitenza, alla conversione e alla preghiera per i peccatori, ma una parola di sé, una qualche confidenza di ciò che lei ha vissuto ed è passato nel suo cuore l’avrà pure compiuta la Vergine Santa!

Questo pensiero, che in fondo rivela un desiderio nascosto nel cuore di ciascuno di noi, trova riscontro in una preghiera che San Giovanni Paolo II rivolge alla Madonna di Loreto. Così egli si esprime: Maria, Madre del sì, tu hai ascoltato Gesù, conosci il timbro della sua voce e il battito del suo cuore. Ebbeneparlaci di Lui, raccontaci il tuo cammino per seguirlo nella via della fede. Maria, che a Nazareth hai abitato con Gesù, imprimi nella nostra vita i tuoi sentimenti, la tua docilità, il tuo silenzio che ascolta… Maria, parlaci di Gesù, perché la freschezza della nostra fede brilli ai nostri occhi e scaldi il cuore di chi ci incontra…

            Ora, il luogo ovvio dove cercare eventuali confidenze di Maria dovrebbe essere naturalmente il Vangelo. Agli Apostoli e ai primi discepoli la Madonna avrà certamente raccontato molte cose. Ma proprio lì, nel Vangelo, scopriamo che Maria è la donna del silenzio.  Si sa che per una donna il silenzio rasenta l’eroismo, ma qui il silenzio di Maria non rappresenta semplicemente il dominio sulla propria femminilità, ma l’atteggiamento tutto soprannaturale di chi custodisce nel cuore, avendolo servito fedelmente, il disegno di Dio che opera silenziosamente ma efficacemente per la salvezza dell’umanità.

            Tuttavia, il Vangelo riporta alcune espressioni della Madonna che, pur essendo pochissime, sono però preziose perché fanno riferimento a interventi fondamentali di Dio nella vita di Maria. Innanzitutto l’incontro con l’Angelo, quando la Madonna si dichiara la “serva del Signore”, e fa un riferimento a Giuseppe per dire che non l’avrebbe mai “conosciuto”; l’incontro poi con Elisabetta, quando esplode nel Cantico di lode al Signore perché ha guardato all’umiltà di questa sua serva per compiere in lei cose grandi; infine in due circostanze Santa Maria si rivolge direttamente a Dio: una nel tempio a Gerusalemme alla ricerca di Gesù, per chiedergli quale significato avesse il suo comportamento umanamente ingiustificabile, l’altro a Cana per chiedergli di dare un segno della sua identità messianica che confermasse nella fede i suoi primi discepoli.

            Queste espressioni della Madonna sono importanti perché riferiscono verità fondamentali della nostra fede, ma lasciano ancora avvolto nel mistero il mondo interiore della Madonna. A questo punto il nostro desiderio di ascoltarla sarebbe rimasto inappagato, se l’evangelista San Luca, colui che raccolse le più intime confidenze di Maria, non ci avesse suggerito una strada ricordandoci che Maria conservava tutte queste cose meditandole nel suo cuore.

            Ecco il luogo dove possiamo ascoltare la voce di Maria, le sue confidenze, il racconto delle sue emozioni e della sua esperienza interiore nel vivere accanto a Gesù. Gli uomini hanno parlato molto di lei, vorremmo ora che fosse lei a parlare di sé agli uomini, a raccontare la sua vita e, vincendo quel pudore materno che ha tenuto sigillate tante cose nel suo cuore, partecipasse ai suoi figli i suoi sentimenti e le vicende che hanno forgiato il suo mondo interiore così squisitamente umano e così profondamente divino.

            Occorre dunque entrare nel cuore di Maria. Ora, se è vero che solo una madre può capire un’altra madre, è vero anche che entrare nel cuore di una madre può farlo solo un bambino. Per lui, infatti, nessuna madre ha segreti. L’autore quindi, non ha avuto alternative; ancora una volta ha dovuto farsi bambino e bussare. Una madre non può chiudere il cuore alla propria creatura. E così, con sforzo, è riuscito ad accoccolarsi davanti a Maria e ascoltare in silenzio le sue confidenze.

Quando una madre racconta, i ricordi, i pensieri e i sentimenti che hanno accompagnato le esperienze della sua vita, nell’uscire dalle sue labbra diventano consigli, raccomandazioni, esortazioni per i propri figli. Anche Maria, che è donna e madre, quando racconta, lo fa per noi, perché impariamo a comportarci da buoni figli di Dio, a imitazione del suo figlio Gesù.

            D’altra parte è inevitabile e giusto che le meraviglie compiute in lei da Colui che è onnipotente e santo suscitino in tutti noi una filiale curiosità, perché tanta ricchezza di grazia che è nel suo cuore materno e che un giorno contempleremo nella gloria del Cielo ci possa allietare, confortare e sostenere fin d’ora, nelle fatiche del nostro viaggio sulla terra.

            L’autore si rende perfettamente conto che la pretesa di entrare nel cuore di Santa Maria e ascoltare le sue confidenze può apparire una presunzione eccessiva e un po’ strana, ma il desiderio di conoscere e di ascoltare i battiti del suo cuore dolcissimo ha prevalso. Sono battiti che diventano parole dell’amore materno verso i suoi figli.

            Tuttavia, pur cercando di restare bambino, sforzandosi di ricuperare la semplicità dell’innocenza, non sempre ha saputo prescindere dalla sua deformazione professionale di uomo adulto: un po’ teologo, un po’ esegeta, un po’ pastore d’anime, e così le confidenze materne di Maria potrebbero aver subito qualche interferenza.

            L’autore ne ha chiesto scusa alla Madonna che gli ha risposto – così immagina – con un sorriso, e chiede scusa anche all’eventuale lettore che – così spera – gli risponderà anche lui con un benevolo sorriso.

                                                                                    L’autore


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                                                                         N. 4      

                                 "SERVIAM !” TI SERVIRÒ, SIGNORE!


Figlio mio, grandi cose ha fatto in me l’Onnipotente! 
Questa Madre tua, alla quale il Cielo ti ha affidato, vuole raccontarti le meraviglie compiute in lei dal Signore perché anche tu gli renda grazie per la sua immensa misericordia, e così il tuo cuore gioisca con tutta la Chiesa e con tutti i Santi del cielo. Queste meraviglie infatti il Signore le ha compiute in me, ma per te, per la tua salvezza e per quella di tutti gli uomini. 
Sono perciò meraviglie che proclamano l’amore di Dio per l’uomo; esse compendiano nei pochi anni della mia vita tutto ciò che Dio ha compiuto in tanti secoli della storia umana.
Naturalmente quando Dio agisce in noi, la sua grazia entra in intimo dialogo con la nostra libertà e con i sentimenti più profondi della nostra anima.
     Appunto di essi vorrei farti partecipe sollevando un poco il velo che li ha custoditi dentro di me. Saranno confidenze materne che vogliono muoverti a lodare il Signore e a stupirti per le sue meraviglie, ma vogliono anche far nascere nel tuo cuore desideri e propositi di fedeltà alle attese del Signore corrispondendo alle grazie che egli ti concederà nel tuo cammino sulla terra. 

Ti apro dunque il mio cuore cominciando dal giorno più imprevisto e meraviglioso di tutta la mia vita, il giorno nel quale si compì l’evento determinante per la storia del mondo.

  Era il plenilunio del mese di Nisan, il plenilunio di primavera. La luna dopo aver illuminato il silenzio della notte era tramontata in lontananza dietro l’orizzonte, e i monti intorno a Nazareth sonnecchiavano in attesa che il sole risvegliasse la vita e accendesse di colori i campi e le rocce del nostro villaggio. Davanti a tanto splendore la mia anima si commoveva e scioglieva canti di gioia.
 Io ero in piedi all’alba, e come sempre avevo cominciato la giornata in ginocchio dicendo, dopo aver baciato la terra: “Eccomi, o Signore”.  

Lo dicevo col cuore perché in quel gesto c’era tutta la mia persona, esprimevo, e non solo con le parole, tutto l’atteggiamento della mia anima. Quel “Eccomi!” era la risposta obbediente a una chiamata.  
 Figlio mio, ricordalo sempre! Ogni giorno è un appuntamento che ti dà il Signore. Egli è lì, vicino a te ogni mattina; e ti chiama. A che cosa ti chiama? A servirlo! Per questo all’inizio di ogni giorno, quando mi alzavo e baciavo la terra gli dicevo: “Signore, ti servirò”.  

Fin da piccola sentivo echeggiare dentro di me in maniera sempre più chiara l’espressione: “Eccomi, sono la serva del Signore!”. Senza dirlo, lo pensavo. Era un pensiero che non veniva da me e nemmeno mi veniva suggerito da altri. Lo sentivo presente in me da sempre, come se l’avessi ricevuto con la nascita.

 Inoltre, non era un pensiero insieme ad altri pensieri che si ponevano davanti a me come tante alternative, era un pensiero unico, che occupava interamente la mia anima. Sentivo che lì c’era tutta la mia vita; sulla terra non avevo nessun altro compito, non dovevo fare altro che questo: essere la serva del Signore.
 So bene, figlio mio, che la parola “Servire” non piace agli uomini del mondo, e forse anche a te crea un qualche disagio. Il pensiero di dover sottostare a dei padroni è mal sopportato da molti, nessuno poi è disposto a limitare, e ancor meno a perdere la propria libertà per servire. Ebbene, tutto questo non ha senso quando si tratta del Signore. Dio non è un padrone alla maniera umana, e nessuno al mondo rispetta la tua libertà come la rispetta il Signore. Semmai devi cercare che sia, la tua, una libertà vera.
Ebbene, figlio mio, la tua libertà è vera quando è una partecipazione alla libertà di Dio. Dio è infinitamente libero, così libero da compiere solo il bene. Perciò solo quando facciamo il bene partecipiamo alla libertà di Dio, e siamo veramente liberi. Poter fare il male è un limite, e quindi il male che fanno gli uomini è sempre una perdita di libertà.

C’è, dunque, schiavitù là dove c’è il peccato. Ed è la schiavitù più umiliante e opprimente. Non lasciarti, dunque, ingannare. Si nasconde dentro di te un cattivo padrone – il tuo io –, che cerca di trascinarti per sentieri di malizia, di superbia, di sensualità, di ribellione: sono i sentieri che portano alla schiavitù. Oh! Vorrei che tu scoprissi quanta gioia inonda l’anima quando si sente libera dal male, e può così assaporare le braccia paterne di Dio! È la libertà che ti permette quella dolcissima intimità con lui che nessun’altra creatura può offrirti. 
 Quando, ogni mattina all’alba, baciavo la terra e dicevo a Dio: “Eccomi, sono la tua serva, o Signore”, sentivo quel gesto come la risposta a Dio che mi chiamava – ti dicevo che ogni giorno è un appuntamento che ti dà il Signore –, mi chiamava non col tono di un padrone intransigente, ma col sorriso amabile di un padre che mi invitava a seguirlo. E così la mia giornata diventava un tratto di strada che compivo con lui. Compiere un tratto di strada in compagnia è un modo ben diverso di camminare sulla terra.  
Se aderisci alla volontà di Dio, cammini insieme con lui e camminerai sul sicuro.

 Il Signore, figlio mio, non è lontano. È lontano se fra te e lui ci metti in mezzo le tue cose. Non soltanto le cose egoistiche del tuo io, ma anche le cose buone come i tuoi “doveri”. Gesù viene prima dei tuoi doveri; dovrebbe perciò essere il tuo primo pensiero in ogni momento. Se tu metti le tue cose al primo posto e aumenti così lo spazio fra te e il Signore, corri il rischio di spingere Gesù sempre più lontano da te. Quello che semmai dovresti fare è mettere Gesù fra te e i tuoi doveri. Allora non saranno più doveri, ma passi d’amore che daranno alla tua libertà la gioia di servire.
 Figlio mio, non temere di cominciare in questo modo ogni tua giornata. Dio è l’unica cosa veramente necessaria, e deve essere lui il primo pensiero con il quale riprendi ogni giorno il tuo cammino. È una convinzione che io ho avvertito da sempre come se fosse innata dentro di me: Dio è il primo e deve venire prima di ogni altra cosa, anzi, di più: Dio è l’unico e ogni altra cosa è un dono d’amore per lui.
 Figlio mio, ascolta tua madre, che ti vuole felice!


CHIEDIAMO SCUSA AI LETTORI MA A QUESTO PUNTO, VISTA ANCHE LA DIFFICOLTA' DI TRASFERIRE TUTTO IL LIBRO DIVISO PER CAPITOLI, INVITIAMO GLI INTERESSATI A RICHIEDERLO  DIRETTAMENTE ALLA CASA EDITRICE "FEDE & CULTURA"  (EURO 15,00) CHE LO SPEDISCE A DOMICILIO. (TEL. 045/941851)

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